Se non sei inglese, partorire nel Regno Unito potrebbe diventare sempre più difficile

Nel Regno Unito, il sentimento xenofobico del post-Brexit ha già fatto sentire i suoi effetti sull’economia, sulla politica, sull’educazione.

Ora sembra essere la volta della sanità: le autorità britanniche stanno infatti lavorando su una proposta che costringerebbe le donne a presentare il proprio passaporto in ospedale prima di partorire.

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Secondo i nuovi piani, come riportato dal Telegraph, una donna incinta dovrebbe fornire una foto identificativa o una prova di avere il diritto di rimanere nel Regno Unito prima di prenotare il parto.

A chi in grado di dimostrare di avere i requisiti per accedere alla sanità gratuita, riportati l’Health Service Journal, potrebbe essere negato il parto.

Una prima sperimentazione, condotta da un ospedale a sud di Londra, costringerà tutte le donne – siano esse inglesi – a dimostrare di avere i requisiti per il trattamento prima di accedere ai servizi di maternità statali.

Le donne che sono già in travaglio, o aventi necessità di altre cure dettate da emergenza, non dovranno tuttavia fornire alcuna documentazione.

Foto di Luke Mattson via Stocksy

Nel Regno Unito, le cure sanitarie sono gratuite per chi ha la cittadinanza. Diversa è la policy per gli stranieri, che devono contribuire ai costi del loro trattamento (a meno che non siano ammessi al pronto soccorso, o siano vittime di tortura, mutilazione genitale femminile, violenza domestica o sessuale).

In pratica, però, la stragrande maggioranza degli stranieri non paga per le proprie cure. I numeri mostrano che il Sistema Sanitario Nazionale spende 182 milioni di sterline l’anno per pagare le spese mediche di maternità a visitatrici straniere e migranti temporanee.

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Il Fondo del St George’s Hospital, che è a capo dell’iniziativa, ha spiegato a Broadly che la proposta è una contromisura necessaria al cosiddetto “turismo sanitario.” Il fondo crede i visitatori provenienti dai paesi dell’Africa Occidentale come la Nigeria stiano sfruttando i servizi sanitari nazionali (nel 2013, i nigeriani hanno speso un miliardo di sterline in viaggi all’estero per motivazioni mediche).

“Curiamo un numero elevato di pazienti d’oltremare che non hanno i requisiti per il servizio sanitario nazionale,” spiega un portavoce dell’ospedale. “La nostra priorità è in ogni momento quella di fornire cure e trattamenti ai pazienti che richiedono i nostri servizi. Tuttavia, abbiamo anche il dovere di assicurarci di utilizzare le nostre risorse saggiamente. Le linee guida stabiliscono che gli ospedali dovrebbero provare a controllare che i pazienti abbiano i requisiti quando accedono al trattamento sanitario nazionale fuori dai casi di emergenza. Allo stato attuale delle cose, non lo stiamo facendo abbastanza bene, e stiamo studiando come migliorare.”

Il timore, comunque, è che queste proposte scoraggino dall’accedere a servizi sanitari cruciali coloro che non se lo possono permettere, mettendo così a repentaglio la salute delle donne.

In un commento rilasciato a Broadly, un portavoce del Dipartimento della Sanità si è detto favorevole alla nuova iniziativa. “Accogliamo la sperimentazione del St George’s per recuperare i costi dei pazienti d’oltremare e non vediamo l’ora di conoscerne i risultati.”

Fino ad allora, se sei una residente del sud di Londra in età fertile, potrebbe essere tempo di rinnovare il tuo passaporto.

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Broadly.

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