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San Marino potrebbe presto legalizzare l’uso ricreativo della cannabis

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Sta succedendo qualcosa di nuovo e imprevedibile in quel pugno di chilometri quadrati che è la Repubblica di San Marino: lo scorso giovedì il Consiglio Grande e Generale, parlamento monocamerale dello Stato, ha approvato un’istanza che chiede di regolamentare l’utilizzo della cannabis a fini ricreativi.

Nel testo si sancisce il totale fallimento delle politiche di repressione, citando l’ormai celebre relazione del 2015 della Direzione Nazionale Antimafia italiana. Si sottolinea poi come quei paesi che hanno intrapreso la strada della legalizzazione non abbiano fatto registrare un aumento del consumo della sostanza, mentre sono stati creati nuovi posti di lavoro e le casse dello Stato hanno beneficiato dei maggiori introiti fiscali. Inoltre, si fa riferimento all’incremento turistico che si potrebbe avere da una legalizzazione delle droghe leggere.

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Alla luce di questo, l’istanza chiede che si permetta “il possesso per uso personale fino a una quantità massima da stabilire (orientativamente 30 grammi) di derivati della cannabis”; “la detenzione presso la propria residenza di piante di cannabis fino a un numero massimo da stabilire (orientativamente 4 piante)”; la costituzione di associazioni “al fine della coltivazione collettiva della cannabis (sulla falsariga dei Cannabis Social Club spagnoli)”; e la predisposizione di “negozi destinati alla sola vendita e locali destinati alla vendita ed al consumo sul posto.”

Il voto favorevole non ha però un impatto concreto. La materia deve infatti passare all’esame della Commissione consiliare, che nei prossimi mesi si esprimerà sulla questione. In caso favorevole, nel nuovo anno potrebbe partire l’iter per la legalizzazione vera e propria. Al momento, dunque, nulla è cambiato nel terzo stato più piccolo d’Europa: niente coffee shop, niente piantagioni di marijuana sugli scoscesi pendii della cittadina e niente foglie a sette punte sui balconi vista Appennini.

Eppure, l’ok del parlamento all’istanza costituisce una piccola rivoluzione culturale e politica per quella che fino a poco tempo fa era considerata una roccaforte proibizionista. La legge attuale di San Marino non fa infatti distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, così come non vi è differenza tra uso personale e spaccio. Chi viene beccato con della marijuana, tendenzialmente, finisce in carcere qualunque sia il motivo per cui detiene la sostanza. “Il grande tema droghe, in pratica, è risolvibile alla voce ‘male’,” ha spiegato un cittadino sammarinese.

Tuttavia, l’approvazione dell’istanza degli scorsi giorni non è proprio un fulmine a ciel sereno, quanto piuttosto la tappa di un processo iniziato già da qualche tempo. Nel 2016 il parlamento locale ha dato l’ok all’uso terapeutico della marijuana. E non solo: ha anche istituito una Commissione per lo studio dei provvedimenti per la produzione delle sostanze psicotrope per uso terapeutico, facendo capire di volersi fabbricare i medicinali da sé, piuttosto che lasciare i suoi pazienti in quell’inferno di ritardi e labirinti burocratici derivanti dall’importazione della sostanza dall’Olanda. Nel settembre del 2018, peraltro, nella cornice dell’Assemblea europea dell’Oms, delegati italiani e sammarinesi hanno discusso circa la possibilità di produrre sui terreni della piccola Repubblica parte della cannabis terapeutica destinata al mercato italiano.

La rivoluzione di San Marino sul tema delle droghe leggere è poi proseguita nei mesi successivi. Lo scorso dicembre, tre consiglieri di Movimento Rete hanno presentato un emendamento alla legge di bilancio in cui si chiedeva di consentire in via sperimentale il possesso di marijuana per uso ricreativo fino a 20 grammi a testa, autorizzarne l’uso nel centro storico di San Marino Città e consentirne la coltivazione su licenza.

La mozione non è passata, con un esponente del partito Repubblica Futura che si è detto contrario a trasformare San Marino in “una Repubblica dello spinello.” Ma il dibattito non si è arenato, e a marzo di quest’anno è stata presentata quell’istanza sulla legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis che proprio nelle ultime ore ha avuto la sua approvazione parlamentare.

“L’obiettivo di questa istanza, ma anche dell’emendamento presentato da alcuni nostri consiglieri a dicembre scorso, è quello di aprire un dibattito sull’onda del processo legalizzatore che sta interessando diversi paesi in giro per il mondo,” mi spiega Andrea Giani, segretario di Movimento Rete. “Il tema delle droghe a San Marino è ancora un tabù, siamo uno dei paesi più proibizionisti d’Europa. Non esiste nemmeno l’attenuante dell’uso personale, se vieni trovato con un chilo o con mezzo grammo di cannabis è la stessa identica cosa, è spaccio.”

Da qui la necessità di attivarsi per cambiare le cose, portando l’attenzione dell’opinione pubblica su questi aspetti attraverso iniziative, eventi e anche qualche provocazione—come, per l’appunto, la proposta di creare un centro storico cannabis friendly. Ora però è caduto il governo di San Marino e presto ci saranno nuove elezioni. Tra organizzazione del voto, insediamento del nuovo esecutivo e tutto, si avranno dei ritardi nell’ iter della legalizzazione. “Si dovrà aspettare almeno un annetto,” chiosa Giani.

A ogni modo, l’approvazione già avvenuta dell’istanza impegna il consiglio dei ministri che si insedierà nei prossimi mesi ad approvare una regolamentazione per l’uso ricreativo della cannabis. L’ultima voce spetterà poi al Parlamento, che dovrà dare il suo ok definitivo. “A oggi non ci sono ancora certezze, ma si può dire che c’è una possibilità concreta che presto a San Marino l’uso ricreativo della cannabis sarà legale,” conclude il segretario.

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