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Se sei altruista hai più probabilità di soffrire di depressione

È più probabile per le persone che soffrono di depressione soffrire in relazione a una situazione di ingiustizia percepita, stando a uno studio pubblicato questa settimana su Nature Human Behaviour. In pratica, in una serie di esperimenti in cui i partecipanti dovevano giocare a un gioco caratterizzato da forti situazioni di ingiustizia, le persone con livelli più significativi di attività cerebrale nelle regioni del cervello associate con la depressione — come mostrato dalle risonanze magnetiche — avevano maggiori probabilità di dimostrare successivamente segni di depressione clinica.

Si tratta di un nuova versione di una vecchia idea, una che è stata già dimostrata in studi precedenti. Le persone depresse mostrano in genere una preoccupazione maggiore per gli altri, o per la prospettiva altrui. Più precisamente, gli atteggiamenti pro-sociali predicono la depressione, che è in contrasto invece con un atteggiamento individualista. Dove individualista è da intendersi semplicemente come egoista o relativamente tale.

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I ricercatori che hanno condotto lo studio in questione hanno ipotizzato di poter osservare queste tendenze a livello di attività cerebrale. Per fortuna, ci sono metodi fondati per testare il comportamento pro-sociale. Uno di questi prende forma in quello che è noto come gioco dell’ultimatum. L’idea generale è che ai partecipanti vengono offerte ricompense che devono essere condivise con un gruppo. Ogni offerta differisce dalle altre sulla base di quanto l’individuo ottiene rispetto al resto del gruppo, ed è più probabile che i partecipanti pro-sociali rifiutino ricompense personali più abbondanti se queste possono andare a tutti gli altri. Gli individualisti prendono il premio che li avvantaggia, mentre le persone pro-sociali si preoccupano di più per il resto del gruppo.

Dunque, i partecipanti dello studio in questione hanno giocato a una versione del gioco dell’ultimatum mentre erano collegati a un macchinario per la risonanza magnetica. Alcuni di loro hanno registrato attività maggiori nelle regioni cerebrali dell’amigdala e dell’ippocampo — entrambe le quali tendono a essere più piccole nelle persone che soffrono di depressione — rispetto agli altri soggetti. I ricercatori hanno poi esaminato questi dati e sono tornati un anno dopo per vedere chi mostrasse marker per la depressione più significativi. Le differenze negli indicatori della depressione non potevano essere ridotti a questioni demografiche.

La conseguenza è che, generalmente, le persone affette da depressione (o con probabilità di soffrirne) dimostrano una “maggiore empatia per gli altri,” secondo Megan Speer e Mauricio Delgado, ricercatori di psicologia dell’Università di Rutgers, che hanno firmato un commento allo studio. Le persone che soffrono di depressione si sentono peggio quando le cose vanno male agli altri.

Oggi, a sempre più persone le cose vanno di merda. Questo è l’aspetto rilevante dello studio, secondo i suoi autori.

“L’aumento della diseguaglianza economica è una fonte di preoccupazione crescente per la società ed è stata indicata come correlato a molte malattie psichiatriche tra cui la depressione”, scrivono. “Degli studi precedenti condotti su larga scala hanno indicato un nesso tra le ristrettezze economiche e la depressione, per cui gli svantaggi economici e materiali si rivelavano fondamentali per spiegare i sintomi depressivi. Tuttavia, nonostante questo, si sa ancora poco circa il meccanismo neurale che sottende il legame tra disuguaglianza economica e l’umore.”

Probabilmente, sapere che, nel nostro mondo, le disuguaglianze si faranno sempre più radicali, costituisce una brutta notizia per chi soffre di depressione. Ma, allo stesso tempo, potrebbero essere quelle stesse persone le più adatte a sconfiggere quelle stesse disuguaglianze.

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