Tra vuoti legislativi, lo zelo delle forze dell’ordine nell’effettuare sequestri e controverse sentenze della Corte di Cassazione, non si può certo dire che il mercato italiano della cannabis light abbia avuto vita semplice negli ultimi mesi.
Nonostante tutte le difficoltà, commercianti e produttori hanno continuato a lavorare in attesa che la questione venisse affrontata una volta per tutte dalla politica. E in questi giorni sembrava finalmente essere arrivata la volta buona: l’11 dicembre del 2019 è stato infatti approvato in commissione bilancio al Senato un subemendamento per tassare la compravendita e la coltivazione di biomassa e infiorescenza, sancendo di fatto la legalità di queste attività.
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Come ha scritto su Facebook il senatore del Movimento Cinque Stelle Matteo Mantero—uno dei firmatari dell’emendamento—dopo “un’opera di convincimento di quasi due settimane” la modifica in questione contribuisce a completare la legge sulla canapa industriale (la 242/2016) e soprattutto a “modificare il testo unico per gli stupefacenti, stabilendo una volta per tutte che sotto lo 0,5 percento di THC la canapa non si può considerare sostanza stupefacente.”
In soldoni, questo emendamento avrebbe di fatto regolarizzato la produzione e la vendita di cannabis light in Italia—colmando finalmente i buchi della pasticciata legge del 2016, che hanno portato al caos giurisprudenziale e all’attuale incertezza generalizzata.
Per Mantero si trattava comunque di un “punto di partenza” e di una “prima spallata all’assurdo muro di pregiudizio che ancora circonda questa pianta.” I canapicoltori e i negozianti, concludeva, “potranno lavorare un po’ più tranquilli.”
L’auspicio di tranquillità, però, è stato travolto dalla solita ondata di polemiche proibizioniste e pseudoscientifiche. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, per esempio, ha parlato di una “norma folle” che “permette di spalancare la porte alla vendita legale di quei prodotti con cannabis a basso contenuto di Thc” (cosa che non va bene perché “la droga non è mai una cosa leggera e innocua”).
Giovanni Serpelloni—ex capo del dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio ai tempi nefasti di Carlo Giovanardi—ci è andato giù ancora più duro, definendo la norma un “disastro politico” che “calpesta le evidenze scientifiche sugli effetti negativi della cannabis e che non fa altro che favorire un business sulla pelle dei cittadini.” Per Maurizio Gasparri di Forza Italia “i grillini oltre a devastare l’economia vogliono devastare anche la salute.” E vi risparmio il resto.
Federcanapa ha prontamente denunciato le “pressioni indebite” della destra sulla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati per rendere inammissibile l’emendamento, che ad avviso dell’associazione riempie un vuoto e “appare correttamente inquadrato nella legge di bilancio in quanto rispondente non solo alle esigenze finanziarie dello Stato ma soprattutto a quelle produttive e industriali.”
E lo stesso ha fatto il senatore Mantero, che ieri ha definito “molto grave” l’eventuale stralcio della modifica e avvertito che “questa assurda battaglia ideologica andrebbe a colpire 3mila aziende e 12mila famiglie che coltivano, trasformando e vendono canapa e che chiedono solo regole chiare per poter lavorare.”
Bene: stamattina, indovinate un po’?, Casellati ha dichiarato inammissibile l’emendamento, trincerandosi dietro presunte motivazioni “tecniche” (in sostanza, non c’entrerebbe con la legge di bilancio).
La spiegazione non ha però convinto i circa 100 parlamentari di diversi schieramenti che fanno parte dell’Intergruppo per la legalizzazione della cannabis. “La decisione della presidente Casellati,” si legge in una nota, “è gravissima perché l’emendamento era assolutamente attinente alla materia del bilancio, rispondendo alle esigenze finanziarie e produttive di un settore che coinvolge migliaia di produttori e di lavoratori.”
Intervenendo in aula, Matteo Salvini ha invece ringraziato Casellati “a nome di tutte le comunità di recupero” e blaterato di “spaccio di stato” e “libera vendita della droga ai nostri figli”—dimostrando per l’ennesima volta, nel caso in cui ci fossero ancora dubbi, la sua totale malafede e ignoranza in materia.
Anche perché l’emendamento non ha mai riguardato la “droga,” come ha ricordato Mantero, ma sarebbe andato a incidere sugli agricoltori.