Il nanismo, da chi non lo vive direttamente, è sempre stato trattato come una curiosità. Eppure, nonostante i normodotati spesso considerino le persone nane indesiderabili, lo stigma è spesso venato di interesse morboso per come fanno sesso e come può essere fare sesso con una di loro.
È difficile parlare in modo generico delle esperienze sessuali delle persone nane, perché la condizione può essere il risultato di centinaia di diverse patologie, ognuna con le sue caratteristiche. La causa più diffusa di statura eccezionalmente bassa, una condizione genetica chiamata acondroplasia, per esempio, spesso porta a sviluppare un torso di taglia normale, arti di lunghezza inferiore alla media e testa più grande della media, ma anche colonna vertebrale curva e mal di schiena, ginocchio varo e gomiti rigidi.
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Anche il deficit di ormone della crescita può causare bassa statura, ma chi soffre di questa condizione presenta tutte le parti del corpo più piccole in modo omogeneo. Inoltre raggiunge la pubertà più tardi dei suoi coetanei di statura media e spesso soffre di osteoporosi, oltre ad altre complicazioni.
Altre condizioni che provocano nanismo possono comportare problemi respiratori, paralisi della parte bassa del corpo, malfunzionamenti della vista e dell’udito e/o altro.
Ogni tipo di disabilità ha le sue implicazioni sulla vita sessuale delle persone, limitando la possibilità di adottare o mantenere certe posizioni o causando un fastidioso dolore cronico. Gli ostacoli maggiori che molti di noi devono affrontare nella propria vita sessuale sono però gli effetti della deumanizzazione, che può generare isolamento e problemi di autostima. Il fatto che così tante persone considerino i nani una curiosità fa anche sì che questi siano diffidenti verso chi esprime interesse sessuale nei loro confronti.
Fortunatamente, ci sono segnali positivi: personaggi pubblici come Peter Dinklage hanno respinto al mittente certi luoghi comuni. Scrittori come Cara Reedy hanno aperto un dialogo sulle esperienze sociali e sessuali di chi è affetto da nanismo. E la sessuologa Marylou Naccarato ha sviluppato delle risorse per aiutare la sua comunità negli aspetti fisici e psicologici.
VICE ha parlato con Lisa, una donna acondroplasica, e suo marito David, di statura media, per capire la realtà del sesso quando si è, o lo si fa con una persona nana. (I nomi sono stati cambiati per preservare la loro privacy.)
Lisa: Quando avevo 16 anni, sono stata a dormire da una mia amica, anche lei nana, e le ho chiesto come funzionava [il sesso per chi è come noi]. La mia amica è stata molto diretta. Mi ha detto: “No, no, nessun problema, funziona tutto.” A parte quello, non ne abbiamo parlato spesso.
Da ragazza, non c’erano donne nane nei media che ci dicessero che era naturale vederci come persone da cui si potesse essere attratti. I miei genitori [di statura media] mi hanno instillato un senso di orgoglio. Mi dicevano: “Il fatto di essere nana è solo una parte della tua identità.” Ma penso che i media mi abbiano comunque influenzata. Non c’era nessuna come me nelle commedie romantiche o nei film ‘rosa’, quindi non sono mai stata interessata a cercare quelle cose. Era difficile vedermi in quelle situazioni.
Per il resto, se qualcuno mi parlava di sesso, era in spregio. Mi veniva detto che la mia altezza era comoda per i pompini, cose di questo tenore. Quella dei pompini me l’ha detta uno dei capi—non il mio diretto superiore—in un posto dove ho lavorato. Un bell’ambientino.
Nel corso della mia vita, quando un ragazzo flirtava con me o esprimeva interesse io di solito andavo nel panico, perché pensavo che fosse perché aveva qualche fantasia o perché voleva spuntare la voce “nana” o “disabile” nella sua lista di persone con cui fare sesso.
Insomma, il sesso non era una cosa a cui pensavo. Sono sempre stata molto concentrata sulla scuola, sulla socialità e, più avanti, sulla carriera. Soltanto dopo aver conosciuto David ho iniziato a pensare a come avrebbe potuto funzionare il sesso per me. Non avevo avuto alcuna relazione seria o fisica prima di questa.
David: Non avevo mai pensato alla vita e alle esperienze delle persone nane prima di diventare amico di Lisa. È stata la prima persona con questa disabilità che ho conosciuto davvero.
Lisa: David e io siamo andati all’università insieme. Frequentavamo più o meno gli stessi giri. Un giorno è venuto a casa mia e abbiamo parlato per ore. Era una cosa strettamente platonica, ma è diventata un’abitudine. Una volta ogni due settimane ci vedevamo a casa di uno dei due per cena e restavamo a parlare fino alle tre del mattino. Ci coricavamo uno accanto all’altra sul letto. Ma senza toccarci. Zero intimità. Solo chiacchiere. Poi, dopo circa sei mesi, i confini si sono fatti più vaghi—non siamo passati subito al sesso, ma abbiamo raggiunto un certo livello di intimità. Abbracci, baci, eccetera.
Ma il mio lavoro non mi rendeva felice—quello dove un capo ha detto che non dovevo preoccuparmi di escoriazioni alle ginocchia per fare i pompini. Non ho rinnovato il contratto e ho detto: “Voglio viaggiare!”
Pensavo che sarebbe stato un problema, ma David mi ha detto: “No, vai, devi farlo.” Io sono partita ma siamo rimasti in contatto.
Poi sono tornata e ho trovato un lavoro che mi permetteva di viaggiare. Ho detto a David che sarei passata nella sua città e gli ho chiesto se voleva che ci vedessimo. Lui ha risposto: “Mi piacerebbe, ma sarò via… con una donna.”
Non avevamo mai parlato di una relazione o di essere monogami o cose così, ma ci sono rimasta un po’ male. L’ho chiamato e gliene ho dette quattro, tipo: “Come ti permetti di farmi una cosa del genere?! È stato bello conoscerti, ma non penso di voler continuare ad avere a che fare con te. Siamo chiaramente su lunghezze d’onda diverse.” Non gli ho mai chiesto perché era partito con questa donna, come fosse la situazione. Col senno di poi, aveva ogni diritto di essere con lei.
Un paio di mesi dopo gli ho scritto un messaggio: “Ciao, so che non è finita bene tra di noi, ma spero che sia tutto ok.”
Lui ha risposto: “Era un po’ che pensavo di scriverti.” Ci siamo visti e abbiamo cominciato a ricostruire il rapporto. A un certo punto ci siamo trovati a passare due serate una dietro l’altra a parlarne, e alla terza lui ha detto: “Senti, dobbiamo capire che cosa stiamo facendo.” Abbiamo cominciato una relazione. Ora stiamo insieme da più di cinque anni e siamo sposati da tre.
Parte del motivo per cui David è stata la prima persona con cui ho avuto una vera relazione o intimità è che, grazie a tutto quello che è successo, quando abbiamo cominciato ad avvicinarci di più sapevo già di potermi fidare di lui—sapevo che era interessato a me in quanto Lisa, in quanto donna, in quanto persona che conosceva profondamente. Sapevo che non ero solo una sua fantasia, una curiosità.
David: Della sua statura non parlavamo mai in quelle conversazioni. Non avevo alcun pensiero o preoccupazione su quello che avrebbe significato nell’intimità o su come gli altri ci avrebbero considerato.
Lisa: Eravamo entrambi vergini. Quindi nessuno dei due aveva altre esperienze con persone della propria statura da usare come termine di paragone.
Non sono un’esperta di sesso, quindi potrei sbagliarmi, ma penso che quando due persone cominciano a frequentarsi ci siano un po’ di passi da fare prima di capire come funziona tutto. Ognuno ha delle preferenze in fatto di comodità, di piacere, di senso di agio nell’intimità. Per noi è stato un processo naturale. Abbiamo scoperto il sesso insieme, è stato il nostro viaggio.
David: Sì, non c’è stato niente di diverso da quello che immagino facciano tutti quando lo fanno per la prima volta.
Lisa: Io sono una persona che ha bisogno di molto contatto. David ha avuto un po’ di problemi in questo senso all’inizio.
David: Quella è la cosa in cui siamo più diversi, sicuro. Se mi tocchi, penso immediatamente che tu stia cercando qualcosa di più. Poi ho capito che non era così e ho imparato a reagire nel modo giusto.
Lisa: Se vogliamo parlare dei problemi associati alla mia statura, ho il mal di schiena facile, quindi ci sono dei momenti in cui devo prendermi delle pause o stare in posizioni particolari. Se è uno di quei giorni in cui mi fa molto male, c’è poco da fare. Ma lui mi capisce.
Ci sono anche i giorni in cui mi fa molto male la schiena ma comunque ho davvero tanta voglia di fare sesso. E me ne pento subito dopo. E lui si sente in colpa. Ma io gli dico sempre: “Ehi, non hai motivo di sentirti in colpa. È il mio corpo e conosco i miei limiti. Se mi lascio prendere dall’entusiasmo, non è colpa tua.” Poi mi arrabbio con lui perché si sente in colpa e con me stessa perché non mi sono controllata, e finisco in una spirale.
Ma a parte quello, ci sono ovviamente certe cose che non posso fare. Voglio dire, di sicuro non posso prenderlo in braccio.
David: Sì, a volte se proviamo ad allineare certe cose ci sono dei problemi.
Lisa: Non faremo mai sesso in piedi, tipo nella doccia.
David: Ma se io sto in piedi sul pavimento e lei sul letto, funziona benone.
Lisa: David è davvero la persona più gentile del mondo. Quindi non c’è mai un problema. Non insiste, quindi non c’è mai bisogno di mettersi lì e dire: “Aspetta, perché insisti per fare così? Io non ce la faccio. Continui a dire che ti piacerebbe fare questa cosa, ma io non posso.” O cose del genere.
David è femminista. Lo sono anch’io. Sa che no vuol dire no e che sì vuol dire sì. Abbiamo delle safe word e tutte quelle cose. Se, per qualche motivo, uno di noi non si sente a proprio agio, sappiamo come fare.
Inoltre aiuta che David sia disposto a farsi coinvolgere nella comunità delle persone nane. Sono orgogliosa di essere nana, e lui mi sostiene. Questo vuol dire che niente della mia vita o del mio corpo è una sorpresa per lui perché è ben informato su tutto.
David: L’orgoglio di Lisa per la sua diversità fa sentire orgoglioso anche me.
Lisa: Quando abbiamo iniziato a frequentarci, mi sono resa nuovamente conto di come mi guarda la gente, perché [stare insieme a una persona di statura ordinaria] ha aggiunto un livello, e [credevo che] David l’avrebbe percepito molto di più.
Capita spesso che in particolare le donne anziane lo guardino con un’aria di pietà, come dire Oh, che bravo che sta con una nana. Ero anche preoccupata di cosa avrebbero pensato i suoi amici. Non volevo che nessuno provasse pena per lui, sai, tipo Oh, quel tipo non potrà fare… boh, sesso sotto la doccia, o cose del genere.
David: Quando si tratta di attenzioni negative, mi danno fastidio e mi fanno arrabbiare. Uno dei motivi per cui ci ho tenuto a entrare in contatto con la comunità delle persone nane è che non sapevo come comportarmi in circostanze come quelle. Avevo paura di fare la cosa sbagliata, perché non sono nano e non so come ci si sente. Ora mi sento un po’ più sicuro nel rispondere quando sento commenti di quel tipo. E quando vedo la gente che ci fissa, penso che è un problema loro.
Lisa: Stiamo bene con noi stessi, ora.