Il 12 Giugno, lo skateboarder professionista Brian Anderson ha postato un video sul suo account Instagram che annunciava il lancio di un progetto inquietante dal titolo Cave Homo. Il video, con una scritta lampeggiante in loop, includeva un @ che menzionava direttamente un account che aveva qualche foto di Anderson che provoca la camera con la sua lingua che spunta da una maschera di pelle nera. L’account dichiarava che Cave Homo sarebbe stato il titolo di un magazine, presumibilmente su Anderson, che ha dichiarato la sua omosessualità lo scorso autunno in un documentario di Vice sports diretto da Giovanni Reda.
Anche se non è il primo skateboarder professionista apertamente gay, Anderson è senza dubbio quello di più alto profilo, l’uomo di punta del programma Nike Skateboarding dal oltre 15 anni e personaggio molto amato dalla comunità per il suo stile aggressivo ma fluttuante, e la sua grande personalità.
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Nonostante ciò, i detrattori non si sono fatti attendere, con i loro “Zitto e vai sullo skate” o “non ci interessa”, ma la risposta maggiore è stata una grande sorpresa ed un caloroso abbraccio.
Quello che Anderson ha fatto dal primo momento in cui ha guardato la camera ed ha detto: “Sono Brian Anderson, sono un skateboarder professionista e siamo qui per discutere il fatto che sono gay” è stato trasformarsi in un’icona per il mondo LGBTQ+. Da quel momento in poi ha continuato sulla strada dell’attivismo e della consapevolezza.
“So che non sarà facile, e che potrò ricevere una bottigliata in testa allo skatepark, ma sono preparato anche a quello,” afferma, ricordando il modo in cui si sentiva il giorno prima dell’uscita del documentario. “Prima uscivo per la città con lo skateboard e capitava che qualcuno mi fermasse per farsi un selfie, ora almeno cinque persone al giorno mi gridano dietro ‘Quello è il tipo che ha fatto coming out, il tipo gay!’ A volte torno a casa e piango solo a pensarci.”
Anderson è stato contattato dal designer Luke Williams, un suo amico, per collaborare a un progetto col fotografo Christian Trippe. L’idea ha preso subito forma in una rivista vera e propria radicata nel mondo dell’arte, nella fotografia e nei disegni che offre particolari sulla sua esperienza di uomo gay ed anche su i suoi interessi.
“Non sai cosa c’è sotto i vestiti di una persona quando ti viene incontro,” aggiunge.
“Per me è una libertà e una forma di sfogo, non è solo apparenza.”
Creata in una robusta edizione di 666 copie, Cave Homo è più uno strumento con il valore ed il peso di trasmettere un potente messaggio, specialmente per coloro che vivono in città o in paesi dove essere omosessuali non è accettato, che una rivista. La diversità non è soltanto celebrata, è una comodità che è quasi costruita nella cultura della casa di Anderson a NewYork, quella nozione può essere persa. Ma per Anderson e i suoi collaboratori è essenziale: la città degli skater, Trump e la sua agenda anti-LGBTQ+ sono stati alcuni dei motivi alla base del magazine, dell’evento, e del recente matrimonio con il suo partner Andrew, parzialmente illegale.
“Cave Homo era solo qualcosa che Anderson aveva scritto su un pezzo di carta,” racconta William sull’evento e sul titolo del magazine.”E’ unica nel suo genere — questo ragazzo mastodontico esce dall’armadio come una persona nuova. Avevamo almeno 1500 foto, centinaia di polaroid e quattro o cinque sketchbook traboccanti di disegni. Non c’è testo intenzionalmente, solo una piccola spiegazione sul retro. E’ la celebrazione della sua libertà.”
Mentre la rivista e la festa di inaugurazione, che presenta fotografie e quadri originali avranno sede a NewYork, il potere di Cave Homo come progetto editoriale ha il potenziale di espandere in tutto il mondo la storia di Anderson, arrivando soprattutto a chi è ancora chiuso nell’armadio.
Come adolescente cresciuto in una grande famiglia a Groton, CT, affrontando la sua personale sessualità, nello skateboard Anderson non solo ha trovato sollievo, ma anche un modo per esprimersi creativamente.
“Amo Mike Vallely,” Anderson racconta a proposito delle sue influenze adolescenziali.
“Amo questa citazione di ‘Rubbish Heap’ dove dice ‘Sono frocio e tutti lo sanno’. Segretamente, nella mia testa, pensavo che fosse figo che lo dicesse davanti alla camera. E ancora lo credo. Al di fuori del mondo degli skater, Keith Haring è stato un punto di riferimento per me — era fiero, e sono felice che finì in Germania a fare grandi murales sulle scuole — era molto appropriato, creava libri per bambini ma poi faceva mostre con i piselli.”
Per i dipinti che saranno esposti insieme a grandi stampe prese dalla rivista, Anderson si è ispirato alle vivaci e luminose pubblicità delle scatole di giocattoli e di cereali degli anni ottanta.
Sebbene sia abbastanza riservato sul contenuto visuale dei lavori a tal punto da incartare e oscurare le finestre dello spazio durante l’allestimento, Anderson è aperto sull’intenzione dei lavori che ha creato principalmente durante un soggiorno di sei giorni in una casa del New Jersey lo scorso inverno.
“Mio marito e suo fratello hanno ereditato una casa nel New Jersey,” racconta. “Sono andato lì per sei giorni solo a dipingere ed ascoltare musica, è stata la cosa più zen che io abbia mai fatto.
Uso immagini che riflettono la mia infanzia quando la mia famiglia non aveva molti soldi.
C’erano giocattoli che volevo ma che la mia famiglia non poteva permettersi.”
Dopo l’opening per Cave Homo, Anderson ha dichiarato di voler lavorare a un libro, ma per adesso il focus è vendere le 666 copie della rivista donando i profitti all’associazione no-profit di prevenzione dei suicidi LGBTQ The Trevor Project.
Come ha sentito il bisogno di raccontare questa storia alla stampa e la sua voglia di iniziare un nuovo progetto, una cosa rimane una costante e vitale parte della sua personalità.
“Sono sempre concentrato sullo skateboard, e non ho nessuna intenzione di lasciarlo,” mi racconta la mattina di Go Skateboarding Day. Voglio continuare fino a 50 o 53 anni… anche se le mie gambe mi abbandoneranno.”
Cave Homo ha celebrato la sua uscita Sabato 24 Giugno, 2017 al 208 Bowery.