Qualche settimana fa ho scritto un articolo in cui parlavo con diversi esperti di relazioni di come fosse frequentare un sociopatico. Dopo la pubblicazione ho ricevuto un po’ di email da persone a cui è stato diagnosticato questo disturbo che volevano condividere le loro esperienze. All’inizio le ho ignorate, ma poi la curiosità ha preso il sopravvento e ho deciso di ascoltare quello che avevano da dire. Ho parlato con tre sociopatici—Jessica, Alexander e Taylor—di com’è frequentare, fare sesso e innamorarsi di una persona con un disturbo antisociale della personalità.
Jessica Kelly è una ragazza trans di 30 anni che vive nel Midwest. Gestisce il blog Psychogender. Alexander invece è uno pseudonimo di un ragazzo di 23 anni che vive a Los Angeles: la sua esperienza dimostra che la sociopatia non è un disturbo monolitico, ma che ci sono anche sociopatici che a letto sono molto generosi. Taylor, infine, è un uomo di 40 anni di Chicago e ha una relazione soddisfacente con la sua fidanzata e convivente, che descrive come una “sociopatica in erba.”
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Parlando con loro ho scoperto che, anche se le raccomandazioni degli esperti non erano totalmente sbagliate, i sociopatici sono individui molto complicati. Probabilmente a letto sapranno come soddisfarti, ma è anche possibile che ti vedano come una pianta da salotto.
VICE: Come hai scoperto di essere sociopatica?
Jessica Kelly: La storia della mia diagnosi è un po’ particolare, perché è avvenuta quando avevo quasi 30 anni. La relazione con il mio ex marito si stava guastando molto in fretta, e lui mi ha dato un ultimatum: o avrei cercato aiuto per quella che credevamo fosse una forma di depressione, oppure lui mi avrebbe lasciata. Ho passato gli ultimi quattro anni in terapia, a combattere i miei vari problemi mentali, finché non ho notato che molti dei sintomi non corrispondevano a quelli della depressione. Ad esempio, la depressione non spiegava la mia indifferenza emotiva nei confronti delle altre persone, l’incapacità di provare amore, le varie esperienze poco raccomandabili che ho avuto da giovane e molto altro ancora. La mia terapista mi ha fatto leggere Confession of a Sociopath, perché voleva mettermi di fronte alla possibilità che fossi sociopatica, e voleva farlo con la maggiore delicatezza possibile. Ho letto il libro, mi ci sono rivista, e abbiamo cominciato a valutare la possibilità che soffrissi di disturbo antisociale di personalità. Più ci pensavamo, più sembrava convincente.
Come sono state le tue esperienze sentimentali?
A me sembra che l’amore sia una di quelle verità assolute e autoevidenti a cui la gente crede per principio. Alcuni lo descrivono come una profonda fiducia nei confronti di un’altra persona. Per me, invece, è molte più una questione di possesso. Non c’è nessun vero coinvolgimento a livello emotivo, ma era come se non volessi essere lasciata. È difficile, è come spiegare i colori a una persona cieca dalla nascita.
Quindi, oltre al sesso, cos’altro ti interessa in una relazione?
Per me è molto importante la compagnia, ma secondo le mie regole. Un’analogia che mi piace usare per descrivere questo aspetto è che le persone intorno a me sono come delle piante. Mi piace annaffiarle e guardarle, ma non voglio la loro attenzione, voglio che mi lascino in pace. La cosa che mi sorprende è che grazie alla terapia—che ancora faccio—il mio approccio nei confronti delle relazioni, lo stesso che ha causato il fallimento del mio matrimonio, è cambiato totalmente. Prima non mi interessava assolutamente andare incontro ai bisogni di mio marito. Non voglio dire che adesso avvenga tutto l’opposto, ma capisco che è anche nel mio interesse.
C’è un altro comportamento che è comune a molto sociopatici: un sacco di persone con un disturbo antisociale di personalità si impegnano molto durante la fase di corteggiamento, ma una volta che la relazione è sicura dicono si lasciano andare. Non sono pigri, ma praticamente tornano ad essere antisociali come prima. Con mio marito mi è successo così. Mi sono impegnata finché non abbiamo deciso di sposarci, poi sono tornata a comportarmi come nell’analogia con le piante: quando è diventato mio, ha smesso di importarmi qualcosa di lui.
Com’è finita la relazione?
La goccia che ha fatto traboccare il vaso—e che c’entra con il sesso—è che una parte di me è sincera nei momenti sbagliati. Una volta stavamo facendo sesso e lui all’improvviso mi ha chiesto, “Ma ti frega qualcosa del mio piacere?” Io gli ho risposto, “No, conta solo il mio.” Credo che questo sia il modo in cui molti sociopatici vivono il sesso: come un’esperienza che ha una sola dimensione e un solo protagonista. Il piacere dell’altra persona è secondario.
VICE: Parlami della tua diagnosi. Ti sei sempre sentito diverso?
Alexander: Penso che una parte di me lo abbia sempre saputo. Ripenso a quando ero piccolo e a come a quei tempi alcune interazioni sociali non avessero alcun senso. Non ce l’hanno tuttora. Facevo un corso di teatro, e qualcuno mi aveva chiesto perché volessi recitare. Io avevo risposto dicendo la verità: che volevo recitare perché volevo recitare. Non ho capito l’importanza di quella risposta fino al mio penultimo o ultimo anno di università, quando ho cominciato a prendere più seriamente la mia salute mentale e ad andare da uno psicologo. Il mio problema più grande è un disturbo d’ansia, che deriva da un disturbo antisociale della personalità.
Stai frequentando qualcuno?
No, nessuno.
Durante le tue relazioni passate hai parlato con i tuoi partner della tua condizione?
È difficile, perché non sono una persona romantica. Ma mi è capitato di stare con una persona per quattro anni. Eravamo più amici che altro, ma era una relazione monogama. E sì, lei lo sapeva. Gliel’ho detto dopo circa un anno che stavamo assieme e ne abbiamo parlato.
Quale è stata la sua reazione?
È stata brava, ha cercato di capire.
Cosa intendi quando dici che non sei una persona romantica? Come credi che sia il tuo modo di viverti le relazioni rispetto a quello di una persona “normale”?
È una domanda difficile. Diciamo che molti dei miei amici quando si innamorano dicono cose tipo, “Sono innamorato, non riesco a smettere di pensare a lei.” Ecco, per me queste cose non hanno alcun senso. Io non provo quel tipo di attaccamento per le persone. Ho degli amici e degli amici con cui faccio sesso. Ma non sento il bisogno di avere una relazione.
Allora perché sei stato con la stessa persona per quattro anni?
È questione di trovare qualcuno che ti capisca. Lei capiva che non stavo bene, e in effetti neanche lei stava bene, e abbiamo finito per affezionarci. Credo che sia avvenuto per il motivo che sta dietro a tutte le relazioni: il bisogno di non restare soli.
Quali credi che siano i luoghi comuni sbagliati sul disturbo antisociale della personalità e sui rischi che si corrono nel frequentare una persona con questo disturbo?
C’è questa convinzione per cui i “sociopatici” e gli “psicopatici” non meritano alcun legame umano. Per quanto mi riguarda, non è che non voglio avere legami con le altre persone. Sono un ragazzo solitario perché non riesco a sviluppare questi legami.
Si dice spesso che i sociopatici sono manipolatori. È vero, nel tuo caso?
Sì, posso essere manipolatore. Lo sono stato per scopi lavorativi. Mai nelle relazioni, perché per me l’amicizia è molto importante e perché ho pochissimi amici.
Parliamo del sesso. Ho sentito che a letto i sociopatici possono essere molto egoisti. Nel tuo caso è così?
No, per me è esattamente l’opposto. Tramite il sesso sono riuscito per la prima volta a creare un legame profondo con un’altra persona. Prima di quello, non ero mai riuscito a sviluppare un legame a me comprensibile con altre persone. Il mio disturbo antisociale della personalità si manifesta a un livello più profondo: nella parte di me che prova paura, rabbia, o nelle mie pulsioni sessuali. Queste cose le sento, ma il resto è muto. È come essere emotivamente daltonici.
Ma quando si tratta di sesso, per me è sacro. È una di quelle cose che riesco ad apprezzare nei minimi dettagli, e mi piace dare piacere. Vuol dire essere capaci di dare a qualcuno qualcosa che spesso, per il modo in cui vediamo il sesso nella nostra cultura, teniamo per noi.
VICE: Quando ti è stato diagnosticato il disturbo antisociale della personalità
Taylor: L’ho scoperto andando in terapia, alle superiori.
Te lo aspettavi? Ti sentivi diverso dai tuoi compagni di scuola?
Sì, non è stata una sorpresa quando il mio psichiatra me l’ha detto. Ricordo che quando avevo 13 anni mi hanno chiesto in cosa fossi bravo, e io ho risposto “a manipolare le persone.”
Qual è la tua situazione sentimentale?
Frequento e convivo con una persona.
E questa persona è al corrente della tua diagnosi, giusto?
Sì.
Come gliel’hai detto e qual è stata la sua reazione?
È stato interessante. Fin dall’inizio sono stato molto sincero e avevo la sensazione che anche lei fosse simile a me. Non la definirei una vera e propria sociopatica, ma di certo è una sociopatica in erba.
Ti è mai capitato di rivelare la tua diagnosi a una ragazza e che questa reagisse male?
Sì. Una volta una ragazza mi ha detto che ero disumano.
Qual è la tua concezione dell’amore?
Non provo quelle ondate di emozioni che prova la maggior parte della gente. Sento le cose, ma in modo molto ovattato. Per come la vedo io, è chiaro che amo la mia ragazza, ma il nostro rapporto si basa più che altro sul rispetto. Si tratta di guardarla, conoscerla e apprezzarla; dire che è un amore a livello intellettuale. Ma c’è anche una parte romantica.
Secondo te quali sono alcuni luoghi comuni sbagliati sul frequentare un sociopatico?
Uno è che cercano di ferire le persone. Io sono in grado di ferire gli altri senza provare molti rimpianti o rimorsi, ma non è una cosa che faccio per divertimento. Un altro è che i sociopatici cercano partner deboli e facili da manipolare. In alcuni casi può anche essere vero, ma nel mio per esempio non lo è: sono attratto dalle donne intelligenti e sicure di sé. Una persona che ha bisogno di essere costantemente rassicurata o che si butta giù facilmente non mi interessa tanto. È molto più facile stare con qualcuno che sa come accettare un complimento e che non è pieno di dubbi e insicurezze.
Puoi dirmi qualcosa della tua vita sessuale? Secondo alcuni esperti, i sociopatici a letto sono intensi e passionali, ma che molto egoisti.
Questa è una cosa di cui posso vantarmi. Credo di poter essere definito egoista se si tratta di una botta e via. Ma il fatto è che i sociopatici (o forse parlo solo per me) sono molto bravi a capire le persone e usare questa cosa a loro vantaggio. D’altra parte, comprendendo una persona puoi farle piacere ma anche farle del male. Lo stesso vale per il sesso e per le relazioni: io sono più attento della media. Se sto dando piacere all’altra persona, questa poi darà piacere a me. Io e la mia ragazza abbiamo un’ottima vita sessuale e una relazione aperta. Non siamo monogami: vediamo altre persone, ma solo insieme.
Hai mai usato le tue capacità manipolatorie per avere dei vantaggi in fatto di sesso o di relazioni?
Certo che sì. Ad essere sincero, non saprei con quante donne sono andato a letto. Se quando vai a letto con qualcuno riesci a farlo impazzire, poi quella persona chiuderà più che volentieri un occhio sulle tue mancanze. E certe volte può far molto comodo.
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