Per molti, l’HIV è il fantasma più spaventoso del sesso. Anni e anni di storie dell’orrore hanno portato a disinformazione, stigmatizzazione delle persone sieropositive e stereotipi—come quelli che vogliono le persone HIV-positive individui spacciati o privi di una vita sessuale. Chi, secondo questo ragionamento, una volta contagiato dall’HIV, può ritenersi ancora un soggetto sessuale in modo legittimo? E chi potrebbe mai vedere questa persona come partner ideale per qualsiasi forma di intimità fisica?
È assurdo che ci sia ancora bisogno di dirlo, ma le persone affette da HIV sono esseri umani che vivono vite piene e lunghe, con una condizione cronica ma gestibile, come tante altre. Hanno desideri e sono meritevoli di amore e intimità come chiunque altro. Avere una relazione può anzi essere una motivazione vitale per chi deve iniziare o portare avanti le cure.
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Alcuni pensano che le persone sieropositive scelgano di uscire solo con persone che condividono il loro stato, così da non preoccuparsi della trasmissione del virus. E certo, succede. Ma molte persone sieropositive e negative vivono il sesso e l’intimità insieme, in quelle che sono note come relazioni “sierodiscordanti” o di “stato misto” (non tutte queste coppie sanno fin dall’inizio di esserlo, se uno dei due partner non sa di aver contratto il virus o lo contrae mentre è già in una relazione stabile).
Solo negli Stati Uniti, queste coppie sono almeno 140.000—probabilmente anche di più, considerato che le stime sono state estrapolate da dati vecchi di 23 anni. In paesi dove l’HIV è particolarmente diffuso, oltre il 3 percento di tutte relazioni è sierodiscordante, e fino a due terzi delle persone positive al virus sono impegnate in una relazione di questo tipo.
Non c’è una strategia unica per vivere il sesso e l’intimità. Alcune coppie concordano di fermarsi all’intimità emotiva, magari acconsentendo a forme di non-monogamia. Altre fanno solo sesso non-penetrativo. Alcune usano sempre i preservativi. Ci sono però sempre più conferme che le terapie possono ridurre il carico virale di una persona fino a livelli in cui non è più trasmissibile. Per chi è negativo, questo rende il rischio di contrarre l’HIV di fatto non-esistente durante il sesso non protetto con una persona positiva che abbia avuto una carica virale bassa per almeno sei mesi e che stia rispettando il regime delle cure. La diffusione delle cure PrEP—un regime farmacologico preventivo usato dai partner sieronegativi che riduce il rischio di trasmissione fino al 99 percento—in anni recenti ha anche permesso di instaurare un nuovo senso di sicurezza nell’intimità. Alcune coppie mescolano queste strategie a seconda dei loro bisogni.
VICE ha parlato con Vasilios Papapitsios e Elijah McKinnon, una coppia queer, non monogama e sierodiscordante, per sapere come gestiscono il sesso e l’intimità.
Vasilios Papapitsios: Sono diventato sieropositivo a 19 anni. Ora ne ho 28. Allora avevo appena fatto coming out. Vivevo in uno stato particolarmente conservatore [North Carolina], dove i finanziamenti al programma di assistenza farmacologica per l’AIDS avevano subito ingenti tagli. Mi sentivo isolato. Al tempo, era decisamente più facile pensare a una relazione—o al sesso occasionale—con un’altra persona sieropositiva, per via dello stigma che avevo interiorizzato e la paura di contagiare qualcun altro.
Elijah McKinnon: Io vengo da San Francisco, e la mia è sempre stata una famiglia di vedute aperte. Coi miei ho sempre parlato di sesso e di infezioni sessualmente trasmissibili, compreso l’HIV. Diversi miei parenti sono morti di AIDS.
Avevo un sacco di amici che erano giovani e sieropositivi, ma non lo dicevano. Era tutto più segreto di come penso sia oggi. Per cui la prima cosa che ho imparato è come proteggermi. Non solo dalle malattie, ma da un punto di vista più olistico—salute mentale, salute emotiva.
Non ho mai pensato alle relazioni sierodiscordanti da una prospettiva così tabù. Uno dei miei primi… diciamo ragazzi, era sieropositivo. Lì ho scoperto la PrEP. Ero molto scettico, tipo, vuoi che prenda cosa? Dopo aver partecipato a uno studio sulla PrEP, un paio di anni fa, ho cambiato totalmente punto di vista. Quando ho iniziato questa relazione, non avevo barriere.
Vasilios: [Prima di incontrare Eli nel 2016] ho vissuto a New York per sei mesi. Era un ambiente dove a nessuno importava del mio stato. È stato liberatorio. Poi [mi sono trasferito a Chicago e] ho conosciuto persone che usavano la PrEP o ne erano a conoscenza. Io ero sotto i livelli di trasmissione. È stato un grande cambiamento in termini di stigma interiore e paura. Ho capito che ero meritevole di amore e intimità e che non ero un rifiuto della società.
Elijah: Ho incontrato Vas a una performance sulle persone queer che convivono con malattie croniche. Ero ben consapevole del suo stato.
Dalla prima stagione della nostra serie La prima volta, guarda anche:
Vasilios: Io sapevo che Eli aveva organizzato una campagna sulla PrEP, PreP4Love, facendo da modell* per tutti i manifesti in giro per la città. Sapeva che io ero l’artista e attivista sieropositivo.
Elijah: Sono una persona di colore, queer e non-binaria. Veniamo da parti opposte del paese, abbiamo interessi e passioni diverse, e ogni cosa che facciamo è frutto anche dei traumi che ognuno di noi ha vissuto. Ci sono costanti tensioni tra le tante identità che elaboriamo ogni momento, per cui direi che certamente il nostro stato (HIV-positivo o negativo) conta, ma fino a un certo punto. Non è la cosa più importante, ecco.
Vasilios: Al momento siamo in una relazione aperta. In genere separati. Talvolta no.
Ci sono altre malattie sessuali che puoi prendere se non usi un preservativo. Anche se le persone con cui faccio sesso sono sotto PrEP, non significa che anche tutto il resto scompaia. Per me, la PrEP è più un profilattico mentale. Ci concede l’opportunità di farlo senza dover pensare, oh cielo, questo piccolo atto di intimità o sesso è meraviglioso eppure sotto sotto ho ancora paura. Non è più così. Ed è un regalo immenso. Ma ad ogni interazione, devo pensare oh, non conosco questa persona, corro un rischio.
Come posso spiegarlo… usiamo i preservativi [quando siamo insieme] se dobbiamo. Ma non vorremmo.
Elijah: Ci sono molti strumenti che i più ignorano.
Ci sono ovviamente i preservativi e la PrEP, ma anche le posizioni [nel senso di chi riceve la penetrazione; il partner ricevente è tendenzialmente più a rischio]. Ci sono modi per essere intimi senza penetrazione. Ci sono molte cose di cui parliamo. Tutto nella nostra relazione è oggetto di discussione. Quando non lo è, le cose iniziano a sfuggirci di mano perché non comunichiamo.
Una cosa molto intima rispetto ad altre relazioni e che è dovuta ai nostri rispettivi stati è che siamo molto più coinvolti ognun* nello stato di salute dell’altr*, non solo fisica ma anche psicologica. Non solo ok, come vanno i valori di CD4 ? Ma come stai mentalmente? Parliamone. E la dieta? Mangi bene?
Fino a circa un anno fa, avevo un sacco di domande, tipo: non hai paura? Non pensi che sarebbe più facile stare con una persona negativa? Ora non so neanche più cosa significano!
Ci sono un sacco di persone poco consapevoli per la paura e lo stigma che circonda non solo l’essere in una relazione sierodiscordante, ma anche le relazioni gay, queer, alternative in generale. Perché non hanno modelli di riferimento e i modelli che esistono sono molto monolitici. Se non fosse lo stato, sarebbe altro. Tipo: Com’è essere in una coppia mista?
Questo è solo un aspetto della nostra relazione. È un argomento di cui parliamo, ma su cui non negoziamo. E non è una barriera che ci impedisce di accedere al piacere e alla gioia.