Com’è spacciare all’università, spiegato da uno spacciatore

Una scena di ‘Narcos’, per gentile concessione di Netflix

Diciamoci la verità, per la maggior parte delle persone l’università non è importante solo per gli esami. Serve a capire che persone siamo, cosa vogliamo dalla vita, cosa ci piace—e in tutte queste cose che ci piacciono possono tendenzialmente rientrare anche le droghe e chi le smercia.

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Alla Ryerson University di Toronto, per esempio, mi è capitato di conoscere uno spacciatore molto in gamba e affidabile, che è stato addirittura disposto a parlare con me della sua esperienza accademica e della sua attività commerciale in questi anni. Questo spacciatore, che chiameremo Robbie, è un ragazzo umile, educato e intelligente. Il mese scorso ci siamo incontrati e abbiamo parlato del suo lavoro e della sua vita.

VICE: Partiamo dall’inizio. Come sei diventato uno spacciatore?
Robbie: Ho iniziato quando avevo 15-16 anni: ho iniziato a fumare erba e sono arrivato subito a spacciarne delle piccole quantità. Ho continuato così per tutte le superiori, aumentando leggermente le quantità man mano che il tempo passava, finché non sono arrivato all’università. Lì ho capito quanto potevo ricavarci veramente. Ora faccio in modo di essere sempre fornito. Ne vale decisamente la pena.

In termini di soldi, di quanto stiamo parlando?
Il modo in cui lavoro è un po’ particolare. Il mio fornitore mi dà tutto subito—circa un etto e mezzo alla volta ogni due settimane. Mi tengo 500 o 600 dollari e gli dò il resto.

Vendi soltanto erba?
Soprattutto erba, ma spaccio anche altre cose. Ogni tanto cocaina, più spesso MDMA o farmaci su prescrizione. Che però sono più rischiosi da avere e non sempre hanno mercato. Diciamo che li procuro su richiesta.

Com’è il tuo cliente tipo? Immagino siano per lo più studenti.
Ad essere sincero, ho a che fare persone di ogni tipo. Praticamente tutti consumano, cambiano solo i motivi per cui lo fanno e le quantità che comprano.

Cosa intendi?
Molti pensano che la gente compri l’erba e la coca giusto ogni tanto, per festeggiare o per occasioni speciali, ma dietro c’è di più. Sotto esami gli studenti comprano anfetamine per studiare di più. Non vogliono solo sballarsi, capisci? Ci sono un sacco di ragazzi molto studiosi che hanno bisogno di concentrarsi di più.

La tua attività ha influenzato molto il tuo percorso accademico?
No, per niente. Spacciare non è mai stato difficile. A imbustare la roba ci metto forse un quarto d’ora alla settimana. La cosa più difficile è piazzare la roba e fare le consegne, ma in realtà anche questo non è poi un gran problema.

Qual è l’ostacolo più grande, secondo te?
Non toccare la roba che vendo. Mi piace fumare erba, ma cerco di non toccare quella che devo vendere, altrimenti la cosa potrebbe diventare pericolosa. Per colpa dell’erba i miei voti hanno già subito una leggera flessione, per cui cerco di evitare le altre sostanze.

Ti è mai capitato che dei ragazzi o delle ragazze ti offrissero sesso in cambio di droga?
Sì, l’ultima mi è capitata proprio oggi. Una ragazza si è appena offerta di farmi un pompino in cambio di un po’ d’erba. Mi fa sentire potente.

È successo proprio adesso?
Sì, proprio prima che mi chiamassi, ti giuro.

Usi mai i soldi che guadagni dallo spaccio per pagarti gli studi?
Sì, con quei soldi pago praticamente tutte le mie spese. Li uso per comprare da mangiare, per comprarmi i vestiti e i libri. Insomma ci pago tutto, tranne le tasse universitarie che le pagano ancora i miei genitori.

Guadagni di più all’università rispetto a quanto guadagnavi al liceo?
Assolutamente sì. Lo scorso semestre vivevo in un alloggio per studenti, quindi in un posto facilmente accessibile. La gente veniva letteralmente a bussarmi alla porta per comprare la droga, e organizzavo feste in casa praticamente ogni sera. Avevo un sacco di clienti. Molti compravano erba, ma c’era anche una certa domanda per farmaci e stimolanti. Un blister da 60 dollari [di Vyvanse, Adderal o Xanax] potevo rivenderlo a 300-400 dollari.

Invece in questo periodo come va?
Be’, la situazione si è un po’ calmata. Molte persone sono andate via per le vacanze, quindi gli affari vanno a rilento. Quest’anno non farò molti soldi. Ma sto cercando di darmi una regolata, quindi in un certo senso anche questo è positivo.

Nel senso che stai cercando di uscirne?
Sì. Non voglio farlo per sempre. Mi sento un coglione quando penso che quest’attività è la mia principale fonte di reddito, anche se mi fa guadagnare molto bene. Voglio far vedere ai miei genitori che sono in grado di fare qualcosa di rispettabile. A volte sto male a pensare che i soldi che guadagno sono letteralmente l’unica cosa di cui posso vantarmi nella vita.

Quindi sei pentito?
No, per niente. Questo lavoro mi ha fatto conoscere un sacco di bella gente. Un paio di settimane fa, per esempio, ho conosciuto un gamer professionista che mi ha aiutato a League of Legends—voglio diventare un anche io bravo. Gli ho fatto uno sconto e lui mi ha aiutato a migliorare. Cose di questo tipo mi capitano continuamente.

Hai dei rapporti molto stretti con i tuoi clienti. Non hai paura che ti possano derubare?
Certo, ho sempre paura di essere derubato. Mi è già capitato. Ma adesso non vendo più a gente che non conosco. Non vendo nemmeno più grandi quantità di roba.

Hai mai venduto a qualcuno che non sapeva nemmeno cosa stesse comprando?
[Ride] È capitato proprio ieri. Un amico di un mio amico non sapeva nemmeno quanta erba stesse comprando, né a che prezzo. Avrei potuto approfittarmi di lui. Non l’ho fatto, ma la possibilità c’è sempre, specie con i “novellini.”

Quali sono le parole in codice più stupide che ti senti dire? Ne sentirai tante immagino.
Sempre. A tratti è divertente. Un tizio mi dice sempre che vuole “il mangime.”

Intende l’erba?
Sì.

Per finire, qual è la richiesta più strana che hai mai ricevuto?
Qualche volta mi hanno chiesto l’LSD. Ma la cosa più assurda che mi hanno chiesto è stato l’anestetico per cavalli.

Che ci facevano con l’anestetico per cavalli?
Non me l’hanno detto. Ma che ci fa la gente con la maggior parte delle droghe? Se le fa, ovvio.

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