Cultura

Sei stand up comedian italiani raccontano imprevisti e cose assurde successe ai loro spettacoli

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Il senso di imprevedibilità è una delle cose che più mi affascina della stand up comedy. Una persona sale sul palco, recita un pezzo e cerca di farti ridere (pregando dentro di sé di riuscirci).

Ma ci sono talmente tanti imprevisti e intoppi che potresti anche vedere lo stesso spettacolo più volte e tornare a casa sempre con un’esperienza diversa. Lo dico per esperienza personale, perché ho un po’ un’ossessione per il genere che accomuna me e la mia migliore amica: ci trasciniamo a vicenda a vedere gli spettacoli dal vivo, la nostra personale alternativa a ballare fino alle cinque del mattino. Ognuno ha gli amici e le comfort zone che si merita, che devo dirvi. 

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Ma se addirittura io da spettatrice ho sempre qualche aneddoto da raccontare sugli imprevisti, cosa mai mi potrà raccontare uno stand-up comedian? Ne ho quindi intervistati sei, per parlare di intoppi e cose più assurde che gli sono successe durante—o magari anche dopo—uno spettacolo, e fare prendere un po’ di invidia alla mia bff.

Le interviste sono state condensate per ragioni di spazio.

Francesco De Carlo
Comedian e radio speaker. Ha uno speciale Netflix “Francesco De Carlo: Cose di questo mondo.”

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Foto per gentile concessione dell’intervistato.

Qualche tempo fa nel bel mezzo di un mio spettacolo un ragazzo si è fatto portare da mangiare. Immagina il teatro pieno, io nel bel mezzo del monologo e qualcuno che entra per portare del cibo d’asporto a una persona seduta in platea. A quel punto mi è venuto spontaneo chiedere, ‘Ma chi sei che ti portano da mangiare a teatro? Il sindaco di Palermo? Enrico VIII?’. Da quel momento ho iniziato a citare Enrico VIII per tutta l’esibizione. 

Ma ne succedono in continuazione: una volta mi trovavo in un locale dove per motivi di ordine pubblico non era possibile usare i microfoni. Poco prima di salire sul palco, quindi, si è avvicinato un organizzatore chiedendomi se volessi un carciofo—come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quando gli ho chiesto perché, mi ha risposto: ‘Eh, per tenere in mano qualcosa.’’ Il ragazzo che mi ha presentato e fatto l’apertura dello spettacolo, in effetti, teneva un carciofo in mano. Giuro. Su. Dio.”

Sofia Gottardi
Comedian e attivista. Sui social unisce sensibilizzazione e umorismo.

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Foto per gentile concessione dell’intervistata.

“Una delle cose più assurde mi è successa proprio agli inizi. Ancora minorenne, a un open mic in un locale. Poco prima di salire sul palco, il proprietario si presenta, mi mostra subito dei piatti con su scritto “FAI SCHIFO” e li frantuma per terra davanti a me. 

Scopro poi che mi è andata anche piuttosto bene, dato che poco dopo ad altri comici comincia a lanciare sul palco cose random, piccole come delle tazzine da caffé o improbabili come una scala—ripeto: una scala. Io comunque gli ho chiesto se volesse diventare il mio padre adottivo, e l’ho fatto davanti al mio padre biologico. Perché dai, un coach così—o disturbatore, a seconda dei punti di vista—dove altro lo trovi? 

In generale, mi piacciono le situazioni strane e impreviste. Una volta un bambino ha interrotto un mio show urlando a caso, ‘Bevo piscio di cavallo,’ e io gli ho risposto, ‘Se bevi queste cose a otto anni non oso immaginare alla mia età.’ O ancora, un’altra volta ho redarguito un ragazzo che disturbava in continuazione dicendo: ‘Ti picchierei, se tu non lo volessi da morire.’ Considerando il modo in cui si è messo a ridere mi sa che avevo ragione.

Peggio dei disturbatori dal vivo, poi, sono quelli sotto un mio video di Comedy Central, in cui racconto di essere stata molestata. Tra i commenti, trovi frasi come: “Se una ragazza si veste in un certo modo [certo che] attira le molestie.” Pensare questo è stupido. Stupido quanto un uomo che fa l’ elicottero col pene pensando “Potessi volar via da questa città.”

Daniele Fabbri  
Comedian, scrittore e podcaster. Ha realizzato un Ted Talk in chiave comica dal titolo “Cosa ho imparato dal femminismo.’’

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Anni fa portavo uno spettacolo che si chiamava Contiene parolacce. In pieno agosto abbiamo fatto una tappa all’aperto e gratuita: sono arrivate un sacco di persone curiose, ovvero famiglie con bambini—per nulla il target adatto al contenuto del monologo.

Alla fine però lo spettacolo sono riuscito a farlo lo stesso. È bastato spiegare la situazione—ai genitori più che altro—e chiedere ai bambini di avvicinarsi sottopalco per interrompermi quando volevano. Risultato: lo hanno fatto in continuazione, soprattutto per urlarmi ‘Buuuu’ a ogni parolaccia. L’educazione prima di tutto.

Un’altra volta, invece, ha squillato il cellulare di un ragazzo in sala e mi sono catapultato a rispondere. Era la madre, furiosa e contraria che fosse venuto al mio spettacolo. Ho cercato di dirle che non c’era nulla di male, l’ho pure invitata. Ma niente. Ha declinato, e prima di riagganciare ha aggiunto: ‘Di’ a mio figlio che quando torna a casa lo gonfio.’

Nulla però eguaglia quella volta in cui un ragazzo mi ha aspettato fuori dopo uno spettacolo per propormi di scrivere un monologo sul fatto che sua madre avesse comprato un Sidecar tedesco originale. Non avrei mai dovuto rispondergli ‘Che belli i sidecar, me piacciono.’  S’è accollato per tutto il percorso fino al ristorante. Un errore irreparabile.”

Luca Ravenna
Comico e podcaster. Concorrente nella prima stagione di LOL, adesso in tour con il suo spettacolo “568.’’

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Foto per gentile concessione dell’intervistato.

“Quando ho cominciato a fare stand up i locali non erano pronti a gestire le serate—c’era meno conoscenza del momento, del pubblico, del luogo—e di intoppi ne succedevano in continuazione. Tipo i microfoni che non andavano mai. O quella volta in cui avevano montato il palco di fronte ad una colonna: praticamente tu parlavi al muro e nessuno ti poteva vedere.

In un locale in cui mi esibivo di frequente, invece, ogni tot la gente cadeva risucchiata dentro le proprie sedie. Al proprietario andavano bene così: tutte sfondate da chissà quanto. Ah, i tempi della gavetta.  

Sono tutte esperienze che ti temprano; solo una volta credo di essermi trovato, sempre agli inizi, in una situazione davvero spiacevole.  Durante un open mic sono salito sul palco e una persona tra il pubblico mega ubriaca ha cominciato a rispondere male—era lì per vedere un altro che doveva esibirsi dopo di me. Dicevo una formula che si usa, ‘Avete presente quando…’ e lui continuava a dire, ‘sì sì abbiamo presente, dai vai avanti.’ Mi ha innervosito così tanto che ho dovuto interrompere—però vabbè, capita a tutti di imbattersi in quello che vuole fare un po’ il fenomeno.”

Giorgia Fumo
Ingegnera, comedian e web analyst. Adesso in tour il suo spettacolo,‘’Vita Bassa – il mondo dei Millennial.’’

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Giorgia Fumo – foto di Daniele Salutari (IG:@ilovedannyboy).

Quando introduco un pezzo sulle ragazze che vengono lasciate solitamente dico: ‘Adesso parliamo di cose allegre, chi è che si è appena lasciato?’—e di solito qualcuno alza la mano e ne esce fuori qualcosa di allegro. 

A questa serata, invece, una ragazza in prima fila mi guarda fissa e scoppia a piangere di punto in bianco. ‘Dai su, non fare così, che chi ti lascia poi inizia ad uscire e fa girare di nuovo l’economia,’ è la prima cosa che mi viene da dirle. La situazione non migliora, quindi viro veloce su un altro argomento, e lei si calma. Ho ripreso quella parte del monologo in seguito, del resto stavo lì per far ridere, non per rigirare il coltello nella piaga.

In altri casi, invece, l’interazione con il pubblico crea situazioni da accogliere a braccia aperte. Stavo facendo un pezzo sui matrimoni, e quando ho chiesto al pubblico se avessero aneddoti divertenti da raccontare questa ragazza se ne viene fuori con questa storia in cui gli amici dello sposo avevano cacciato dal ricevimento la band scelta dalla sposa per suonare tutto il tempo al posto loro. Ne ho approfittato per riempire di domande la ragazza—anche perché lo ammetto, io volevo troppo sapere come finiva quella storia e lei era la spalla migliore che potesse capitarmi.   

La cosa più strana che ho visto però è successa durante una serata collettiva. Mentre si esibiva un mio collega una ragazza ha fatto letteralmente irruzione nel locale e ha iniziato a insultare prima alcuni ragazzi che erano tra il pubblico; poi, non vedendo reazioni da parte loro, è passata direttamente al comico sul palco. Sarà durata poco, ma la prima cosa che ho pensato è stata ‘’Adesso parte la rissa.’’

Stefano Rapone
Comedian e fumettista. Adesso in tour il suo spettacolo ‘’ Stefano Rapone- Live Tour.’’

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Stefano Rapone – Foto di Liliana Ricci ( IG: @liliana.no )

“Mi capita spesso di deviare dal monologo per concentrarmi su qualche imprevisto che sta accadendo in sala in quel momento. Una volta mentre facevo un pezzo—in cui in un certo senso mi stavo paragonando a Gesù, tra l’altro—hanno iniziato a suonare le campane della chiesa adiacente al teatro. A quel punto ne ho approfittato per officiare una messa improvvisata chiedendo a tutto il pubblico di alzarsi in piedi, di recitare un Padre Nostro e, mentre c’ero, gli ho fatto pure cantare “Allelujah Allelujah” con tanto di balletto da oratorio. Ma guardati direttamente il video

Un’altra volta, invece, durante una mia esibizione una ragazza si è alzata passandomi davanti ad altezza palco per uscire dalla sala. Ho chiesto ai suoi amici se si fosse offesa ma mi hanno risposto che probabilmente era solo andata al bagno, al che ho risposto ‘Beh, allora aspettiamola’, mi sono seduto e ho messo tutto in pausa finché non è tornata.

La cosa forse più surreale però mi è successa qualche settimana fa, quando una persona del pubblico—che tra l’altro conoscevo, quindi ancora più assurdo—si è infastidita per una battuta e ha prima interrotto lo spettacolo gridando dal suo posto e poi mi ha raggiunto sotto il palco come Will Smith con Chris Rock, per fortuna senza le botte.

Poi ci sarebbe anche quella volta in cui mi hanno detto che mi sarei esibito a un Oktoberfest e invece mi sono ritrovato a esibirmi nel bar di una parrocchia. Lì non ho neanche fatto in tempo a chiedere, ‘Come va?,’ che una signora ha iniziato a rispondere seriamente e dettagliatamente parlandomi di sue cose personali. “Ho capito, approfondiamo questa situazione per i prossimi 40 minuti,” ho risposto—e così è stato. Alla fine è stato divertente.”

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