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Godzilla vs. i disastri del ‘900

Immagine: Godzilla

“Questa è Tokyo, un tempo aveva sei milioni di abitanti. Fino a pochi giorni fa, quello che è successo era al di là di ogni immaginazione.”

Quando, nel 1956, è uscito il primo trailer di Godzilla, gli spettatori non avrebbero potuto fare altro che associare tale descrizione, e le immagini che la accompagnavano, a un olocausto nucleare.

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Il punto era proprio questo—Godzilla è nato per rappresentare il pericolo della catastrofe suprema. La prima volta, il dinosauro anfibio è emerso dal Pacifico per comunicare la paura di un olocausto nucleare. Negli anni, è diventato il simbolo di molti altri disastri. Nel trailer dell’ultimo film con Brian Cranston, per esempio, ci sono fenomeni come alluvioni mortali e l’innalzamento dei mari. Che cosa debba rappresentare questa volta non è così difficile da immaginare.

In effetti guardare i trailer di Godzilla nel tempo—dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda, fino all’11 settembre e infine al riscaldamento globale—è un modo piacevole, per quanto imperfetto, di studiare l’evoluzione dei nostri atteggiamenti culturali nei confronti della tecnologia e delle catastrofi di massa.

In principio, Godzilla era la bomba. Ishito Honda, regista dell’originale Gojira, uscito nel 1954 (e poi rivisitato da Hollywood), ha dichiarato in un’intervista che Godzilla doveva essere l’incarnazione di una bomba atomica, un drago sputafuoco creato per metterci in guardia contro la nostra arroganza.

Claude Estebe, accademico giapponese esperto di cultura visiva, spiega che “Gojira è stato uno dei primi film a ricordare l’esperienza drammatica vissuta dai giapponesi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando i bombardamenti atomici e al napalm hanno ucciso milioni di civili.” Per il Giappone, è stata un’opera terrificante ma catartica. Per milioni di spettatori, specialmente quelli americani, è stato uno dei primi prodotti culturali che parlasse della tragedia di Hiroshima e Nagasaki. 

La marea di imitazioni che seguirono, tra cui i film in stile Godzilla contro Mostro X, sono state fatte con lo stampino: metafora nucleare sotto forma di mostro che commette atrocità sulla popolazione. Sono state incluse anche altre bestie giganti, altri kaiju come Mothra o Rodan, che anch’essi simboleggiavano l’impatto dell’uomo sulla natura.

Quando, col passare tempo, Godzilla e lo spettro della catastrofe radioattiva sono diventati innocui, il ruolo di Godzilla si è trasformato in quello di eroe che protegge la terra da minacce più grandi e pericolose. Come, per esempio, dalle armi robotiche raffigurate in Mechgodzilla, serie di film cominciata nel 1974.

Negli anni ‘70 Godzilla era diventato così inoffensivo da essere l’eroe di un cartone animato per bambini. In un periodo in cui tanti si erano convinti, anche grazie alla politica di Eisenhower, che l’energia nucleare fosse sicura, quello che era stato l’incarnazione della minaccia nucleare era diventato la star sdentata di un programma settimanale. 

Ma tutto è cambiato a inizio anni ‘80, quando l’incidente di Three Mile Island ha ricordato a tutti quanto l’energia nucleare fosse pericolosa. La vera essenza di Godzilla è stata ristabilita nel 1985, quando il film è stato rivisto in chiave Americana. Questa volta con laser e riferimenti alla guerra fredda (il film ha una sottotrama con un sottomarino russo).

Un anno dopo è successo il disastro a Chernobyl.

Dopo una serie di apparizioni negli anni ‘80 e ‘90, Godzilla ha avuto il suo primo grande rilancio americano nel 1998, ed è stato un flop. Basta paragonare i titoli di apertura del trailer all’angoscia che trasmette l’originale.

“Il bersaglio viene verso di noi!” dice un soldato, e poi, “è troppo veloce!” Sembrano le battute di un qualunque film di guerra anni ‘90, come Independence Day, film campione di incassi ugualmente insignificante, prodotto dagli stessi di Godzilla. 

Se non altro, il trailer del 1998, come molti dei film catastrofici di quegli anni, è interessante perché sembra richiamare le scene strazianti dell’11 settembre. I tonfi sulle strade di Manhattan, gli edifici in fiamme, i civili in preda al panico che scappano. Per una volta il disastro di Godzilla preannunciava la realtà, ma non ci ha preparato alla perdita. Forse avrebbe dovuto: erano decenni che quel mostro squamoso distruggeva i grattacieli—perché mai gli Stati Uniti avrebbero dovuto essere immuni al suo terrore?

C’è persino qualcuno che, vista la scena in cui Broderick legge l’ora e le lancette dell’orologio indicano le 9 e 11, ha gridato al complotto.

Ora pare che Godzilla, quello originale, sia tornato. Il mostro raffigurato nel film di quest’anno, che uscirà il 15 maggio nei cinema italiani, ha origini nucleari ma incarna molto di più di una bomba.

L’innalzamento dei mari, le strade allagate: il riferimento qui è l’uragano Sandy, non Hiroshima. Godzilla è per caso diventato il cambiamento climatico?

Le prime righe del trailer potrebbero persino essere un’accusa indiretta ai governi che si rifiutano di accettare la realtà:

“Non ci crede nessuno che quel che è successo era un disastro naturale,” dice Brian Cranston sdegnato. “State nascondendo qualcosa là fuori. Qualcosa che ci farà tornare all’età della pietra.”

Frank Darabont, l’autore di The Walking Dead che ha riscritto Godzilla, ha dichiarato di aver voluto rispettare l’idea originale di Honda, ovvero Godzilla come “forza della natura” risvegliata dall’uomo. Non è sicuro che il più famoso kaiju del pianeta sia inteso come incarnazione del cambiamento climatico, ma è evidente che i disastri climatici facciano parte del nuovo film.

Il trailer si chiude con una citazione dal carattere tipicamente godzillesco: “L’arroganza dell’uomo lo porta a pensare che la natura sia sotto il suo controllo. Ma è vero il contrario.”

Nel 1954, questo significava che sperimentare con la tecnologia nucleare aveva dei rischi di dimensioni mostruose. Oggi significa che sfruttare risorse fondamentali e inquinare i cieli, cercando di controllare l’ambiente—be’, potrebbe scatenare l’ira di Godzilla.