Storie raccapriccianti di persone che hanno decisamente esagerato ai festival

Una caratteristica dei festival—e non sto parlando dei piccoli festival techno che durano un giorno, ma di quelli che prevedono giorni e giorni di isolamento dall’ordinaria realtà—è l’abbassamento dell’asticella di quello che è ritenuto “civile” dalla collettività. Può accadere molto velocemente. Il primo giorno ti mangi l’hot dog che ti è appena caduto per terra, il secondo giorno ti ritrovi a pomiciare con un minorenne e il terzo canticchi seduto sulla tazza di un bagno chimico coperto di piscio, senza nemmeno averla coperta con la carta igienica. Strisciare nello schifo e accettarlo è parte del divertimento, ai festival.

Ma c’è un limite a tutto. Una linea sottilissima tra il divertimento e il sincero disgusto. La giusta reazione a cose così lontane dall’umanamente accettato da risultare semplicemente degradanti. Essere testimone di situazioni analoghe può farti passare la voglia di fare festa e odiare la razza umana. Ecco alcune storie di persone che hanno visto con i loro occhi situazioni in cui il limite è stato decisamente superato.

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POMPA DI SPEED

L’episodio più folle a cui abbia mai assistito durante un festival accadde quando ero ancora un 18enne senza esperienza. Era il mio primo festival in Belgio. Io e i miei amici ci ritrovammo in una parte di campeggio popolata soprattutto di neozelandesi. La nostra passione per la dubstep—che allora era un genere musicale emergente—equivaleva la passione dei neozelandesi per le droghe pesanti a poco prezzo. Mi divertii un casino grazie ai miei amici e alla line-up fantastica.

Una mattina successe un fatto: erano le otto e un gruppo di neozelandesi decisero di svegliare i propri amici con una pompa a pedale, una di quelle vecchie, lente e rumorose che si usano per gonfiare i materassini. Ero ancora sveglio ed ero affascinato dal modo in cui si comportavano sotto l’effetto delle droghe, per cui rimasi a guardare incuriosito. Inserirono il tubicino in una busta piena di speed per poi infilarlo nella tenda attraverso la zip semiaperta. Quindi contarono fino a tre e pomparono con forza il contenuto della busta all’interno della tenda dove gli amici stavano ancora dormendo, creando una nube stupefacente. Quando vidi la terza persona uscire dalla tenda col naso sanguinante pensai: cazzo, ora sono proprio un adulto—Twan, 27 anni

LA LINGUA DISGUSTOSA

Ero a un festival, ed era ormai l’alba, quando all’improvviso realizzai che me la stavo facendo sotto. Corsi a un bagno chimico e senza pensarci aprii la porta, per ritrovarmi davanti una scena raccapricciante: c’era un tizio in ginocchio accanto la tazza che stava leccando la tavoletta. Probabilmente si era appena fatto una striscia e stava cercando di non sprecarne neanche un granello. In qualche modo riuscii a cacciarlo dal bagno perché mi stavo seriamente pisciando sotto. Una volta sulla tazza presi coscienza di ciò che avevo appena visto: tra tutti i posti del mondo, probabilmente quello era l’ultimo in cui avrei voluto essere—Ottoline, 26 anni

IL SEGNO DI SANGUE

Ero al terzo giorno del Lowlands e stavo tornando alla tenda con i miei amici. La notte non avevamo chiuso occhio, quindi volevamo fare un riposino per ricaricare le pile. A metà strada incontrammo una ragazza che sembrava smarrita, in tutti i sensi. Aveva le pupille dilatate come dischi volanti e cominciò a balbettare che aveva il telefono morto e non riusciva a trovare la tenda. Aggiunse di aver perso il suo ragazzo tra la folla e di non trovarlo da tutto il giorno, ma che sperava di rivederlo una volta in tenda. Decidemmo di aiutarla e iniziammo a fare lo slalom tra le tende—che, davvero, sembrano sempre tutte uguali—in cerca della sua. Dopo qualche falso allarme finalmente la ragazza iniziò a urlare tutta contenta: “È questa! È questa!”

Aprì la cerniera, ma dentro non c’era nessuno. Un vicino di tenda disse di aver visto il ragazzo in questione andarsene con una certa Melissa. Il sorriso della ragazza si trasformò di colpo in una smorfia, e cominciò a urlare come una pazza, prendendo a calci ciò che la circondava. All’improvviso accadde l’inverosimile: si alzò la gonna e trionfalmente estrasse un tampone insanguinato che strofinò sulla tenda del presunto traditore. Lì finì la mia compassione per lei. Mi sentii improvvisamente molto stanca. Mi girai e me ne andai senza dire una parola—Lisette, 32 anni

EREZIONE TOSSICA

A Dour una volta vidi un ragazzo che si era inciso tra le scapole le parole CERCO DROGA con una chiave. Pensavo che cose più grevi di così non potessero succedere, ma mi sbagliavo. La mattina seguente, dopo cinque giorni di caldo opprimente e carenza d’acqua, mi svegliai con la sensazione che qualcosa non andasse nel mio stomaco, nel mio intestino e in realtà in tutto il mio corpo. La permanenza lì cominciava a sembrarmi più una scuola di sopravvivenza che un festival, ma a quel punto vedevo la luce in fondo al tunnel. Decisi di sfidare il bagno chimico un’ultima volta. Infilai un rotolo di carta igienica sotto il braccio e mi avviai verso il bagno, offrendo alle ragazze che me li chiedevano alcuni strappi dal mio rotolo.

Mi misi ad analizzare la situazione latrine. Decisi di entrare in quella dove i liquidi perlomeno non raggiungevano il bordo della tazza, quindi immaginate quanto facevano schifo le altre! Coi brividi, e provando una sincera nostalgia per il bagno di casa mia, mi accinsi a fare quello che dovevo. Un po’ sollevato dal fatto che sarebbe stato il mio ultimo calvario cominciai a guardarmi intorno; accanto alla mia testa c’era il pisciatoio. Tra i bicchieri di plastica, su un lato, riconobbi alcuni chiari schizzi di sperma. Nonostante i miasmi tossici del bagno, qualcuno era riuscito a smanettarsi. Non potevo crederci. Chiusi gli occhi per placare i conati di vomito, ma ormai il danno era fatto— Rik, 23 anni

UN “SACCO” DI RISATE

Un sabato sera ero a un festival ed ero conciato malissimo. A un certo punto vidi un tizio che rideva come un matto in mezzo a un gruppo di persone, indicando lo stomaco dell’amico. Incuriosito, mi soffermai a guardarli, fino a quando anche l’amico si mise a ridere. All’improvviso si sbottonò la camicia e tirò fuori una specie di sacca contenete del liquido, e cominciò a farsela rimbalzare sulla testa come un idiota, per poi lanciarla a metri di distanza sulla folla. In quel momento capii che non era una semplice sacca, ma una sacca per la colostomia.

Piscio e merda schizzarono sulle teste delle persone e, anche se non riuscivo a vedere dove fosse finita la sacca, mi dispiaceva un po’ pensare a quelle povere anime ignare che ballavano allegramente la musica del loro artista preferito e all’improvviso venivano investite di merda mi faceva rivoltare. Le persone intorno a me cominciarono a vomitare—per alcuni era chiaramente troppo. Io lo trovavo esilarante. Sarò onesto: l’amico che rideva come un matto ero io, e sono io che ho suggerito il mio amico con la colostomia a farlo—Vincent, 36 anni

Questo articolo fa parte della Guida di VICE ai festival.