Il Kit Kat in Giappone non sono quelle quattro barrette di cioccolata che si danno ai bambini dopo gli allenamenti di calcio. Il Kit Kat in Giappone non è più nemmeno una moda: è una religione.
Ogni tanto – spesso, in realtà – data la mia ossessione nipponica in bacheca mi compaiono esaltanti notizie sui nuovi gusti di Kit Kat arrivati in Sol Levante. Prima faccio una faccia stupita, poi sorrido e alla fine rosico.
L’ultimo in ordine di tempo a creare euforia in tutto il mondo è ovviamente quello al cioccolato Ruby, che viene dalle fave dell’omonimo cacao, con sentori di lamponi e un colore rosa che farebbe sciogliere dalla tenerezza anche Nosferatu. Spoiler: sta arrivando in Europa, cominciate a prenotare le analisi per la glicemia. Prima di lui ci sono stati quelli al sakè e al tè matcha, solo per citare i due più famosi.
Ma torniamo alla vera notizia.
Per l’apertura della nuova cioccolateria nell’aeroporto internazionale di Osaka, Nestlè ha deciso di riproporre il suo gioiello più prezioso in edizione super limitata: il Kit-Kat Sushi.
Le 570 box disponibili andranno alle prime trenta persone che tra il 18 aprile (giorno di apertura dello store) e il 6 maggio spenderanno più di 3000 yen (circa 30 euro) ogni singolo giorno.
Per i matti che ce la faranno, il premio saranno scatole elegantissime che contengono tre pezzi di sushi e due di sashimi: uno con l’effige di Ebisu, dio dei pescatori e della fortuna, e l’altro con la scritta “Ookini”, che significa “grazie” nella lingua religiosa di Osaka (se trovate una cosa più deliziosa di questa ditemelo).
Ogni sushi ha una base di riso soffiato ricoperto di cioccolato bianco e wasabi. Ci sarà un maguro con il cioccolato Ruby per imitare il tonno; un uni, che sarebbe il riccio di mare, fatto con alga dolce e Kit-Kat al mascarpone; e infine l’egg sushi, quello con la frittatina cinta dall’alga. Qui il gusto è quello della banana.
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L’idea del sushi Kit-Kat è nata due anni fa come pesce d’Aprile, ma l’anno successivo c’è stata una release limitata nel primo store nel quartiere di Ginza a Tokyo. E la gente è uscita di testa. Tra pochi giorni la lotta all’ultimo sangue tornerà e mi dispiace solo non facciano un reality ambientato nella cioccolateria per tutti quei giorni (oddio, magari lo faranno pure ora che ci penso).
Ancora una volta sono tentato di prendere il primo volo per Osaka, dormire sulle sedie del gate per venti giorni e indebitarmi fino alla vecchiaia. Meglio di un mutuo sicuro.
Li amo.
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