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Questo tizio è diventato “l’autore” della Gioconda con un servizio blockchain

A meno che non abbiate deciso da tempo di vivere come eremiti sulla cima di una montagna, sconnessi da qualsiasi mezzo di comunicazione (nel caso, lo dico di cuore, buon per voi), avrete notato che “blockchain” è la vera buzzword degli ultimi anni. Dalle più note criptovalute come Bitcoin ed Ethereum — e il miracolo del LOL, DogeCoin — al Fondo Monetario Internazionale, passando per controverse app per il consenso sessuale, meme rari e pedigree di gattini virtuali, sembra che chiunque voglia trovare un modo per implementare la rivoluzione del registro distribuito (pubblico o privato che sia) nel quotidiano.

Di recente, poi, la blockchain è entrata anche nel mondo dell’arte digitale: per artisti, compratori e venditori, infatti, è ora possibile certificare inequivocabilmente diritti di proprietà e compravendite in modo inequivocabile — grazie a servizi come Verisart, KnownOrigin.io o SuperRare.co, tutti basati sulla tecnologia di crittografia.

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Ma cosa succede quando l’opera di cui si rivendica la proprietà non è digitale, ma, anzi, un dipinto del Cinquecento oltremodo famoso — tipo, chessò, la Gioconda di Leonardo da Vinci?

A questa domanda ha risposto quasi per caso Terence Eden, dipendente del Government Digital Service britannico che, dopo aver assistito alla presentazione proprio del servizio Verisart durante l’ultima edizione del GogX — festival dedicato ad AI, blockchain e tecnologie emergenti, tenutosi la settimana scorsa a Londra — ha deciso di provare a registrarsi come autore e legittimo proprietario proprio della Monna Lisa.

“In apparenza, [Verisart] sembra risolvere un importante problema economico — [legato] alla provenienza delle opere e al falso d’arte,” scrive Eden in un post sul suo blog personale, raccontando la vicenda.

Ma cosa succede se invece di certificare una proprietà o compravendita legittima, prosegue Eden, “vendo un falso e tengo l’opera originale nella cassaforte?”

Come Eden sottolinea subito dopo, il problema di far aderire un servizio basato sulla blockchain (ergo digitale) a un bene materiale come un quadro o una statua è che è impossibile “attaccare in via permanente un certificato digitale a un’opera d’arte fisica,” perché “niente può fermare un intermediario senza scrupoli dal sostituire o alterare” l’oggetto in questione.

Per testare i limiti di questa falla teorica, Eden ha provato a spacciarsi come l’autore originale della Gioconda: gli è bastato fornire un indirizzo email e una foto del ritratto presa da Wikipedia a Verisart. Tutto qui.

Sul certificato approvato dal servizio, una foto del volto sorridente di Eden (decisamente scattata nel nuovo millennio) svetta con non poca ironia sulla corretta data di creazione del quadro (1506), mentre un indirizzo blockchain suggella questa improbabile rivendicazione di paternità artistica.

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Ovviamente, sottolinea Eden nel suo post, questo non significa che l’uomo possa entrare al Louvre sventolando una stringa di numeri e lettere illeggibili e uscire con uno dei quadri più famosi della storia sotto braccio.

L’esperimento serve però a dare una misura di come il generale (e vagamente isterico) entusiasmo per la blockchain rischi di farci sottovalutare gli effetti collaterali della sua implementazione. “Poiché la blockchain è immutabile,” scrive Eden, “quella ‘prova’ è lì per sempre, ora. Non devi fare errori quando firmi qualcosa in modo irrevocabile.”

Se poi per l’arte digitale i dubbi sul produrre certificati criptati immutabili possono essere più filosofico-politici, è chiaro che per l’arte classica (e materiale) il mantra “se è certificato sulla blockchain deve essere vero!” rischia di creare equivoci su un piano ben più pratico. Smentire una paternità artistica fasulla — come quella congegnata da Eden — non sarà magari complesso, ma i contratti di compravendita di falsi d’arte registrati irrevocabilmente su un servizio considerato legittimo suonano proprio come una bella rogna.

E per quanto Verisart possa plausibilmente disconoscere un’operazione come truffaldina, il sistema su cui si basa è per sua stessa natura immutabile. Per cui, da qualche parte nella storia dell’umanità, esisterà per sempre la “prova” che Terence Eden è l’autore e proprietario della Gioconda. Con buona pace dell’eterna bisticciata tra italiani e francesi sull’eredità di Leonardo da Vinci.

Tutto molto, molto post-moderno.

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