Ieri sera è andato in onda un servizio delle Iene intitolato “2018: la terra è piatta,” in cui un uomo mascherato afferma che, “Tutti noi siamo stati ingannati fin dal primo giorno, tutti devono sapere che il nostro pianeta Terra non è una sfera, non è tonda: è piatta.” Il servizio si concentra sul terzo convegno internazionale dei terrapiattisti, organizzato lo scorso agosto ad Agerola, sulla Costiera Amalfitana. Anche noi eravamo lì, e questo è il nostro racconto di quella giornata.
Probabilmente avete già sentito parlare dei terrapiattisti: sono tornati alla ribalta da qualche anno in America, dove anche alcuni VIP hanno abbracciato le loro teorie. In Italia il fenomeno ha avuto meno risonanza, forse perché nessun calciatore di serie A si è voluto esporre, ma è comunque presente.
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Per riassumere, i terrapiattisti credono che la terra sia un disco pianeggiante: il polo nord è al centro, il polo sud sta intorno e, essendo formato da un lunghissimo muro di ghiaccio, contiene gli oceani.
Io invece sono un globalista come tanti e tendo a fidarmi abbastanza della “scienza ufficiale”. Il 24 agosto scorso però ho avuto l’opportunità di andare ad Agerola (NA) per la terza edizione del convegno internazionale sulla Terra Piatta, PIANO DI ESISTENZA 3. Per prepararmi, ho provato allora a fare tabula rasa di tutte le nozioni acquisite dai testi scolastici per presentarmi all’evento con una mente aperta, pronta ad accogliere le teorie dei flatearther.
Arrivo al luogo prescelto alle 9 del mattino e, visibilmente entusiasta, riconosco il ristorante che ospita l’evento dalla mappa della terra piatta esposta lì fuori.
Non siamo moltissimi in sala e Roberto Avitabile, uno degli organizzatori, ci spiega che la bassa affluenza di pubblico è dovuta probabilmente a problemi di parcheggio: la sera c’è in programma in paese un concerto di Peppino Di Capri e c’è il tutto esaurito.
Dopo un paio d’ore finalmente si può iniziare, ci sediamo ad ascoltare i relatori e le loro presentazioni. Il primo oratore, Massimiliano Duma, inizia parlando dei raggi crepuscolari. Questi fasci di luce—che solitamente emergono dalle nuvole e sembrano irradiarsi da un solo punto nel cielo—sarebbero la prova che il sole non è davvero distante 150 milioni di km dalla terra, ma circa 1200 km.
La spiegazione ufficiale, ossia che in realtà sia solo un’illusione prospettica, viene scartata a priori: se vedo i raggi divergere, non possono essere paralleli, quindi il sole è vicinissimo a noi. Anche il video in inglese che viene fatto partire ci dice di fidarci esclusivamente dei nostri “ God made senses”.
Nella seconda parte della presentazione, invece, ci spiega che l’acqua tende sempre a disporsi in piano, non si piega mica! Di conseguenza, la terra è piatta. Una slide ce lo dimostra:
Un altro relatore, Albino Galuppini, mette un attimo da parte il terrapiattismo per parlare di uno dei suoi spin-off più popolari: l’esistenza dei Giganti. Tra le prove che vengono fornite, oltre a varie citazioni sulla Bibbia, c’è l’altezza delle porte di cattedrali, chiese e molti altri edifici (compreso il Duomo di Milano). A quanto pare per far entrare un uomo grande ci vuole una porta grande.
L’argomentazione non è nuova e su internet ha riscosso molto successo anche l’ipotesi secondo cui alcune particolari formazioni rocciose, i mesa, sarebbero in realtà ceppi di immensi alberi, abbattuti molto tempo fa proprio dagli stessi omaccioni.
La forma della terra, capisco, è solo la punta dell’iceberg delle teorie che impegnano le vite di molti dei presenti.
L’intervento successivo è quello di Calogero Greco. Calogero ci racconta dell’intuizione avuta guardando un uovo di gallina, della sua forma che rispetta la sezione aurea e del suo significato simbolico di nuova vita.
L’uovo è un simbolo di perfezione cosmica. Ne consegue che l’orbita del sole sulla terra piatta segue una traiettoria ovale, e non circolare, come qualche stolto potrebbe pensare.
Calogero si è anche fatto cucinare dal ristorante due uova sode, per farci capire meglio.
A quel punto le presentazioni finalmente sono terminate. Ho le idee un po’ confuse ma di sicuro è da biasimare la mia totale impreparazione. Per cercare di chiarirmi le idee su alcuni punti sono quindi andato a fare qualche altra domanda ad Albino, Massimiliano e Roberto.
Il primo, bresciano, laureato in scienze naturali all’università degli studi di Parma, si autodefinisce uno dei massimi esperti in materia di allunaggio, vale a dire “della teoria, che in realtà è una verità, che gli sbarchi della NASA sarebbero un falso.”
Con mia enorme sorpresa, la teoria della terra piatta e del falso allunaggio si integrano alla perfezione: “Fanno parte dello stesso schema dell’inganno, perpetrato probabilmente dai poteri occulti che 500 anni fa hanno cominciato dire che la terra è sferica e a costruire la sfera attraverso un processo di back engineering.”
Gli chiedo chi secondo lui voglia nasconderci la verità, e mi viene risposto che la responsabilità è da ricercare in massoni e satanisti, e forse anche in Rihanna, che Albino cita in riferimento al verso di Diamonds in cui dice “We’re like diamonds in the sky”.
“Loro lo sanno,” chiosa, e in breve la discussione diventa politica, con riferimenti alle stelle a cinque punte del M5S—”c’è tanta numerologia lì che uno che sa le cose capisce subito”—e ai flussi migratori, che sarebbero un modo per creare il melting pot e “americanizzarci anche in funzione anti-cristiana.” Anche questo, apprendo, è un piano massonico.
Sfiducia nella scienza, tendenza al complottismo: il quadro inizia a delinearsi. L’ultima domanda che faccio ad Albino è sui vaccini, e mi viene quasi naturale: “io non sono un esperto,” mi dice, “ma da come parlano Montanari e quella gente lì, che non sono stupidi, i vaccini non servono ad una minchia di niente.”
Come capisco, per Albino il complottismo va adottato in toto, e infatti prima di salutarmi critica aspramente tutti quei complottisti che accettano alcune teorie e ne negano altre.
Passo a Massimiliano. A lui ho chiesto prima di tutto come sia diventato terrapiattista: “Ho iniziato a non guardare più la tele. Su History Channel non facevano altro che trasmettere documentari sugli alieni. Quindi mi guardavo in faccia e mi chiedevo, noi siamo figli degli alieni o cosa? Io non mi sento così. Anche nella Bibbia c’è scritto che dovremmo essere a sua immagine e somiglianza, ma non è che ci somigliamo molto noi e questi Grigi.”
Dopo aver abbandonato la tv Massimiliano ha trovato le risposte che voleva su internet. “Da lì ho iniziato a cercare informazioni in rete, mi sono reso conto che la verità la trovo di più in rete.”
Massimiliano è d’accordo con Albino sul fatto che “il globo ci porta alla schiavitù” e che i poteri occulti “rendono schiavo l’uomo che vive nella sua ignoranza.” Quando ti avvicini alla teoria della terra piatta, quindi, “cambia la tua percezione del mondo, ti rendi conto che c’è un Dio. La terra non è un puntino minuscolo nello spazio che non ha senso.” A differenza di Albino, però, Massimiliano vede uno spiraglio: “c’è una massoneria buona che sta spingendo per il risveglio.”
Roberto, l’ultimo a cui mi rivolgo, è un impiegato Anas. Anche da lui cerco innanzitutto di farmi raccontare l’inizio del suo percorso. “È successo tutto per caso. Nel 2005 mi occupavo di telecomunicazione e ipotizzavo una rete a lunga distanza. Nel 2006 viene messa a punto in America la tecnologia mesh, che permette di trasportare internet fino a 35 km, senza fili. Io volevo realizzare questa rete ma sapevo che a 2 metri sul livello del mare, in 35 km di distanza ci sono 70 metri di curvatura terrestre. Visto che le onde possono viaggiare solo in linea retta, capii che la terra doveva essere piatta.”
Roberto è un fiume in piena e dopo poco si avvicinano altre persone per partecipare al nostro dibattito. Un signore gli chiede scherzosamente perché non avesse invitato al convegno Samantha Cristoforetti. Secondo i terrapiattisti tutte le immagini che ci fornisce la Nasa sono false, ”fatte al computer,” e non è difficile immaginare che per molti Samantha sia parte del grande-complotto-per-nasconderci-la-verità.
Il discorso vira lentamente dalla “scienza” alla religione e gli animi iniziano a scaldarsi: è evidente che è l’argomento centrale per tutti i terrapiattisti presenti. Roberto si alza e si avvicina ad una aiuola: “Chi l’ha disegnata questa pianta? Non la vedi che è perfetta? L’essere umano ancora non l’ha fatta ‘sta roba tecnologica.” Provo a chiedere un parere sull’evoluzionismo e un ragazzo, indignato, chiede a me come faccia a credere che “veniamo dal culo di una scimmia.”
Tra la marea di informazioni che mi vengono esposte nei 45 minuti successivi c’è anche che l’eclissi solare è molto probabilmente dovuta all’ombra di un pianeta nero e che dietro il riscaldamento globale c’è, sempre probabilmente, la bio-ingegneria delle scie chimiche.
“Tu riesci davvero a concepire il fatto che tu sia un granellino disperso nell’universo?,” mi chiede Roberto alla fine della nostra chiacchierata. Su questo, forse, siamo d’accordo.
La mia serie di interviste può dirsi conclusa ed è il momento di tirare le somme, partendo proprio da quest’ultimo spunto.
Appare piuttosto scontato che il relativo successo della teoria terrapiattista dipenda quasi interamente dall’enorme potere rassicurante del modello. Dio ci ha piazzati al centro dell’universo > la nostra vita ha un senso > evviva. La semplificazione della realtà è un meccanismo naturale di autodifesa, è consolatoria. Entra in gioco davanti all’immensa complessità dell’universo e della società, alla mancanza di risposte “facili” o alla nostra incapacità di comprenderle o accettarle.
Ed è nella “ricerca” di queste risposte che internet gioca un ruolo fondamentale. Il fascino della scoperta di un “nuovo mondo” viene spostato dal mondo reale alla rete. Il viaggio inizia su Google, dove, esplorando i risultati che tendono a confermare la tua ipotesi, si ha l’illusione di essere sulla strada giusta per la verità. Contemporaneamente, per tutto quello che non si adatta al modello, viene usata la “reductio ad complottum”: la NASA vuole tenerci nascosta la verità insieme a tutte le altre centinaia di aziende aerospaziali del mondo, è ovvio.
È per questo che i terrapiattisti sono un segno del nostro tempo: il revival di questa dottrina riflette l’aumento della sfiducia nelle istituzioni (scientifiche e non), molto probabilmente accentuata della deriva che promuove tra le altre cose la guerra all’élite e il rifiuto degli esperti.
Ma torniamo ad Agerola.
A fine convegno sono infatti previste delle misurazioni “tese a dimostrare che terre e isole sono visibili ben oltre l’orizzonte teorico delineato dalla presunta curvatura terrestre.” Ci spostiamo sul belvedere di Punta San Lazzaro ma, sarà stato per la foschia, ci limitiamo a guardare il comunque splendido paesaggio e la curvatura, questa volta innegabile, di un arcobaleno.
Prima di salutarci Albino conclude l’incontro con una sorta di rituale simbolico: appoggia sul marciapiede un mappamondo ed inizia a spaccarlo a martellate.
La scena mi si svolge davanti al rallentatore e nella mia testa sento risuonare “Also sprach Zarathustra”.
Il globo è distrutto, la terra è salva.