Perché cazzo gli americani non usano il bidet? Una risposta

Dato che, insieme alla cucina e alla storia, il bidet è uno dei vanti più comuni degli italiani nei confronti di chi viene da posti come gli Stati Uniti, abbiamo deciso di riproporre qui un articolo pubblicato dai nostri colleghi di VICE US su Tonic. Parla di bidet visti dal Nord America, e di come forse anche lì la gente un giorno comincerà a usarli. Sì, ci sono voluti secoli, ma è già qualcosa.

I rifiuti solidi umani non sembrano essere una grande idea per un bar, ma l’apertura del Poop Cafe di Toronto, avvenuta lo scorso anno, si è conquistata lunghe file e un sacco di attenzione mediatica. Il locale serve dessert come il patbingsu—una granita di fagioli rossi—in tazze a forma di water, e le emojii con la cacca, in varie forme e dimensioni, adornano tutto il locale. 

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Eppure, l’esistenza di un luogo del genere in America settentrionale non può non apparire strana. Noi americani abbiamo dimostrato innumerevoli volte di essere molto più vulnerabili sul tema rispetto al resto del mondo. Esempio numero uno: viviamo nel medioevo della pulizia del sedere post-cagata. In un mondo che ha fatto suo l’uso del lavaggio dell’ano dopo aver defecato, l’America rimane indietro, aggrappata ai suoi rotoli di carta igienica, nonostante ci siano moltissime prove a dimostrazione del fatto che lavare è meglio che strofinare. Magari siamo ossessionati dall’igiene, eppure per gestire la nostra cacca insistiamo, contro ogni logica, per l’opzione meno igienica. 

Negli ultimi anni varie aziende produttrici di bidet hanno cercato di farsi spazio nel mercato nordamericano—e ci hanno provato con strategie diverse, puntando sulla loro impressionante tecnologia o sulle prove dei benefici che offrono. Ma non sono riuscite a superare la sfida più dura, ovvero il fatto che gli americani, detta molto semplicemente, non sono abituati a investire in servizi igienici, a meno che non ne siano chiaramente sprovvisti. 

“I servizi igienici, in America del Nord, non sono visti come oggetti che migliorano le case,” dice Rose George, autore del libro The Big Necessity: The Unmentionable World of Human Waste and Why it Matters. “Te ne occupi solo se devi traslocare o se quello che hai già si rompe. Ci sono stati dei cambiamenti nell’industria volti a pubblicizzare i sanitari e renderli più desiderabili possibile, oggetti che offrono un miglioramento invece che un ‘acquisto obbligato’, ma si tratta di un processo lento.”

Non è facile trovare statistiche sul numero di bidet nelle case americane, probabilmente perché rimangono molto poco utilizzati. Circa il 22 percento degli arredatori che si sono occupati di bagni nel 2015 si è visto richiedere un bidet, almeno stando a una ricerca della National Kitchen and Bath Association—ma il dato potrebbe essere alterato dal fatto che il gruppo vende prodotti di alta qualità. La dichiesta per i “water intelligenti” della Kohler, un’azienda che produce bagni e cucine, è cresciuta del 50 percento all’anno negli ultimi tre anni, ma uno studio condotto dalla stessa azienda ha rivelato che il 53 percento degli americani, dice la portavoce Katie Dilyard, non è ancora disposto a usare il bidet.

Nel frattempo, riporta Justin Thomas di Metaefficient.com, più del 90 percento delle case in Spagna, Italia e Grecia ha un bidet. E circa il 60 percento delle case giapponesi ha un water la cui tecnologia offre opzioni di lavaggio, come spruzzo di acqua e aria calda.

“Dobbiamo questa nostra usanza agli inglesi,” dice Harvey Molotoch, un professore della New York University e autore del libro Toilets: Public Restrooms and the Politics of Sharing. “Molte convenzioni che caratterizzano lo stile di vita degli americani derivano da loro.”

Per Molotoch, questa complicata relazione nei confronti del bidet potrebbe risalire al 18esimo e 19esimo secolo. “Gli inglesi entravano in contatto coi bidet quando andavano a Parigi, spesso perché lì conducevano uno stile di vita libertino,” dice Molotoch. In particolare, associavano i bidet ai bordelli e alle prostitute—elemento che avrebbe portato a far circondare il bidet da un alone di scabrosità. 

Alcuni avevano anche il sospetto che il bidet altro non fosse che un metodo contraccettivo, dice Molotoch, e questo aumentava l’ansia che il loro uso suscitava. “Erano associati alla frivolezza, la debolezza, l’immoralità e la femminilità, e per questo venivano denigrati,” aggiunge. Queste associazioni ricompaiono talvolta anche nella cultura pop odierna, come in una punchline del film In viaggio con una rockstar e un video comico di Jennifer Lawrence. 

Nel tardo 19esimo secolo, spiega Molotoch, un hotel di lusso di New York aveva deciso di andare in controtendenza facendo installare dei bidet. La reazione pubblica era stata decisamente negativa, e i bidet alla fine erano stati rimossi. “Per moltissimo tempo, nessuno ci ha più provato.”

La ragione di questo rifiuto era anche di tipo logistico: la piccola dimensione di molti bagni statunitensi rendeva difficile far entrare in essi sia il water che il bidet, e il sistema idraulico non era facilissimo da variare una volta che era stato costruito esclusivamente per il water. 

“Più difficoltà ci sono, più c’è bisogno che se ne parli,” dice Molotoch. “E dato che queste cose sono circondate dai tabù, questo parlarne limita ulteriormente le possibilità di cambiamento.”

Eppure le prove a sostegno del bidet non mancano. “Può essere utile per le persone che soffrono di emorroidi, dato che la carta igienica crea irritazioni,” dice il gastroenterologo Partha Nandi. “Le emorroidi possono essere ulteriormente aggravate a causa della frizione esercitata dalla carta igienica, mentre i bidet offrono un’alternativa più delicata.”

I bidet sono associati anche a una più bassa frequenza di infezioni al tratto urinario, perché aiutano a rimuovere i batteri che possono moltiplicarsi alla bocca dell’uretra e nella vescica, dice Nandi. “Mentre l’uso della carta igienica non assicura la pulizia, i bidet possono prevenire infezioni del tratto urinario, offrendo un modo rinfrescante e igienico di rimuovere i batteri e assicurarsi che non si diffondano.”

Una ricerca fatta nel 2013 dalla Michigan State University ha rilevato che solo il 5 percento delle persone si lava le mani per un lasso di tempo abbastanza prolungato da distruggere i germi infettivi dopo esser andata in bagno. Con i bidet, almeno qualcosa viene lavato a dovere.

“L’ho sempre trovato affascinante,” dice George. “Ci laviamo tutte le parti del corpo tranne quelle più sporche.” Mi fa notare che laviamo le auto con acqua e sapone, e compriamo prodotti speciali per lavare i nostri animali domestici—ma continuiamo ad essere avversi all’uso dell’acqua in una delle parti del corpo che avrebbe sicuramnete bisogno di vederla più spesso.

Eppure a quanto pare sono anche i nostri preconcetti sull’igiene e la nostra paura di sembrare sporchi a giocare un ruolo importante nel convincerci a non usare il bidet. Secondo Molotoch, abbiamo un sacco di ansie riguardo alla pulizia dei water che usiamo. Ma a differenza delle scorte di carta igienica, che possiamo tenere nell’armadietto, o delle confezioni di prodotti per la pulizia del bagno che nascondiamo sotto il lavandino, il bidet rimane sempre lì in bella vista, per far vedere a tutti quello che succede nel nostro bagno. 

“Un bidet è percepito come segno di sporcizia,” afferma Molotoch. “E non si vuole rivelare a nessuno di aver fatto qualcosa che richiede, dopo, una pulizia particolare. Perché equivale a mostrarsi sporchi.” 

Come hanno fatto allora i giapponesi, un popolo cortese fino alla morte, a adottare in modo così pieno e spontaneo questa tecnologia per la pulizia del sedere? “I giapponesi sono persone molto introverse, non parlano facilmente di cose intime, ma sono molto espliciti quando si tratta di igiene,” afferma Molotoch.

Non è stato un processo facile, spiega George, e ci sono voluti 60 anni. Alcuni fattori culturali hanno aiutato nella transizione, come ad esempio il concetto giapponese di wabi sari—un termine difficile da tradurre, ma che esprime un concetto che ruota intorno alla purezza e alla pulizia.

“Anche se questa è ovviamente una generalizzazione, in Giappone c’è una pruderia tale per cui un dispositivo che ti pulisce il sedere senza che tu debba usare le mani è diventato incredibilmente popolare,” afferma George. “Ma ci sono voluti decenni di pubblicità e di bidet installati nei bagni degli alberghi così che gli uomini d’affari li provassero e ne volessero uno in casa propria.”

È stato sempre merito del Giappone se la tecnologia nel campo dei water e dei bidet si è evoluta. Cose come la seduta riscaldata, la possibilità di avere un getto d’acqua calda o fredda e l’asciugazione con l’aria calda sono piuttosto comuni nei water giapponesi. Negli Stati Uniti, il massimo dell’evoluzione tecnologica sono i bagni con lo scarico automatico. In Giappone non è raro trovare water con decine di pulsanti diversi. 

Ovviamente, negli ultimi anni anche in Nord America siamo riusciti ad arrivare a parlare apertamente di cacca. Negli ultimi anni, grazie a Squatty Potty, abbiamo visto un unicorno cagare arcobaleni dentro coni gelato. In uno spot di Poo-pourri, un prodotto il cui stesso nome gioca sulla cacca, una ragazza dai capelli rossi con un accento inglese fa la cacca davanti alla telecamera. E un report sull’uso delle emoji pubblicato da Swiftkey nel 2015 ha mostrato come i canadesi, popolo tradizionalmente contrario all’uso del bidet, sono anche i maggiori utilizzatori globali dell’emoji della cacca che ride. 

“Le cose cambiano e spesso i cambiamenti partono proprio dai posti più improbabili,” afferma Molotoch.

Abbiamo anche imparato a parlare di cacca in modo più aperto, sia in senso prettamente medico che in senso sociale. Le pubblicità degli yogurt parlano della sua capacità di “mantenere la tua naturale regolarità.” Trend culinari come il gluten free sono in parte causati da un crescente interesse in materia di salute intestinale. 

La disponibilità crescente di accessori come il bidet a prezzi sempre più bassi potrebbe presto spingerci a cambiare le nostre abitudini. George, ad esempio, è una grande fan del suo Washlet. Lo scrittore David Sax ha parlato in termini entusiasti del bidet di casa sua in un articolo per GOOD. E Tushy sta lanciando una linea di bidet minimalisti e facili da usare per millennial.

“Non è più un oggetto orribile e da vecchi la cui presenza in casa tua ti mette in imbarazzo,” afferma la fondatrice di Tushy Miki Agrawal parlando dei bidet prodotti dalla sua azienda. “È un bellissimo prodotto di design di cui andare fieri.” L’idea è che se il bidet diventa qualcosa di cui andar fieri, la gente dovrebbe anche farsi meno problemi a usarlo e a parlarne. 

“Si spera che bidet meno costosi aprano la strada a sederi più puliti anche in nazioni che non lo usano,” afferma George. “Sinceramente, penso che una volta che cominci a pulirti con l’acqua non riesci più a tornare alla carta igienica.”