Il tedesco Christian Weißgerber ha un passato da neonazista. Negazionista convinto, Weißgerber ha militato nelle fila dell’estrema destra per quasi tutta la sua adolescenza: coordinava gruppi giovanili, suonava in gruppi estremisti e aveva una svastica tatuata sulla gamba.
Alla fine, ne è uscito e si è messo a studiare filosofia. Oggi lavora a Berlino come consulente dell’educazione e traduttore. Ho parlato con lui del suo periodo nelle fila neonaziste e della situazione attuale dell’estrema destra in Europa.
Videos by VICE
VICE: Ciao Christian, qual è la cosa più divertente del movimento neonazista?
Christian Weißgerber: L’odio è divertente, è un ottimo modo per sfogare la rabbia repressa. E ti fa sentire più uomo.
Qual era la tua opinione sull’Olocausto?
Ho attraversato diverse fasi. Per un periodo ho pensato che non fosse possibile che quello che ci insegnavano a scuola fosse davvero accaduto. Poi ho iniziato a credere che le camere a gas non fossero mai esistite; avevo deciso che gli Ebrei stessero strumentalizzando il problema per i propri interessi. Ma alla fine, ho capito che tutto questo non aveva importanza, perché il solo fatto di tenere prigionieri degli esseri umani in un campo di concentramento—di cui anche i più convinti negazionisti ammettono l’esistenza—era già un crimine abbastanza grave. Appurato questo, ho capito che mi stavo allontanando dal negazionismo dell’Olocausto.
Come si fa a credere che l’Olocausto non sia mai esistito?
Si inizia con libri, video e testi sul tema. A un certo punto inizi a convincerti che sei più intelligente degli altri, perché ti sei informato da fonti che gli altri non hanno nemmeno mai consultato.
Cosa speravi di ottenere all’epoca?
All’inizio, quando facevo ancora parte del movimento Völkisch, volevo che il Reich tedesco venisse ripristinato con la sua estensione originaria del 1936, volevo che il settore finanziario fosse capovolto e auspicavo la distruzione delle cosiddette “Logge Massoniche”. Molte di queste convinzioni erano basate su teorie del complotto. Mi sono unito al movimento Autonome Nationalisten (nazionalisti autonomi), una forma di fascismo moderno che riuniva perlopiù i giovani. Volevamo offrire incentivi alle persone straniere perché tornassero nel loro paese di origine.
Non sembra molto diverso da quello che sostengono oggi AfD in Germania e FPÖ in Austria.
Oggi FPÖ e AfD non vengono definiti partiti nazisti, ma le idee che sostengono sono le stesse che avevamo noi, e questo crea confusione. All’epoca, noi non citavamo le politiche razziali e territoriali sostenute dei nazisti, ma comunque rifiutavamo determinati gruppi e predicavamo il ritorno alle tradizioni del paese. È proprio quello che fanno oggi i nuovi partiti di destra, anche se non esprimono la propria posizione allo stesso modo. Riportano sempre la discussione su geografia e confini nazionali, che alla fine sono politiche razziali e territoriali espresse in un altro modo.
Quindi cosa differenzia i gruppi fascisti a cui appartenevi tu dai partiti di estrema destra e conservatori di oggi?
Noi all’epoca avremmo espulso chiunque fosse in Germania da sole due generazioni. Per esempio, anche se tu non eri mai stato in Turchia, ma i tuoi nonni erano nati lì, avremmo fatto di tutto per cacciarti dal paese.
Cosa pensi dello stereotipo secondo cui i neonazisti sono tutti stupidi?
Non è stupido chi non ha conoscenze, ma chi crea costantemente problemi sulla base di un mondo che non esiste. Un esempio è il modo in cui i neonazisti e i populisti di destra sostengono che il mondo occidentale si stia “islamizzando”. Stanno costruendo un mondo immaginario pieno di problemi inesistenti, questo sì che è stupido.
Cosa cambia per un neonazista quando viene pubblicamente denunciato come tale?
Può essere una cosa positiva e negativa al tempo stesso. Di solito quando un neonazista viene “smascherato”, non può più fare propaganda nel quartiere e a volte perde il lavoro. Dall’altro lato, però, questo può rafforzare la sua affiliazione al movimento, perché spesso questi individui vengono celebrati per le attenzioni che ricevono dai media e dagli antifa. Penso che chi denuncia dovrebbe considerare bene i vantaggi e gli svantaggi del caso. Tanto l’estrema destra vince quasi sempre, perché a loro non importa di nulla.
Ti fa ancora arrabbiare se vedi una donna bianca con un uomo di colore?
La radicalizzazione ti condiziona, mente e corpo. Per esempio, alcuni credono che il razzismo sia stupido, ma poi quando guardano un porno e si trovano davanti due persone di razze diverse, si infastidiscono. Ma questo a me non succede.
Ma fantasie di questo tipo non risultano attraenti proprio perché proibite?
Non è così semplice. I fascisti sostengono la profonda convinzione che non devono mai fare sesso con una donna di colore. Ma alcuni lo fanno comunque, e si convincono che va bene così, perché sentono di “addomesticare un animale.” È un modo di pensare molto colonialista.
È concesso ai neonazisti di guardare porno lesbo?
Non posso parlare per tutti. Nella maggior parte dei casi, non è un grande problema. Nella comunità gay, le lesbiche sono la categoria più accettata tra i neonazisti. Verso la fine degli anni Ottanta c’è stato un acceso dibattito nella comunità nazista per stabilire se l’omosessualità fosse accettata o meno.
Alcuni neonazisti dichiararono che erano disposti ad accettare l’omosessualità come un fatto personale—a patto che il comportamento di questi compagni su altri fronti fosse allineato alle esigenze del movimento. Ovviamente ci sono altri gruppi con approcci totalmente diversi all’omosessualità. Ci sono skinhead che considerano le donne tremendamente inferiori agli uomini, al punto da non essere degne di avere rapporti sessuali con loro, giustificando così i loro rapporti omosessuali.
È pericoloso per te parlare apertamente del tuo periodo da neonazista?
Se vogliono uccidermi, possono provarci. Ma pensare troppo mi paralizzerebbe—è così che funziona l’intimidazione. Ora rido quando ricevo minacce di morte su Facebook, perché so che quelle sono proprio le persone che non lo farebbero davvero.
Sei ancora in contatto con la gente che frequentavi in quel periodo?
No, ho perso praticamente tutti gli amici che avevo nel 2011. Alcuni sono rimasti davvero delusi quando ho iniziato a invitarli a gruppi letterari Marxisti.
Ti manca fare parte del gruppo?
Sì, ovvio. Anche se alla fine non condividevo più le loro idee, la solidarietà c’è sempre stata—era come appartenere a una squadra. Senti un forte senso di appartenenza anche se non tutti sono d’accordo sull’esistenza delle camere a gas.
Non sarebbe meglio ignorare del tutto la destra?
È difficile quantificare la grandezza di questi gruppi, perché spesso sono divisi in reti più piccole. Ma in ogni caso, non è la dimensione a determinare l’influenza di questi movimenti. Abbiamo già visto gruppi composti da pochissime persone distruggere la vita di tanti.