Il primo anno dell’università rumena di Medicina a Enna è finito ancora prima d’iniziare

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Questa mattina la Procura di Enna ha sequestrato alcuni locali dell’ospedale “Umberto I” nei quali si svolgevano dei corsi di rumeno.

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Le lezioni, della durata totale di 360 ore e iniziate già il 12 ottobre scorso, erano necessarie per l’iscrizione ai corsi di Medicina e Professioni sanitarie gestiti dall’Università Dunarea De Jos di Galati (Romania), che avrebbero dovuto prendere il via nella stessa struttura il 14 dicembre prossimo, senza però alcun permesso da parte del Ministero dell’Istruzione.

Lo sgombero delle aule è stato programmato “per impedire la continuazione di un’occupazione di cui non si trova alcun presupposto legale,” si legge nel comunicato della Guardia di Finanza.

I corsi di rumeno, ai quali si erano già iscritte decine di persone, erano propedeutici alla padronanza della lingua – da attestare tramite certificato del governo rumeno – e all’iscrizione a dei corsi di laurea stranieri in realtà mai autorizzati da Roma.

Già a inizio settembre, infatti, il ministero dell’Istruzione aveva chiesto l’intervento della procura e diffidato i soggetti coinvolti “dall’andare avanti […] prima di aver chiarito la questione.”

Tant’è che i locali del quarto piano, pochi mesi fa erano stati fatti sgomberare su richiesta dei dirigenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale, mentre quelli del piano terra sono rimasti utilizzabili, e poi occupati dalla Fondazione Proserpina—che ha gestito sin dall’inizio l’arrivo in Italia dell’ateneo rumeno, e si occupava di sponsorizzare le lezioni di rumeno.

È in queste aule del pianterreno che i corsi, poi, sono cominciati lo stesso: al costo di una rata di 2200 euro, i 54 studenti iscritti avevano già cominciato a frequentare le lezioni di lingua, per poi arrivare a pagare circa 9000 euro di retta annuale in totale e vedersi iscrivere direttamente ai corsi di Medicina e Farmacia senza superare test d’ingresso—almeno stando a quanto riferito da alcune organizzazioni studentesche.

Accusa, quella della mancanza di test d’ingresso, rispedita al mittente da Vladimiro Crisafulli, ex senatore PD e attuale coordinatore dem della provincia di Enna, che rientra nella vicenda in veste di amministratore delegato della Fondazione Proserpina. “Ho sentito dire molte inesattezze: il test d’ingresso ci sarà, eccome,” aveva spiegato.

L’atavica questione dei test d’ingresso di Medicina – tema da poco ritornato nel dibattito pubblico – ha portato in questi anni a diversificare le possibilità per gli aspiranti medici, specie se si considera che ancora quest’anno – malgrado ci siano stati 4mila iscritti in meno alle facoltà di Medicina a livello nazionale – in circa 60mila hanno provato ad accaparrarsi i soli 9mila posti disponibili, e i circa settecento di Odontoiatria.

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Se trasferirsi all’estero è infatti ancora un’opzione molto percorsa – specie verso Albania, Spagna e Romania – per via dei maggiori posti disponibili, rimane tuttora un rischio affrontare un anno all’estero—per questioni di costi e – più praticamente – per il fatto che non è sempre automatico ottenere il passaggio a una facoltà italiana di Medicina dopo il primo anno in un ordinamento straniero.

Altro ‘espediente’ comune è l’iscrizione a facoltà affini, come Farmacia e Biologia, per cominciare a frequentare i corsi di base in comune con Medicina e provare a ‘spostarsi’ l’anno dopo—con regole che cambiano da ateneo ad ateneo, e studenti che restano bloccati in caso di bocciatura ai test.

L’alternativa offerta dall’università rumena a Enna, quindi, è apparsa – malgrado i costi non agevoli – un’opzione in più che secondo Alberto Campailla, dirigente nazionale del gruppo di coordinamento per studenti universitari Link, rischiava seriamente di fare della speculazione sul caos degli ingressi alle facoltà italiane, e sulle aspettative degli studenti, un vero e proprio mercato.

“Il Ministero, ignorando per anni la frustrazione e le aspirazione di migliaia di studenti, ha lasciato spazio all’iniziativa della fondazione privata Proserpina,” aveva spiegato a Repubblica Campailla. “Aggirando la normativa vigente, di fatto mette sul mercato la possibilità di accesso alla formazione medica.”

Le persone iscritte al registro degli indagati dalla Procura di Enna sono cinque, tutte coinvolte all’interno del Fondo Proserpina. Le ipotesi di reato sono – a vario titolo – l’abuso di ufficio, l’invasione di edificio pubblico e il falso per soppressione – dato che la fondazione e l’ASP di Enna non hanno effettivamente mai protocollato l’intesa necessaria.

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La fondazione – in realtà neppure un’effettiva fondazione, dato che pare abbia richiesto un riconoscimento formale solo nel settembre 2015 – ha nel proprio oggetto sociale “la promozione del diritto allo studio e al prestazione di servizi alle attività formative di qualsiasi ordine e grado,” e sin dal 2011 si è impegnata a supportare l’Università Kore di Enna.

Pur non essendo formalmente una “fondazione,” tuttavia, Proserpina avrebbe comunque operato in questi anni come società commerciale col nome di “Fondo Proserpina Srl.”

L’ex parlamentare Crisafulli risulta fra gli indagati.


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Foto via Wikimedia Commons