Uomini che mi spiegano le mestruazioni

Negli ultimi anni abbiamo iniziato a discutere più apertamente della cosiddetta period tax, vale a dire lo svantaggio economico legato a prodotti sanitari e medicinali (o giornate di lavoro perse) per tutte le donne che hanno le mestruazioni. Proprio in contrasto al fenomeno, il governo scozzese ha annunciato che, dopo un progetto pilota portato avanti nel 2017, metterà assorbenti gratuiti a disposizione delle quasi 400.000 studentesse che frequentano le scuole e università nazionali.

In Italia gli assorbenti—insieme ad altri prodotti per l’igiene personale e della casa—non sono classificati come beni di prima necessità, e a parte una proposta di Possibile per la riduzione dell’IVA non ci sono stati interventi concreti. Ma anche il dibattito intorno alla questione non è particolarmente confortante. Quando la notizia della Scozia è stata riportata dai media italiani e si è riparlato di IVA su assorbenti, tamponi, coppette e spugne mestruali, tanti uomini si sono premurati di far notare che, ovviamente, “i problemi sono ben altri.” Aggiungendo, in alcuni casi, che se le donne vogliono risparmiare possono sempre usare la coppetta mestrualese vi pesano quei 4 euro a confezione, passate alla mooncup. Discorso chiuso.

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Allontanandoci per un attimo dalla questione period tax e IVA o dall’uso della coppetta, è sugli uomini che hanno espresso questi ultimi giudizi che mi voglio concentrare. Su quanti, sentendosi rispondere che sull’argomento non potevano esattamente dire di parlare con cognizione di causa, si sono indignati perché “non si può più nemmeno dare un consiglio.”

Considerazione banale: le mestruazioni (semplificando e lasciando da parte le distinzioni tra sesso biologico e genere) interessano solo le femmine della specie umana. E le femmine della specie umana sono abituate fin da piccole a veder trattare il loro corpo come se fosse proprietà pubblica: ci spiegano come “valorizzarlo”; come mostrarlo per attirare l’attenzione; come nasconderlo per evitare guai; come modificarlo e mantenerlo per farlo rientrare il più possibile in rigidi e ristrettissimi canoni estetici; come sacrificarlo totalmente anche in caso non fosse in programma ridurlo a un’incubatrice; come non pre(te)ndere mai troppo spazio.

Sullo sfondo di questo continuo martellare, il “consiglio spassionato” su come gestire il ciclo non suona affatto tale: è solo l’ennesimo promemoria che il nostro corpo e le sue funzioni non ci appartengono veramente del tutto, ma per il solo fatto di esistere sono anche automaticamente bersaglio di giudizi.

Corollario della considerazione banale: i maschi della specie umana non hanno le mestruazioni. E quindi quando ci spiegano come gestirle lo fanno sempre da una posizione di relativa ignoranza (“E i ginecologi?”: sì, ne parliamo più avanti). È verissimo che a dare consigli non richiesti anche a chi ne sa più di noi siamo capaci tutti e tutte, ma se il fenomeno non avesse anche un carattere così spiccatamente maschile Rebecca Solnit, autrice di Men explain things to me, non avrebbe coniato il termine mansplaining. Che non avviene ogni volta che un uomo spiega qualcosa a una donna, punto. È mansplaining quando la suddetta spiegazione non è stata richiesta. C’è quindi un modo semplicissimo per evitarlo: prima di offrire un consiglio, basta assicurarsi che sia richiesto—o ben accetto, se offerto spontaneamente.

Dicevamo dei ginecologi, che statisticamente sulle mestruazioni ne sanno più dell’uomo medio: fantastico, è il loro mestiere, sul lavoro possono (e devono!) dare tutti i consigli che vogliono a tutte le pazienti che glieli hanno richiesti. Nelle altre situazioni resta valida l’indicazione di cui sopra.

Nel caso del femminismo credo che l’ostinazione con cui molti uomini difendono questo presunto diritto a “dare un consiglio” derivi anche dal fatto che non riflettono su un’altra banalissima considerazione: letteralmente qualsiasi idea, consiglio, spunto possa venire in mente a un uomo su letteralmente qualsiasi aspetto del femminismo (corpo e diritti riproduttivi, ma non solo), può essere sicuro al cento per cento che almeno una donna ci ha già pensato; ne ha parlato, ne ha scritto, ci ha manifestato, e probabilmente ci ha fatto anche un TED Talk. È una regola che vale praticamente per tutte le discussioni, ma chissà come mai quando si parla di femminismo ce ne dimentichiamo sempre.

Quindi per cortesia, uomini che hanno offerto o vogliono offrire pareri su assorbenti e mooncup: fermatevi e domandatevi se siano davvero così indispensabili da non dover aspettare che ve li chiedano espressamente. A meno che—come alcuni mi hanno detto nei giorni scorsi—sentendo “coppetta” non abbiate pensato al gelato. In quel caso, e senza stare a pensarci su, per me caramello al burro salato con la granella di nocciole; due palline, grazie.

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