L’ufologia moderna nasce convenzionalmente con l’“incidente di Roswell” del luglio del 1947—quando un presunto “disco volante” si schiantò nel ranch di Marc Brazel nello stato del Nuovo Messico, e il ritrovamento venne “occultato” dal governo e dai servizi segreti degli Stati Uniti.
Ogni volta che gli Ufo tornano d’attualità, come sta succedendo recentemente, in Italia riemerge però anche un’altra teoria—che assegna alla penisola un ruolo di primo piano nella storia ufologica.
Videos by VICE
Secondo questa versione, il primo grosso crash di un oggetto volante non identificato sarebbe avvenuto in provincia di Varese nel 1933. Benito Mussolini, al comando dell’Italia da ormai undici anni, avrebbe censurato la notizia e ordinato all’Ovra (la polizia segreta del fascismo) di studiare quello che era successo.
L’avvenimento sarebbe stato secretato almeno fino all’aprile del 2000, quando in un simposio ufologico a San Marino il presidente del Centro Ufologico Nazionale (Cun) Roberto Pinotti ha portato il caso di presunti “X-Files fascisti” in grado di fare luce su questo mistero.
È una vicenda decisamente bizzarra e non troppo conosciuta al di fuori delle cerchie di ufologi, appassionati e canali YouTube di “controinformazione”, in cui i miti del passato si intrecciano con le suggestioni del presente e dove la finzione si mescola con la storia del Ventennio.
Ma partiamo dall’inizio. La teoria vuole che la mattina del 13 giugno del 1933 un oggetto volante non identificato abbia solcato i cieli della Lombardia per poi schiantarsi nei pressi del comune di Vergiate, in provincia di Varese.
L’incidente non è registrato in nessun documento ufficiale dell’epoca, ma per il Cun le autorità recatesi sul posto si sarebbero imbattute in un “velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata da cui uscivano luci bianche e rosse.” I resti sarebbero stati portati in fretta e furia in uno stabilimento della SIAI-Marchetti, poco distanti da lì.
Dentro l’ufo ci sarebbero stati i corpi dei due piloti deceduti, “alti 1,80” e con “capelli e occhi chiari”—anch’essi trasportati nel capannone e conservati sotto formalina.
Il duce, subito informato sui fatti, in un primo momento si sarebbe convinto si trattasse di un “prototipo straniero” e avrebbe ordinato di mantenere la massima segretezza. Nei giorni successivi però, non potendo identificare l’origine del velivolo, si sarebbe ipotizzata la sua provenienza extraterrestre.
A quel punto le indagini sarebbero state affidate a una struttura creata ad hoc, il “Gabinetto RS/33” (dove “RS” starebbe per “Ricerche Speciali”) che radunava agenti dell’Ovra e scienziati—e di cui nella realtà non vi sono tracce. A capo di questo gabinetto ci sarebbe stato l’inventore Guglielmo Marconi (sul quale torneremo più avanti).
In base a questi “X-Files fascisti”,” ricostruisce Gianluca Livia su Oggi Scienza, la task force aveva la propria sede negli edifici dell’università La Sapienza di Roma e intratteneva rapporti “con le figure di spicco del regime.”
A partire dal 1941, sempre secondo la teoria, le ricerche del “Gabinetto RS/33” sarebbero anche state rese accessibili ai nazisti, che dal canto loro avevano già cominciato lo sviluppo delle Wunderwaffen—le cosiddette “armi-meraviglia” del Terzo Reich, ipotetiche sperimentazioni belliche (mai esistite nella realtà) tra cui figuravano anche “dischi volanti” chiamati V-7 o Haunebu in tedesco.
Al termine della Seconda guerra mondiale, i resti dell’ufo di Vergiate e i documenti del “Gabinetto RS/33” sarebbero finiti nelle mani degli Alleati e da allora mai più ritrovati, anche perché—sostiene Pinotti del Cun—“le tre persone a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte: due in incidenti di mare, una suicida.”
I fantomatici documenti riservati del “Gabinetto RS/33” sono stati spediti via posta a partire dal 1996 da una fonte anonima ribattezzata “Mister X.” Non hanno numeri di protocolli, non hanno timbri né alcuna indicazione verificabile. La loro struttura, inoltre, è più simile a quella di una corrispondenza privata piuttosto che a un testo di archivio (anche riservato).
All’epoca anche alcuni giornali (tra cui il Resto del Carlino) avevano ricevuto le missive, ma la scelta era stata quella di ignorarle. Solo il Cun le aveva prese sul serio, pubblicando nel corso degli anni una serie di articoli sulla rivista UFO Notiziario. L’inchiesta completa è stata poi raccolta nel libro Gli “X Files” del nazifascismo.
Per verificare i documenti il Cun ha commissionato una perizia al consulente Antonio Garavaglia, che ne avrebbe confermato l’autenticità. I risultati della perizia sono però fortemente contestati da altre associazioni ufologiche, principalmente perché non vengono spiegate le tecniche e la metodologia impiegate.
Più in generale, è proprio l’intera epopea degli “X-Files fascisti” a non essere ritenuta credibile. Come accennato, non ci sono prove nemmeno sull’incidente di Vergiate, né sull’esistenza del “Gabinetto RS/33”.
Gli unici documenti effettivamente presenti in un archivio sono dei telegrammi, conservati nel Fondo Gabinetto Prefettura dell’Archivio di Stato di Milano ai faldoni 400 e 401. La dicitura recita “atti diversi relativi ad aeroporti, voli, incidenti di volo e sinistri, segnalazioni di aeroplani sospetti,” ma il contenuto parla di sconfinamenti di velivoli stranieri, rilevanti per un regime dal punto di vista controllo militare del proprio spazio aereo; certamente non si riferisce a Ufo né a ritrovamenti alieni.
Per il Centro italiano studi ufologici (Cisu), nato nel 1985 da una scissione proprio all’interno del Cun, la storia dell’“Ufo fascista” è del tutto falsa—o addirittura uno scherzo in cui sono cascati alcuni ufologi. “Sotto il profilo scientifico,” ha detto a Wired Giuseppe Stilo (socio del Cicap e del Cisu), “sono storie imbarazzanti. Qualsiasi storico impallidirebbe vedendo come si ritiene di provare l’una o l’altra cosa.”
Il divulgatore Massimo Polidoro, sia nell’Atlante dei luoghi misteriosi d’Italia che in un video su YouTube, ricorda che “il mondo dell’ufologia da sempre si muove a cavallo tra la fantascienza e il complottismo, ed è stato più volte vittima di burle che poi magari sono sfuggite di mano ai loro creatori.”
Anche se non dovesse trattarsi di uno scherzo, la vicenda dell’“Ufo di Mussolini” è comunque un tentativo di creare una specie di “Roswell italiana”; e infatti, ne ricalca quasi pedissequamente la struttura.
Il “Gabinetto RS/33”, ad esempio, altro non sarebbe che una riedizione del comitato “Majestic 12”—che secondo varie teorie del complotto è l’organizzazione segreta, creata nel 1947 su ordine del presidente statunitense Harry Truman, per tenere i contatti con gli alieni e nascondere la verità alla popolazione.
Anche l’associazione di Guglielmo Marconi al “Gabinetto RS/33” è indicativa. Una diceria popolare di lunghissimo corso lo considera l’inventore del “raggio della morte”, un’arma potentissima che avrebbe costruito in gran segreto nel Centro radioelettrico Sperimentale di Torre Cannuccia (vicino Roma), dove in realtà conduceva esperimenti per la realizzazione di un sistema radar.
La voce—secondo un articolo della rivista Ricerca e Storia—iniziò a diffondersi nel 1935, probabilmente alimentata dallo stesso regime per “glorificare” la potenza bellica e l’avanzamento tecnologico dell’Italia; lo stesso Marconi la smentì subito, mentre la storia vuole che l’arma non sia mai consegnata perché l’inventore avrebbe avuto una crisi di coscienza dopo aver parlato con il Papa.
La leggenda continuò a circolare per diverso tempo: nella biografia del 1973 Mussolini sans masque (“Mussolini senza maschera”) la accreditò persino Rachele Guidi, moglie di Mussolini.
Insomma: il celebre scienziato è sempre stato presente nell’immaginario cospirazionista italiano, e quindi è logico ritrovarlo all’interno di una teoria ufologica ambientata nel fascismo.
E sebbene quest’ultima sia implausibile, è interessante notare come col tempo si sia avvicinata sempre di più all’ucronia, cioè alla “fantastoria.”
In un convegno ufologico tenutosi nel 2017 ad Arona (sul Lago Maggiore), Roberto Pinotti ha “rivelato” che Mussolini—nonostante il “parere contrario” di Marconi—era convinto che i piloti fossero tedeschi. Per questo “il duce credette che sarebbe stato opportuno allearsi con una potenza militare come quella della Germania nazista, capace di produrre un velivolo mai visto prima, piuttosto che averla come nemica.”
A tal proposito, sottolinea Giuseppe Stilo nell’intervista con Wired, il “mito dell’ufo di Mussolini” non riguarda più un “semplice ufo”: è diventato una specie di “grimaldello per una revisione totale della storia della Seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze,” nonché un modo di “leggere in maniera alternativa la scienza, le dinamiche sociali e, in fondo, l’intera realtà.”
In un certo senso, è interessante pensare che l’Italia possa aver avuto un primato così importante nell’ambito di un fenomeno che da decenni cattura l’attenzione di milioni di persone; ma è una cosa, per l’appunto, che può avvenire soltanto nel regno della fantasia.