Cibo

La vera origine del dolce indiano Rasgulla

“Noi dell’Orissa abbiamo sempre ritenuto i rasgulla un nostro dolce tradizionale,” esordisce Swayampurna Mishra, blogger gastronomica dello stato indiano dell’Orissa. “I rasgulla sono sempre stati parte della mia vita, della mia infanzia. Ricordo ancora, anzi, posso proprio assaporare attraverso i miei ricordi i rasgulla che i miei genitori prendevano e portavano a casa tornati dal lavoro.”

I rasgulla sono delle piccole palline di perfezione, dei bocconcini preparati con il formaggio cotto nello sciroppo al cardamomo e poi inzuppati nel succo. È facile ritrovarsi con le dita appiccicose quando li si mangia, ma onestamente ne vale la pena, perché il loro sapore è divino.

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Da dove provengono, però? Beh, la faccenda qui si complica.

I sentimenti d’affetto per i rasgulla scorrono verso i confini di diversi stati. Basta pensare al fatto che, nel corso degli ultimi due anni, due Stati federali indiani (il Bengala Occidentale e l’Orissa), abbiano affermato di detenere la legittima maternità dei rasgulla.

Questa lotta fra Bengala Occidentale e Orissa è iniziata ufficialmente nel settembre del 2015, quando il Ministro della Scienza e della Tecnologia d’Orissa, Pradip Kumar Panigrahi, dichiarò di avere le prove circa il primo luogo di nascita dei rasgulla. Stando alle testimonianze acquisite, i primi rasgulla del mondo sarebbero stati cucinati nell’Orissa più di 600 anni fa, e non nel Bengala Occidentale del 1868, per opera del pasticciere Nabin Chandra Das, come precedentemente ritenuto un po’ da tutti.

Queste affermazioni hanno mosso il Geographical Indications indiano, che ha ritenuto necessaria un’indagine approfondita. I risultati dell’inchiesta sono arrivati finalmente martedì scorso, fugando ogni dubbio sulla reale maternità dei rasgulla: sono nati nel Bengala Occidentale.

La notizia ha scatenato moti di felicità e di disappunto. A mostrare gioia sono stati, ovviamente, gli abitanti del Bengala Occidentale (soprattutto Mamata Banerjee, Primo Ministro dello Stato federato), mentre la tristezza è fioccata dagli animi di molti abitanti dell’Orissa.

“I rasgulla sono parte integrante dell’identità bengalese,” mi racconta Mallika Basu, food writer con base a Londra. Basu, e così altri bengalesi, nutre un amore profondo per questo tipo di dessert. Mi spiega anche che questo diverbio può essere interpretato come una manifestazione dei nuovi desideri di celebrazione della cucina indiana regionale più che nazionale.

“[Per alcuni indiani] un cibo definito come ‘proprio’ diventa un elemento simbolico fautore d’orgoglio verso l’eredità regionale d’appartenenza,” continua Basu. “Questo concetto ci riporta indietro a un altro fattore cardine della cucina indiana: non esiste. Ciò che esiste è il cibo dell’India.”

Tutto si complica quando, nel tentativo di tracciare le origini esatte di una data pietanza, ci si imbatte nella mancanza di documentazioni scritte. “La diatriba sull’origine dei rasgulla non può trovare soluzione perché la cottura del primissimo rasgulla non è mai stata documentata,” mi spiega Krishnendu Ray, capo del dipartimento di Nutrizione e Food Studies all’università di New York. “ In generale le rivendicazioni d’autenticità di un cibo sono semplicemente frutto di trucchi di marketing ben congeniati. E nulla di più.”

Le origini di Ray sono a metà strada, perché sua madre viene dall’Orissa mentre il padre è del Bengala Occidentale. Lui ha vissuto in entrambi gli Stati e quindi non ha una singola squadra da tifare in questa disputa. Paragona i rasgulla alla pasta, che alcuni ritengono sia nata in Italia, altri in Cina. Lui stesso a volte è più propenso a credere sia nata nel Bel Paese, altre in Cina.

“Si tratta di una lite inventata basata semplicemente sull’assunto che le cose possano appartenere solo ed esclusivamente a una popolazione, nazione o etnia. Ma molte cose non sono selettive, solo gli esseri umani lo sono.”