Veri narcotrafficanti messicani commentano ‘Narcos: Messico’

Una scena di Narcos: Messico su Netflix

Attenzione: contiene spoiler.

La quarta stagione di Narcos trasporta gli spettatori nel Messico degli anni Ottanta per raccontare l’ascesa del Cartello di Guadalajara e gli eventi che hanno dato il via alla guerra alla droga nel paese. Guardando la serie, i cui due protagonisti principali sono “El Padrino” Miguel Ángel Félix Gallardo (Diego Luna) e l’agente della DEA Kiki Camarena (Micheal Peña), mi sono chiesto come l’avessero presa i veri narcotrafficanti messicani.

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Perciò, ho fatto ad alcuni di loro una proposta: li ho contattati, ho comprato quello che avevano da offrire, e una volta che arrivavano per la consegna offrivo loro una birra e li invitavo a fare due chiacchiere sulla serie. Loro mi raccontavano dei loro commerci, e intanto cercavamo dei parallelismi tra realtà e serie Netflix. Ecco cosa mi hanno detto.

Lalo*, 35 anni

Io sono cresciuto nel periodo in cui Amado Carrillo Fuentes, “El Señor de Los Cielos”, era il più potente narcotrafficante in Messico. La famiglia di mia madre è di Mazatlán, nello stato di Sinaloa, e io sono cresciuto ascoltando le storie dei narcotrafficanti. In greco narcotikos è una sostanza anestetica o che rende insensibile—una connotazione decisamente meno truce di quella che diamo alla droga noi. Un amico di mio zio fu evirato dopo una storia di droga finita male, ma questa è l’unica vicenda violenta che ricordo dell’epoca. L’idea di darmi al traffico di droga mi affascinava da allora. Per quanto riguarda Narcos: Messico, mi sono piaciuti la fotografia, la storia e l’accento dell’attore che interpreta [il co-fondatore del Cartello di Sinaloa] Rafael Caro Quintero: è un vero accento chinola [originario di Sinaloa]. Mi ricorda mia nonna.

Qualche anno fa ho lasciato l’università per vendere libri e CD usati. Al tempo, un’amica mi aveva offerto un chilo di marijuana a un prezzo stracciato, e io l’ho subito rivenduto a 100 pesos a busta [circa 4,30 euro] guadagnando il triplo di quello che avevo speso. Oggi vendo due chili di marijuana e 230 grammi di morada de Tecate [purple kush] della Baja California ogni 20 giorni circa. Non mi considero un narcotrafficante, più che altro un venditore porta a porta.

Le stagioni “colombiane” di Narcos sono toste, ma non quanto questa messicana. Quando spacci droga hai un sacco di tempo libero per guardare la TV. Mi sarebbe piaciuto essere amico del [narcotrafficante] Cochiloco, sembra un vero pazzo nella serie. I miei zii mi raccontavano sempre di feste assurde al carnevale di Mazatlán, e anche Cochiloco sembra darci dentro con i party! Ricordo che mi trovavo a casa di mio nonno quando mio zio ci disse che era stato assassinato.

El Gordo, 29 anni

Io spaccio cocaina, ma cerco di farlo con la testa. Sono nato a Culiacán, nello stato di Sinaloa. Ho vissuto a Los Angeles fino all’adolescenza, ma poi sono scappato perché ero nei guai con una partita di meth che la polizia aveva sequestrato a causa di un mio errore. Sono dieci anni che spaccio. Guardo Netflix perché a mia moglie piace, e Narcos ha subito attirato la mia attenzione. Andiamo di moda da un po’, ormai.

In Narcos: Messico, c’è un episodio in cui la polizia brucia ettari ed ettari di marijuana di proprietà di Caro Quintero. In qualche modo quella scena mi ha ricordato un episodio del mio passato: una volta, mentre ero in macchina con mia moglie, ci ha fermato la polizia per presunto eccesso di velocità. Mi hanno fatto scendere dall’auto e hanno fatto salire mia moglie su una pattuglia. Quando mi hanno chiesto che lavoro facessi gli ho detto che lavoravo nei campi in California. Al che mi hanno ispezionato le mani, poi un poliziotto ha osservato, “Non hai calli o tagli, hai le mani morbide. Sei un fottuto spacciatore.” Sapevano già tutto ancora prima di fermarmi. Avevano fatto i finti tonti solo per proteggere qualcuno che aveva cantato. È un settore pieno di invidia.

A quel punto, il poliziotto mi ha preso il telefono e ha cominciato a passarlo in rassegna. Appena ha squillato ha risposto, e un cliente gli ha detto qualcosa del tipo, “Mi servono 300 pagine bianche.” Questo ha confermato i loro sospetti, hanno perquisito l’auto e hanno trovato una scatola piena di buste di cocaina, che in genere tengo accanto al motore. Conoscevano anche il mio nascondiglio. Quando ho capito che stavano davvero per rovinarmi, gli ho detto che gli avrei dato 15mila pesos [circa 650 euro] se mi avessero lasciato andare.

Hanno continuato a perquisire l’auto, hanno cercato ovunque. Hanno trovato anche 60mila pesos [circa 2600 euro] che non avevo intenzione di dargli. Alla fine si sono presi 75mila pesos [3200 euro] in tutto. “Tieniti la roba, così la puoi vendere,” mi ha detto quello che sembrava il capo. “Ma se continui a vendere qui dovrai darci 15mila pesos al mese, altrimenti noi ti fermiamo ogni volta che ti incontriamo per strada.” Quella settimana ho cambiato casa e ho dipinto l’auto di un colore diverso. Mi sono sentito fottuto come Caro Quintero, credo davvero che ci siamo sentiti nello stesso modo. Da allora, quando so che ci sono più controlli, per esempio nel weekend, mando mia moglie a fare le consegne, oppure le facciamo insieme e portiamo anche nostro figlio di un anno. Tiene i poliziotti alla larga.

Gisela, 35 anni

Mi sono subito gasata quando ho visto il trailer di Narcos: Messico. Io vendo i funghi coltivati dal mio fidanzato, e marijuana per uso medico che porta da San Diego nei weekend. Vendo solo ai miei amici ed è raro che esca con qualcosa addosso. Narcos non mi è piaciuta molto, mi pareva un po’ macabra. Ma l’ho guardata tutta perché ero curiosa di sapere come funzionava il narcotraffico in Colombia, e come si era arrivati al terrorismo puro. Ho letto Narcoland di Anabel Hernández qualche tempo fa, e ho pensato che sarebbe stato fico guardare una serie e riconoscersi in un personaggio come Gacha [capo del cartello di Medellín insieme a Escobar e ai fratelli Ochoa].

Invece Narcos: Messico mi ha fatto diventare nostalgica dei tempi in cui i fratelli Arellano Félix avevano tutto il potere in Baja California. Il personaggio di Güero Palma è fico, e Cochiloco è davvero uno stronzo—loro finivano sempre sui giornali, al tempo. Mi è piaciuto molto come ha recitato Diego Luna.

All’inizio avevo paura che sembrasse la solita soap opera, ma in realtà è molto meglio. Certo, non siamo al livello dei Sopranos, ma mi è piaciuta. Mi sono rispecchiata in un personaggio, anche se non sono certo alla sua altezza: si tratta di Isabella, che si definisce la Regina del Pacifico perché è nata a Mexicali, come me.

Aaron, 28 anni

Mi sono trasferito sul confine da Cosalá, Sinaloa, quando ero alle superiori. I miei zii coltivavano marijuana, io vendevo cocaina. Per un periodo ho lavorato come cassiere al supermercato per cercare di non destare sospetti tra i vicini, perché mi vedessero andare al lavoro e condurre una vita regolare. Di solito avere una famiglia e soldi ma non un lavoro desta sospetti. Comunque, l’ho fatto per un anno, poi mi sono stancato. Ora vendo cocaina e basta. Quando lavoravo di giorno e spacciavo di notte dormivo pochissimo.

C’è una scena in Narcos: Messico in cui loro sono a una mega festa—la gente si fa di coca, si affolla nelle jacuzzi e partecipa a orge di massa. Quella scena mi ha colpito perché mi è successa una cosa simile la scorsa settimana.

Filete, 33 anni

Chi come noi vive sul confine conosce bene il traffico di droga. È quasi matematico conoscere qualcuno che abbia portato droga dentro gli Stati Uniti o che un membro della tua famiglia sia un narcotrafficante. Sembra uno scherzo ma è così.

Non sono un grande fan di Narcos, ma alcuni episodi di questa stagione mi sono piaciuti. Non ho critiche da muovere. Conoscevo le storie dei protagonisti perché le avevo seguite sui giornali, altri me li ricordavo dentro canzoni che avevo sentito in passato, e anche perché tutti nella mia famiglia hanno sempre raccontato queste storie.

Ho fatto le scuole elementari e medie a Calexico [città della California che confina con Mexicali, in Messico]. Ogni mattina passavo il confine e nel pomeriggio andavo a studiare nella biblioteca del Camarena Memorial a Calexico. Ora che ho visto Narcos: Messico ho capito chi era Kiki Camarena. Anche lui era nato a Mexicali ma viveva a Calexico. Io vendo cocaina e marijuana. Sono un pagliaccio rispetto ai personaggi della serie, ma qualche somiglianza c’è—o almeno, io le vedo. Una volta ho passato quattro mesi in prigione perché mi hanno trovato nel bagagliaio dell’auto 50 scatole di Rivotril. Vendo droga per non dover fare altri lavori merdosi, per questo questa serie mi ha ispirato.

Ulises, 29 anni

Io vendo cocaina, marijuana e LSD. Tutto è cominciato quando ho visto la scena di un film in cui si fumava della marijuana, poi a una festa ho provato e ho deciso di venderla. Con le cose più pesanti, come l’LSD, ho iniziato quando ho scoperto la musica elettronica. Poi ho cominciato a vendere anche quello.

Penso che Narcos: Messico sia interessante perché dà un volto ai personaggi di cui tutti noi abbiamo sempre sentito parlare. Mio fratello aveva tantissimi CD di El TRI, [una rock band messicana] e a me piace moltissimo la loro canzone che si intitola “Sara”. L’ho ascoltata mille volte, ma ho capito solo ora che parla di Caro Quintero. Grazie alla musica ho scoperto anche i narcotrafficanti Don Neto e Miguel Ángel Félix Gallardo.

C’è stato un periodo in cui prendevo un sacco di LSD. Ma stavo iniziando a perdere la testa, come succede a Caro Quintero nell’episodio in cui smette con la cocaina. Il mio cervello era totalmente in tilt: ho iniziato ad avere flashback e allucinazioni; anche quando non prendevo LSD, vedevo demoni e mostri.

*I nomi sono stati modificati.

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