Ti interessa lo skate? Lo Skate & Surf Film Festival è il festival dedicato alla scena skate e surf italiana (e non solo), con film, mostre fotografiche e panel, che si terrà a Milano dal 9 al 12 maggio.
I video di skate sono strani perché non assomigliano ad alcun altro medium sulla Terra. Durano quanto un film, ma non hanno una trama. Sono pieni di gente, ma ognuno recita da solo. Ritraggono uno sport fisico, ma che non è competitivo. Sono tenuti insieme dalla mascolinità ma sotto sotto anche no, perché al loro epicentro ci sono la libera espressione e l’estetica. E il collante di tutto questo, dall’inizio alla fine, è la musica.
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Ho passato i miei primi anni da teenager a Londra nord, in un’area circondata da grigi palazzi residenziali, alte colline e balaustre di cemento. Non ricordo molto di questo periodo della mia vita perché la mia memoria a lungo termine è piuttosto fottuta, ma ricordo di aver passato ore dopo la scuola a mangiare popcorn di pollo KFC da una sterlina e gironzolando attorno al municipio locale andando in skate con i miei amici finché qualcuno non ci cacciava via o il sole non tramontava. Ripensandoci, penso che esistano alcuni mesi di beatitudine—appena prima di superare il picco dell’età adulta, appena prima di prendere coscienza del proprio corpo, appena prima di preoccuparsi del sesso e dello sballo e dei soldi—in cui sei più libero di quanto sarai mai nella tua vita. Spesso penso che questi siano stati i miei. Ma torniamo ai video di skate.
Tornati a casa dopo queste escursioni, io e chiunque si trovasse con me in quel momento ci sedevamo in troppi sul letto a castello di uno di noi, con le nostre ginocchia sbucciate in fila, per guardare un’altra VHS mezza copiata e ricopiata da una vecchia originale presa in un ormai chiuso skate shop del quartiere. Film dei primi anni Duemila come Sorry di Flip, Yeah Right! di Girl, Subject to Change di Osiris, Good and Evil di Toy Machine, Photosynthesis e Almost: Round 3 di Alien Workshop venivano guardati e riguardati in un modo per cui si ha tempo solo quando si ha 13 anni e si è molto annoiati.
I montaggi di riprese in fish-eye di ruote che atterrano sul cemento, corpi che si schiantano su rampe di scale e gente che vola a mezz’aria, ognuno con la propria canzone, avevano su di me un effetto quasi da ASMR. E, un po’ come i videogiochi o le compilation fatte in casa per molti altri, mi hanno fatto scoprire un botto di canzoni e band che non avevo mai sentito prima, formando il mio gusto musicale fino a un punto che andrà ben oltre la mia adolescenza annoiata.
I video di skate hanno ospitato ogni genere di musica fin dall’inizio—raramente seguendo trend prestabiliti—il che rende piuttosto difficile parlarne come di un’unica entità (basta Live After Death di Plan B e il suo inizio con Robbie Williams per toglierti dalla testa questa idea). Ma le canzoni incluse sono scelte appositamente per quel montaggio, come uno spruzzo di colore su un collage. Prendiamo la parte di Jerry Hsu e Louie Barletta in Subject to Change (qua sopra), per esempio. Filmata sulle assolate strade di Barcellona, mentre i due saltano sull’arredo urbano come matti, “Age of Consent” dei New Order fa brillare tutto di ottimismo dall’inizio alla fine, conferendo al clip un senso di nostalgia malinconica prima ancora che questo sia effettivamente passato.
Scegliere quella canzone in particolare per fare da colonna sonora a uno sport associato ai mesi estivi, alla giovinezza e alla spensieratezza ha perfettamente senso perché è una traccia ariosa, frizzante, ma anche un po’ triste (forse per lo stesso motivo “Love Will Tear Us Apart” dei Joy Division fu associata alla parte di Marc Johnson in Yeah Right!, che casualmente mostra alcuni degli stessi luoghi). Non avevo mai ascoltato i New Order prima di guardare Subject to Change, ma fu questo video a spingermi a cliccare febbrilmente sul loro catalogo su Limewire in seguito—e non fu l’unica volta che successe una cosa del genere.
Visto che le sezioni di skate si adattano perfettamente allo stile e al gusto unico di una persona, sono anche spazi in cui far scoprire agli spettatori artisti che potrebbero non conoscere. Non avrei mai scoperto da solo la fantastica, caotica e malinconica musica della band Spell, per esempio, se non per la parte di Ed Templeton in Good and Evil di Toy Machine. Non avrei ascoltato i Mellow, side project degli Air, senza la sequenza sognante di Heath Kirchart in This is Skateboarding. E dubito fortemente che mi sarei mai appassionato alla band psych-pop anni Ottanta the Church se non fossi entrato totalmente in fissa con la parte di Matt Bennett in Suffer the Joy di Toy Machine (qua sotto), in cui ogni movimento che lui fa con il suo corpo è perfettamente a tempo con il jangle melodico e agrodolce di “The Reptile”. I video di skate non hanno una colonna sonora come un film normale; le canzoni non scorrono sullo sfondo—sono in primo piano quanto le immagini; il suono e lo skate s’incrociano in modo unico, più simile a un video musicale che ad altro.
A volte basta ascoltare una canzone una volta per rimanerci sotto, finché non ti rigiri la melodia in testa così tante volte da farla diventare piatta e morta e noiosa (vi è mai successo?). Altre volte, la canzone vi prende alle spalle tramite la forza della familiarità. Se ascolti qualcosa tante volte, senza saperlo l’assorbi e, gradualmente, ogni nicchia e angolino di quella traccia si fa spazio nel vostro cervello come le strade su cui siete cresciuti o la strada da casa al lavoro. I video di skate hanno influenzato il mio gusto musicale in quest’ultimo modo. Spesso non si trattava di canzoni che mi sarebbero piaciute dal primo momento, ma poi quando prendi confidenza con qualcosa finisci per esserci attratto volente o nolente, e questa cosa diventa un altro mattone che costruisce la casa dei tuoi gusti.
Non ho idea di come siano i video di skate di oggi. Sono passati più di dieci anni e da un bel po’ non sento più il bisogno di guardare un gruppo di uomini che saltano e scivolano su ringhiere e rampe di scale in piedi su tavole di legno a rotelle. Il che non significa che non li cerchi su YouTube ogni tanto, quando non riesco a dormire. Avevo totalmente dimenticato la dolcezza di “Only Your Love Can Break My Heart” dei Saint Etienne, finché non l’ho rincontrata come colonna sonora della parte di Johnny Wilson in questo clip Nike del 2015, per esempio. Per quel che ne so, finché lo skate sarà praticato, l’antica arte del video di skate resisterà, e così sarà per le sue colonne sonore. E senza di loro, la mia libreria di musica sarebbe stata molto più vuota.