Immagine di Marta Parszeniew.
Benvenuti sulla rubrica di Warren Ellis, pluripremiato autore di fumetti, romanzi e serie tv. In questa rubrica, Warren prenderà spunto da notizie recenti per trasformarle in visioni su un futuro più o meno prossimo con un livello di accuratezza che si aggira intorno al 99 percento.
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Esiste un mondo all’orizzonte in cui i Google Glass, equipaggiati con tecnologie derivate da Kinect o Leap Motion, costituiscono una popolare piattaforma di gioco. Probabilmente non per molto, però, perché guardando le cose in una prospettiva più ampia, nessuna piattaforma è popolare per lungo tempo. Altrimenti useremmo ancora le consolle Atari, no? La piattaforma a cui mi riferisco non sarà quella dei modelli Google Glass di cui si sta facendo un gran parlare, né quella dei modelli disponibili fra due o tre anni. Saranno repliche di stabilimenti cinesi, gestiti da persone stufe dell’iniziale resistenza di Google a incrementare le applicazioni su Glass.
Ora come ora, l’espressione “Okay, Glass,” combinata con un movimento della mano, attiva l’aggeggio. Per esempio, “Okay, Glass, scatta una foto.” Messa così, la richiesta “Okay, Glass, dimmi che cosa sto guardando” non appare completamente inconcepibile. Ma non solo: si può consentire l’accesso a Google Maps e ai dati di localizzazione delle immagini pubbliche tra gli otto miliardi di quelle presenti su Flickr e di 300 milioni di foto caricate ogni giorno su Facebook, in aggiunta a Google News e Wikipedia.
Per essere un sistema di gioco, fa promesse piuttosto strane. Immaginate gruppi di giocatori che ricostruiscono famosi disordini civili per le strade di una città, come in RIOT, che consente di “giocare” alle insurrezioni di Egitto, New York, Italia e Grecia.
Ma non montatevi la testa. In fondo si tratta di un paio di occhiali, e non susciterà vere rivolte. Inoltre, i sistemi Android sono pieni di falle nella sicurezza e Google dovrà vedersela con “ordinanze preventive” da parte dell’FBI per i dati dei vostri Google Glass. Avete per caso detto “Okay, Glass, riprendi questo scontro di strada”? Avete twittato attraverso gli occhiali?
Ad ogni modo, sapete dove si va a parare. App come Curiosity hanno provato che i giochi multiplayer su smartphone possono funzionare. Riuscirete a vedere gigantesche figure animate saltellare attraverso gli occhiali, che spuntano da dietro un edificio per minacciarvi lungo il noioso tragitto verso il lavoro.
E questo permetterà al tutto di acquisire una popolarità sufficiente a che i Google Glass non diventino utili. Non perché per il pubblico non sarebbero incredibilmente utili, ma piuttosto perché la maggior parte delle persone sceglie di non indossare gli occhiali, se può evitarlo. (Personalmente, preferisco aspettare le lenti a contatto.)
I Google Glass, così come Pebble e il discusso Apple iWatch, sembrano in un certo senso innecessari—l’industria dell’orologeria ha già subito un duro colpo da chi gira con uno smartphone, e ora la tecnologia sembra interessata a “disturbare” quello spazio creando orologi che si connettono via Bluetooth a un telefono. Oggi gli orologiai creano profumi e gemelli per camicie. In effetti, fabbricare occhiali e orologi potrebbe essere a grandi linee l’equivalente tecnologico della vendita di un profumo di marca: concettualmente frivolo, con un prezzo elevato ma rassicuramente, e facile da rompere.
Alcune persone dicono che l’imminente ondata di stampanti 3D condurrà a una discarica di crapject—schifezze inutili che abbiamo stampato solo perché ne avevamo la possibilità, senza aver riflettuto per un momento sulla loro utilità o bellezza. Tanto vale che vi protestiate per i bambini e le loro creazioni con la plastilina. Se volete una “schifenzione” di cui lamentarvi, guardate all’industria della personal technology del 2013, con i suoi orologi che vanno su internet ma che non funzionano se non avete anche un telefono, e i suoi occhiali che molto probabilmente non vi consentiranno nemmeno di dare un’occhiata al mondo reale.
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