Per anni, tantissimi utenti Facebook sono stati dell’idea che l’azienda stesse ascoltando le loro conversazioni. Per anni, Facebook ha negato la cosa bollando il tutto come “teorie cospirazioniste.”
Poi, martedì 13 agosto 2019, Facebook ha ammesso di aver effettivamente ascoltato conversazioni degli utenti. A seguito di un’indagine di Bloomberg, l’azienda ha infatti riconosciuto di aver fatto ricorso a società terze per trascrivere i messaggi vocali scambiati sull’app di Messenger—salvo poi aggiungere di aver interrotto la pratica, almeno temporaneamente.
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“Proprio come Apple e Google, abbiamo sospeso la revisione umana di messaggi audio più di una settimana fa,” ha riferito un portavoce in una comunicazione via mail. La domanda circa le possibilità che la compagnia ricorra nuovamente a questo sistema in futuro non ha ottenuto risposta.
Ma perché Facebook stava ascoltando quei messaggi vocali? Perché, pare, lo facevano anche tutti gli altri. Una fonte di Facebook ha spiegato a VICE News che la pratica “è molto diffusa nel settore tech”—almeno fino a una settimana fa, quando ha iniziato a circolare la notizia che Amazon, Google, Appe e Microsoft erano tutti stati scoperti a conservare e ascoltare audio dai device degli utenti.
Ad aprile, Bloomberg aveva rivelato che Amazon aveva assoldato migliaia di persone per ascoltare le conversazioni tra utenti e gli speaker Alexa. Poi, a luglio, l’emittente belga VRT era entrata in possesso di oltre mille registrazioni audio raccolte da Google, portando la compagnia ad ammettere che quei file erano stati ascoltati anche da persone in carne e ossa. Il Guardian aveva inoltre rivelato che Apple registra le conversazioni tra utenti e Siri con lo scopo di esaminarle per valutare le risposte dell’assistente intelligente.
Una settimana fa, un’indagine di Motherboard ha infine dimostrato che Microsoft stava impiegando persone perché ascoltassero registrazioni necessarie a valutare le performance dell’assistente vocale Cortana.
Tutte queste aziende, incluso Facebook, hanno riferito che i dati erano anonimizzati e impiegati esclusivamente per migliorare le prestazioni dei propri prodotti—e non per ottimizzare le inserzioni pubblicitarie.
Facebook ha aggiunto di aver seguito altre compagnie nel limitare “la revisione umana di audio non pubblici.” L’azienda non ha tuttavia dato risposta a chi chiedeva se le registrazioni avessero coinvolto anche Facebook Portal.
Questa rivelazione è solo l’ultima di una lunga lista di violazioni della privacy che Facebook ha riconosciuto di aver condotto in questi anni—inclusi lo scandalo Cambridge Analytica, che ha compromesso i dati di 87 milioni di utenti, e i 50 milioni di utenti hackerati nel 2018. Solo un mese fa, l’azienda si è accordata con la Federal Trade Commision americana per il pagamento di una multa di 5 miliardi di dollari a seguito di un’indagine sulla privacy degli utenti.
Nel 2018, interrogato dal Congresso americano circa l’eventuale ascolto da parte di Facebook delle conversazioni degli utenti, il CEO Mark Zuckerberg aveva parlato di “una diffusissima teoria della cospirazione secondo cui ascolteremmo cosa succede dai microfoni e lo useremmo per le inserzioni. Non facciamo cose del genere.”