Tutte le foto prese da Women against feminism.
Ero su un taxi l’altra sera, e il tassista era al telefono con un collega. Parlava di un amico la cui moglie era una “pazza” che gli ha “rovinato la vita.” Era scosso al punto da voler continuare la conversazione anche finita la chiamata. “Anche mia moglie ce la sta mettendo tutta per farmi impazzire. Dicono tanto della violenza sulle donne, ma non conosco un uomo che non sia sottomesso alla moglie.” Sapendo già che la conversazione sarebbe degenerata a breve, ho chiesto: “Scusi, ma cosa vuol dire ‘sottomessi’? Sono donne violente?” “Ma non in quel senso, però sono uomini che vengono umiliati. Anche a me succede con mia moglie.” E ancora io, stupidamente, “Be’, può sempre divorziare.” “No, no, stiamo insieme per i figli. I figli di divorziati tendo a divorziare a loro volta.”
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Dopo la parentesi psicosociologica ha continuato, “Certo ogni tanto devo andarmi a sfogare, non so se mi spiego…Ecco. Io non ho mai picchiato mia moglie, anche se avrei avuto più volte tutte le ragioni per farlo.” Dopo aver raccolto la mascella ho chiesto, “Lei sta dicendo che sarebbe stato giusto picchiare sua moglie?” E mentre continuava la sua filippica sulle “pazze”, una voce del mio cervello mi ha detto: “Sei in macchina con uno sconosciuto, ha lui il controllo del volante, ha appena parlato di botte e lasciato cadere un ‘non si se mi spiego.’ Quindi ora tieni il cellulare pronto in mano e chiedi a questo tizio cosa ne pensa di Uber.” In dieci minuti di filippica anticapitalista ero a casa.
Faccio ragionamenti come questo da quando ho 12 anni, quando mi hanno spiegato che a Milano dopo le 9 di sera / ad agosto / se porti la gonna / se hai un appuntamento con un ragazzo / sui mezzi pubblici devi tenere in conto che prima o poi qualcuno potrebbe metterti le mani addosso, o peggio. Il mio saggio di riferimento degli anni delle medie era Come uscire di casa e ritornarci sana e salva, pieno di nozioni utili e PARANOIA VERA, secondo il quale se hai una vagina, oltre gli unisex furti-omicidi-pestaggi hai tutta un’altra serie di reati che possono essere attuati su di te che neanche te ne rendi conto—e se ti capitano forse è perché non hai messo in atto i protocolli DEFCON del caso, quindi è un po’ colpa tua.
L’egualitarismo è una cosa bellissima, lo vorremmo tutti, e siamo sulla strada per arrivarci, è che c’è ‘sta vagina ingombrante che gli sta proprio davanti e non riusciamo a scansarla per arrivarci. Non è il momento per fare a meno del femminismo: finora non c’è stato un modo di crescere i bambini che attivasse la sensibilità di maschi e femmine allo stesso grado di attenzione sugli stessi problemi—esempio: a ogni “stai attenta agli stupratori” rivolto a una ragazza, raramente corrisponde un “quando una ragazza dice no, non costringerla ad avere rapporti con te” rivolto a un ragazzo. È questo che mi piace della terza ondata del femminismo: dopo essersi occupato della parità dei diritti sul lavoro e in politica (prima ondata) e aver denunciato il sessismo e analizzato le differenze tra generi (seconda ondata), ora si sta occupando tra le altre cose dell’educazione dei giovani e dell’approccio dei media ai generi. Non il non depilarsi. Ripeto: il non depilarsi non è un caposaldo del femminismo.
Women against feminism è un Tumblr che esiste da più di un anno in cui inizialmente venivano raccolti commenti dai social network o di siti dedicati al perché il femminismo fosse inutile e fosse preferibile parlare di umanesimo o egualitarismo (con un approccio a volte tendente a CL), che da qualche mese pubblica foto inviate da ragazze che espongono cartelli con scritte le ragioni per cui per loro il femminismo è inutile. Da quando sono apparse queste foto, il sito ha raggiunto una discreta popolarità tra i siti di news americani e non.
Le ragazze di Women against feminism pongono sul piatto temi concreti (tranne quelle della questione del cucinare per i loro mariti, o di aprire i barattoli, o dell’essere oggetto di complimenti—quelle sono solo delle generiche rintronate), ma li considerano slegati dal femminismo, perché quello che è ed è stato un movimento che ha permesso alle donne di avvicinarsi sempre di più a diritti e libertà che da sempre hanno gli uomini viene confuso con tumblr come questo.
Molte tirano fuori una “discriminazione” da parte delle femministe per aver scelto liberamente di stare a casa con i figli. “Scelto” è la parola chiave: qualcuno ha permesso di poter attuare una scelta. Ti giudicano male perché sei casalinga? Scemi loro, per me crescere con una madre casalinga è stato bellissimo—lei è rimasta a casa dopo che le hanno fatto mobbing una volta di ritorno dalla maternità, in un periodo in cui la parola mobbing non si era mai sentita in Italia. Devo spiegare dove entra il femminismo a questo punto della storia o fate due più due da soli?
Come disse Michael J. Fox della sua fondazione per la lotta al Parkinson, io non vedo l’ora che il femminismo diventi completamente inutile.
Questo Tumblr è un fenomeno a suo modo interessante (soprattutto per il numero di ragazze polacche partecipanti, WTF?!), ma non racconta niente del femminismo se non un enorme errore di valutazione, perché se non depilarsi le gambe e dire “Io odio gli uomini” fa di qualcuno una femminista, allora ogni volta che sono stata lasciata ero Simone de Beauvoir.
C’è da dire che tolti i quotidiani online da riempire in qualsiasi modo e i pochi siti che si occupano bene del tema, qui in Italia la vicenda di I don’t need feminism l’hanno seguita quelli che di loro spontanea volontà seguono l’argomento su siti americani.
In effetti il femminismo in Italia è talmente un non-tema che neanche c’è qualcuno che si prende la briga di fare foto con un cartello in cui dice di essere contro. Questo è un problema.
Segui Chiara su Twitter: @chialerazzi