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Fan del Signore degli Anelli commentano la fissazione di Giorgia Meloni per la saga

Giorgia Meloni and lord of the rings - illustration of a blond girl holding a wooden stick, standing in front of a volcano

Certo, Tolkien era cattolico, sicuramente lo si può inquadrare in un ambiente conservatore, ma mai e poi mai lui volle politica nei suoi libri, lo specifica a più riprese nelle sue lettere

A Giorgia Meloni i racconti di Tolkien piacciono un sacco. Una fascinazione che può sembrare casuale, ma che non lo è: l’autore britannico negli ultimi cinquant’anni è diventato un vero e proprio feticcio per i movimenti di estrema destra italiana. 

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Tutto nasce negli anni Settanta, con la pubblicazione italiana de Il Signore degli Anelli. La prefazione della prima edizione è scritta da Elémire Zolla, esperto di storia delle religioni ed esoterismo: secondo lui, il romanzo va inteso come un inno alla tradizione, alla cristianità e alla purezza

In quel momento, la destra giovanile attraversa una profonda crisi d’identità. La distanza con il Movimento Sociale Italiano, il partito fondato nel 1946 da reduci del regime fascista, è sempre più grande; la tradizionale iconografia fascista, inoltre, è ormai stantia.

Il mondo immaginato da Tolkien offre l’occasione di rinnovarsi. Nel 1977, il Fronte della Gioventù organizza il primo “Campo Hobbit”—la risposta di destra al festival del proletariato giovanile che si era tenuto a Parco Lambro (Milano) nel 1976. Da lì in poi nascono band musicali (su tutte La Compagnia dell’Anello), mentre Tolkien viene glorificato in riviste come “La voce della fogna” ed entra in pianta stabile nel pantheon simbolico dell’estrema destra. 

Meloni ha mosso i suoi primi passi politici in questo contesto culturale, e fin da giovane è stata appassionata di fantasy: alla fine degli anni Novanta usava come nickname su Internet “Draghetta Khy-Ry,” e anche quando è maturata politicamente non ha mai abbandonato i riferimenti culturali a Tolkien.

In un’intervista del 2002, ad esempio, aveva dichiarato che “la nostra bibbia è Il Signore degli Anelli.” Quando era Ministra della Gioventù nel 2008 si era fatta fotografare di fianco alla statua di Gandalf. La notte del 25 settembre 2022, a vittoria ormai certa, la sorella Arianna le ha dedicato un post infarcito di citazioni tolkeniane

Come hanno sottolineato Paolo Pecere e Lucio Dal Corso, autori del saggio L’anello che non tiene, l’Italia è di fatto “l’unico paese al mondo in cui si è cercato di conciliare la destra—o meglio il neofascismo—con l’opera di uno scrittore che le bombe nazifasciste le aveva viste cadere sulla propria testa.” 

Ma è pur vero che Tolkien era un uomo del suo tempo, e per quanto abbia preso distanza pubblicamente da questioni come antisemitismo e apartheid, ha anche creato un mondo fantastico in cui esistono razze diverse divise e determinate biologicamente al loro ruolo nel mondo. 

Questo ha aperto e apre a certe interpretazioni, tanto che la presenza di personaggi neri nel cast della nuova serie Gli Anelli del Potere—che non fossero orchi e basta—ha creato recentemente molto scontento tra la frangia più conservatrice dei tolkeniani.

Ora che si è tornati a parlare del tema, anche grazie a un articolo del New York Times, ho chiesto ad alcuni fan italiani di Tolkien cosa pensano della politicizzazione del loro autore preferito.

Andrea Massimi, 25 anni, studente (Roma)

La mia storia di profondo amore e stima nei confronti di Tolkien, che io chiamo “il Professore,” viene da mia madre. Da piccolo mi fece leggere la ormai celebre prima edizione de Il Signore degli Anelli, poi nel tempo ho continuato a leggere e rileggere tutti i testi tipo il Silmarillion, un’opera quasi biblica, così come i suoi testi incompiuti o ritrovati. Questo mi ha permesso di ampliare sempre più la mia conoscenza dell’autore, della sua narrativa e del suo linguaggio.

Penso che quella della destra italiana nei confronti di Tolkien sia appropriazione. Ed è qualcosa che mi irrita profondamente e mi genera grande sdegno.

Certo, Tolkien era cattolico, sicuramente lo si può inquadrare in un ambiente conservatore, ma mai e poi mai lui volle politica nei suoi libri, lo specifica a più riprese nelle sue lettere. Quando la Germania nazista gli chiese le sue origini genealogiche perché era interessata a pubblicare Lo Hobbit, Tolkien rispose per le rime, esaltando il popolo ebraico e rammaricandosi di non avere quelle origini.

Penso che quella della destra italiana nei confronti di Tolkien sia appropriazione. Ed è qualcosa che mi irrita profondamente.

La destra italiana ha voluto leggere quello che voleva nei testi di Tolkien, ha voluto interpretare in modo errato quella degli hobbit come una lotta per conservare le tradizioni della propria gente contro il cambiamento che avanza, che sarebbe Sauron, travisando totalmente un messaggio che resta poetico. È il frutto di una lettura superficiale, qualcosa che è stato chiaro anche guardando i recenti comizi di Giorgia Meloni. 

In quello conclusivo a Roma sono state tirate in ballo citazioni come quella di Aragorn [“verrà il giorno della sconfitta, ma non sarà questo”] che non significano niente estrapolate dal contesto: nel libro si parla di un sovrano che riprende le redini del proprio popolo dopo che era stato oppresso da una forza dominatrice e autoritaria. Cosa c’entra questo con lo scenario italiano? 

Davide Anedda, 21 anni, militante di Fratelli d’Italia (Cagliari) 

Si potrebbe dire che la mia passione per Tolkien sia nata quasi per caso, una decina di anni fa, dalla visione della trilogia de Il Signore degli Anelli. Ma io sono convinto che l’esistenza di ognuno di noi dipenda solo in parte dalle nostre scelte e ritengo fossi semplicemente destinato a far miei i valori morali raccontati in quei libri. Quei valori scorrono nel mio sangue. 

Ne Il Signore degli Anelli emerge una lotta disinteressata per la difesa del territorio e della popolazione. Per me questo è il pilastro della militanza politica di destra, il mettersi a completa disposizione, dedicando sin da ragazzi il proprio tempo e il proprio denaro, estraniando qualsiasi interesse personale per inseguire solo gli interessi della comunità. 

Una politica privata della letteratura, come dello studio in generale, non può risolvere i problemi della nazione, anzi riesce solo a crearne di nuovi.

Credo che i rappresentanti del popolo, come il popolo stesso, debbano leggere e studiare quanti più autori possibile, individuando quelli più vicini e più distanti dalla propria ideologia, per rafforzare le proprie opinioni oppure metterle alla prova con un contraddittorio autorevole. Prendere in prestito citazioni di personaggi illustri è un ottimo strumento per avvalorare la propria tesi. 

Non ci sono strumentalizzazioni nel caso di Tolkien, perché l’autore britannico costituisce uno dei tanti pilastri fondanti del pensiero di destra. 

Alice Blangero, 30 anni, speech writer (Milano)

Sono sempre stata appassionata di fantasy. Cresco come superfan di Harry Potter: in quinta elementare avevo già letto tutti i libri che erano usciti in Italia fino a quel momento. L’amore per Tolkien arriva poco dopo, in prima media. 

Eravamo andati in gita con la scuola e durante una sessione di orienteering un mio amico d’infanzia mi raccontò tutto quello che sapeva di questo Signore degli Anelli, creandomi una sorta di Fomo per cui dovevo assolutamente saperne di più. Nel giro di poco tempo ho letto tutti i libri della saga e mi sono appassionata alla narrativa di Tolkien, una cosa che 20 anni dopo resiste ancora.

Non ho mai avuto la percezione che all’interno de Il Signore degli Anelli, così come in altri romanzi fantasy che ricalcano il folklore dei racconti nordici, ci fossero velleità da parte degli autori di richiamare gli ideali della destra. 

Il fatto che Giorgia Meloni si identifichi nel popolo degli hobbit la trovo una cosa molto curiosa. Non capisco cosa c’entrino con lei queste creature molto tranquille, che fumano l’erba pipa, raccontano storie e non hanno problemi a collaborare e ad allearsi con chi la pensa diversamente. Volendo forzare le cose, l’associazione più evidente sarebbe con i nani e il loro carattere burbero, aggressivo, infastidito dall’altro, quasi razzista verso gli elfi. 

In generale comunque è sbagliato voler cercare a tutti i costi una connessione politica con quei racconti. Il fantasy crea e delinea mondi paralleli in cui è più facile ritrovarsi rispetto alla realtà, sembra spesso che quei racconti parlino di noi in qualunque modo la pensiamo; la realtà è semplicemente che le cose non stanno così. 

Tolkien non è qui con noi a dirci cosa ne pensa, e anzi in passato ci aveva fatto capire che con la destra estrema ha ben poco da spartire.

C’è anche un problema di lettura e interpretazione superficiale, di mancanza di profondità. Credo poi che Giorgia Meloni si sia lasciata un po’ trascinare dalla sua passione per Il Signore degli Anelli, ma trovo anche ridicolo che ci si interroghi realmente sull’esistenza di un reale collegamento tra Tolkien e la destra. 

Manca un contraddittorio: Tolkien non è qui con noi a dirci cosa ne pensa, e anzi in passato ci aveva fatto capire che con la destra estrema ha ben poco da spartire

Nicolas Gentile, 38 anni, pasticciere (Chieti) 

Il mio rapporto con Tolkien nasce il 14 febbraio 2000, quando con la prima connessione Internet vedo un banner pubblicitario che diceva che di lì a un anno sarebbe uscito il film de Il Signore degli Anelli

Nel giro di un solo anno ho letto tutti i libri di Tolkien ed è stato amore a prima lettura. Con i film, l’amore si è trasformato in ossessione. Mi sono anche messo a organizzare eventi nel mio paesino in Abruzzo: all’inizio eravamo in pochi, poi sempre di più.

Oggi questo rapporto con Tolkien è ancora fanciullesco. Lo vivo come un bambino che sogna la Terra di mezzo. Proprio per questo sto costruendo in Abruzzo una contea dove si possa vivere come gli hobbit, in modo bucolico e all’insegna di ideali di tranquillità, pace e serenità. 

In tutto questo non c’è spazio per la politica. In Italia negli anni Settanta la destra ha accalappiato il fantasy da cui la sinistra si teneva lontana, perché lo considerava un genere per ragazzini. Questa infatuazione della destra deriva probabilmente dal fatto che Tolkien nei suoi scritti si rifà a molti ideali romantici, a un passato mitologico, a eroi. 

Il paradosso è che negli Stati Uniti la stessa cosa la stavano facendo gli hippie: due realtà completamente opposte a livello politico e di ideali avevano preso lo stesso mondo e gli stessi scritti di Tolkien, nello stesso periodo, per metterli al servizio di due visioni completamente opposte. 

Questo ritorno del tema oggi con la vittoria di Giorgia Meloni, grande fan de Il Signore degli Anelli, è una bella cosa in sé; però la realtà è che non ci si può impossessare di Tolkien per fare discorsi politici.

Le sue sono storie universali. Tolkien è per tutti.

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