Giacomo, nome d’arte di Yakamoto Kotzuga, è una mia vecchia conoscenza. Oddio, non troppo vecchia dato che ha una decina d’anni in meno di me e ci siamo conosciuti dal vivo non più di sei mesi fa, quando l’ho sentito suonare live la prima volta. Non potevo essere più felice di sapere che avrebbe suonato il 17 aprile, domani cioè, in accompagnamento a uno dei musicisti più interessanti degli ultimi anni, Forest Swords, che tira giù i muri col suo live.
Allora Yak, dimmi com’è stato iniziare mandando in giro le tue tracce e arrivare dopo nemmeno un anno a suonare in festival importanti e con musicisti come Forest Swords.
YK: Dunque, ho sempre suonato in giro prima, suonavo la chitarra in un po’ di gruppi, poi due tre anni fa ho iniziato a smanettare, ascoltare qualcosa di elettronica, ho preso familiarità con i programmi e più in generale con il mondo della musica elettronica. Un annetto fa ho iniziato questa cosa come Yakamoto Kotzuga e tra l’altro tu sei stata una delle prime persone a cui ho mandato le cose che facevo.
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Oddio, questo mi riempie di orgoglio. Sono il tuo Pippo Baudo! Il tuo Claudio Cecchetto!
È vero! Dai meglio Pippo Baudo.
Ma che cosa facevi nelle tue band precedenti?
Dai 14 anni avevo un gruppo punk rock, ci chiamavamo Edward The Crow. Comunque anche adesso in realtà ho una band, siamo più genere post-rock, guarda è anche appena uscito un EP. Ci chiamiamo We Are Tigers.
E invece Yakamoto? Mi avevi detto che hai scelto di chiamarti così per una gag che hai con i tuoi amici, di giapponesizzarvi i nomi.
Esatto, infatti è così. Un nome nato per uno scherzo. Insomma, dopo il primo EP per Bad Panda le cose si sono mosse, in qualche modo. Poi è arrivato il secondo EP, per Highlife Recordings, Lost Keys and Stolen Kisses, e adesso sono al lavoro sul primo LP. Pensa che sono riuscito a trovarmi un posticino, quasi uno studio, anche se è un po’ troppo definirlo tale. Una specie di buco in cui però posso fare musica, così non ho più la camera piena di robe.
Oddio, quindi non sei più un producer da cameretta.
Sì insomma, è lo stesso una cameretta, ma almeno non ci dormo.
Non aspettarti di vedere uno studio gigantesco finché non diventi come Timbaland.
Eh lo so.
Ora ti faccio un ragionamento da vecchia. Quando io avevo vent’anni c’erano tre o quattro case discografiche a cui mandare un demo che ti producevi da te, pagavi per andartelo a registrare in uno studio, poi lo mandavi a questi pochi baluardi menosi della musica alternativa e speravi che ti cagassero. Molto spesso non era così. L’alternativa era suonare live più possibile e questo comportava date in cui pagavi per suonare o feste cumulative di gruppi emergenti in cui ogni band doveva vendere più biglietti possibile per essere piazzata a un orario decente. Ora sembra che le cose siano cambiate, anche grazie a Internet, no?
Sì, per me la condivisione su Internet è stato fondamentale, anche i contatti con le case discografiche son tutti nati via mail, in questo senso Bad Panda è stata un’ottima cosa. Io la seguivo già da prima di uscirci e lavora molto bene secondo me, ha un sacco di uscite interessantissime di artisti super emergenti, ma anche alcuni belli grossi. A me ha dato un sacco di visibilità uscire per BP, soprattutto sul web. Poi con la questione anche delle creative commons gira tutto meglio, la musica gratuita si condivide di più.
Non sei triste di aver dato i tuoi brani in pasto al mercato gratuitamente?
No anzi sono contentissimo. Anche perché non è che spero di fare ancora i soldoni coi dischi.
Anche io sono molto contenta della tua scelta. Magari però se inizi a fare il rapper puoi fare i dollaroni. Senti com’è andata con Ghemon?
Guarda, gli avevo mandato una mail dicendogli che mi sarebbe piaciuto un sacco collaborare con lui. Oh, qualche giorno dopo mi ha chiamato e mi ha detto “cavoli, sto finendo il mio mixtape, manca molto poco, facciamolo!” E così è stato.
Cioè vuoi dirmi che lui stava già preparando Aspetta Un Minuto e tu ti sei inserito? Che tempismo però.
Sì, che culo. Poi abbiamo fatto tutto in qualche giorno, son stati giorni molto intensi, ma belli, ho dovuto riarrangiare il mio pezzo, l’abbiamo messo a posto perché non era proprio un beat.
Quindi è bello lavorare con un rapper?
Sì guarda non so come sono gli altri, ma Ghemon è una bella persona, lui mi ha lasciato molta libertà, ma mi ha anche dato un sacco di dritte che mi hanno fatto super piacere, ho imparato cose nuove. E poi comunque, cazzo, Ghemon io me l’ascolto un sacco.
Cosa ti stai ascoltando adesso?
Il side-project rap di King Krule, Sub Luna City.
Vedi che anche lui fa il producer rap? Senti, ora parliamo di come affronterai questa stagione di live.
Eh, sto cercando di fare le cose per bene. Vorrei sempre tenere la chitarra nei live, poi vorrei anche puntare sul lato visual, ampliarlo, voglio che ci sia, oltre che la parte musicale, anche qualcosa di bello da vedere.
Sì, anche Forest Swords la pensa come te mi sa, tant’è che gira con un bassista e ha dei visual molto potenti, almeno così era quando l’ho visto un paio di anni fa. Senti, che cosa farai adesso, a parte i festival?
Sto iniziando a produrre il mio primo disco, in studio. Uscirà in autunno per La Tempesta dischi e sarà anticipato da un singolo quest’estate. Nel frattempo sto ancora sperimentando vari generi, ma sono sicuro che la parte strumentale sarà importantissima anche in questo caso. Voglio fare un bel lavoro. Poi, a parte questo, mi piacerebbe mollare architettura e iscrivermi a sound design.
Cosa ti aspetti dal Node?
Eh, non ho dubbi che sarà una figata. Io spero che sia decente anche il mio set.
Ne sono sicura.
Vi consigliamo quindi di andare a sentire Yakamoto Kotzuga e Forest Swords alla preview del Node di domani sera, al Mattatoio di Carpi. Per il resto, tenete d’occhio il programma del festival perché, oltre a quelli qui sotto, ci sono altri artisti TBA.