Música

Rkomi ci ha raccontato Ossigeno, il suo non-libro

La prima volta che incontrai Rkomi fu nel suo quartiere, Calvairate, ormai quasi due anni fa. Rimanemmo un paio d’ore a parlare al tavolino di un bar e lui si aprì a qualsiasi domanda gli mettessi di fronte. Credo fosse una delle prime vere interviste che gli capitava di fare. La “piccola parte di ego” che lo aveva portato a fare “Dasein Sollen” era ancora una tenua luce all’epoca. In lui ronzavano timidezza e ardore, silenzio e rumore, racconti di amicizia e auto-pacche sulle spalle per convincersi che quello che stava facendo era la cosa giusta da fare, sia sul palco che sulla traccia. Non c’erano certificazioni e contratti, non esistevano tour e instore. Le canzoni erano ancora poche.

Oggi, a luglio 2018, sappiamo che quella tenua luce non era quella di un semplice fiammifero. “Più conosci e più ti poni dubbi”, mi disse Rkomi allora, spiegandomi perché un giorno gli sarebbe piaciuto iscriversi a psicologia, e con il passare dei mesi le sue canzoni si sono rivelate essere praticamente un corso universitario in autocoscienza. “Se sei il primo a crederci è come una droga”, diceva ai tempi per darsi la spinta. “Avevo un sogno così grande da riempirci una stanza”, ricordava pieno di speranza in “Fuck Tomorrow”, poco prima che tutto questo cominciasse. “Il mio stupido sogno”, diceva della sua carriera in “Io in Terra”, come a mitigarne la forza che si era finalmente palesata. Stava diventando reale. Era già reale.

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Il disco di platino è arrivato a inizio luglio, come un guizzo argenteo, ad annunciare l’estate. Il ricominciare della bella fatica che è la musica dopo un periodo d’aria, quella che dà il nome ad Ossigeno. Che non è propriamente un libro, ma un’altra cosa che Mirko spiega bene nel capitolo 12, “Colonna sonora”:

“Questo EP, così come questo libro, è dunque uno sfogo, l’ennesimo tentativo di mettermi in gioco. Mi è sempre stato detto che scrivo per immagini, così per una volta ho voluto che questi dipinti che mi dicono che creo fossero nero su bianco, alla portata di tutti.”

Scritto insieme al nostro Tommaso Naccari, Ossigeno racconta Mirko in un periodo di transizione. C’è dentro tutto ciò che lo ha portato fino a qua, dal quartiere al rapporto con i suoi amici e collaboratori, dai grandi come Marracash e Noyz Narcos che hanno riconosciuto il suo valore al microfono passando per le paranoie legate ai live e al rapporto con l’alcool. Le canzoni, allo stesso modo, sono un ponte tra passato, presente e futuro. L’amico di una vita, Tedua. L’amico e attuale compagno di etichetta, Ernia. Lo slancio oltreconfine, l’assurda collaborazione con l’eroe del funk proibidão MC Bin Laden nata completamente a caso.

Quando me ne deve parlare, Mirko è provato da una lunga giornata di promozione. Il senso di pace e condivisione di quella conversazione a Calvairate è impossibile da ricreare: siamo in un contesto ufficiale, stiamo seguendo un programma, ci sono impegni e appuntamenti da rispettare. Tutti segnali di un maggiore riconoscimento del valore dell’arte e del discorso di Mirko: un buon prezzo da pagare se in cambio otteniamo un maggiore riconoscimento per il valore della sua arte e del suo discorso. “Un filo conduttore si creerà da solo”, mi aveva detto due anni fa, parlandomi dei suoi progetti futuri. Quel filo si è fatto spessa corda, una di quelle che permettono alle barche di approdare, ai velieri di fendere le onde.

Noisey: Io in Terra è nato in parte a Tenerife mentre Ossigeno ha visto la luce a Valencia. Perché tornare in Spagna?
Rkomi: Seriamente, per il colore. E ho un amico che parla molto bene lo spagnolo, e io ho girato tre o quattro città nella mia vita prima della musica. Quindi perché no? Alla fine ha portato bene, quindi…

Tu e Tommaso come avete lavorato al libro?
Spensierati, un po’ in casa, un po’ in giro, un po’ in ristoranti. Si parlava e si tirava giù, otto volte su dieci si registravano cose e nella mia follia questo bravo ragazzo ha riordinato un po’ tutto, a volte percependo prima di me quello che volessi spiegare.

L’introduzione parla di come Ossigeno non sia né un libro né “un tentativo di sfruttare un personaggio che ha un pubblico molto affezionato per far sì che questo possa mettere una bandierina in ogni mercato possibile”. Tu che rapporto hai con i libri-delle-persone-famose?
Ti dico la verità, non ne ho mai letto uno. Ho letto quindici libri seri, con tutto il rispetto. Partivo da cose che in quel momento mi potevano appartenere, ora come ora sto leggendo Il fuoco dal profondo di Carlos Castaneda perché sento di avere bisogno di qualcosa del genere. Io non sono un gran lettore, per carità, sono un ignorante che si approccia alla lettura. Il primo è stato L’alchimista perché mi venne consigliato, ho letto due pagine, mi ci sono rivisto e mi ha svegliato un attimino. Mi ha dato uno schiaffetto, per quanto non sia Nietzsche.

Resta che Ossigeno non mi sembra una biografia, che sarebbe potuta essere letta come precoce data la tua età, ma il racconto di un momento di transizione.
E poi c’è tanto Mirko dentro, nonostante io parli di quello che stia vivendo parallelamente. Quindi farlo in questo momento a me è servita anche come scusa per respirare un attimo, per quanto poi siamo partiti per rilassarci poi abbiamo lavorato ugualmente. Un po’ perché abbiamo registrato, un po’ perché abbiamo girato un video, un po’ perché abbiamo scritto gran parte del progetto stesso. Ma volevo staccare un attimo.

“La penna rimane unicamente la mia, non voglio certo perdere ciò che di buono mi ha insegnato il rap. Passare in due anni a scrivermi i testi in cameretta a lavorare con autori che hanno creato con i grandi artisti italiani delle grandi hit è un passaggio coi controcoglioni.” – Rkomi, Ossigeno

Nel capitolo 12 racconti la tua esperienza di lavoro con un autore, Dardust, che ha contribuito alle melodie dei tuoi pezzi. In quest’ottica, come hai vissuto personalmente la polemica su Quentin Miller, il ghostwriter di Drake?
Io ho sempre odiato la cosa in generale, i testi li scrivo io e mi incazzo se qualcuno osa dire il contrario. Ma da interno ti dico, ‘sti grandi cazzi. Se uno ha una voce incredibile e ha una carriera di tutto rispetto, vedi Drake, arrivato a un certo punto non può ripetersi. E quindi che ci siano gli autori!Magari io tra qualche anno scarseggerò un po’, e allora perché non avere un ausilio parallelo sui testi? Certo, mi auguro di non arrivare mai a questo punto. Ma parlando degli altri: se uno ha una bella voce e porta della luce interessante, perché no?

In un post su Instagram, tratto dal libro, hai parlato della differenza tra rappare e scrivere una canzone.
Mi sono trovato in studio a rendermi conto di questa cosa. Ci saranno molti episodi dove il rappato ci sarà, ma in un modo un po’ più cantato… non so bene come definirlo. Sto semplicemente facendo presente che ho voglia di rappare, ma anche di fare altro. E se voglio rappare davvero so di essere unicissimo. Non è ego ma preparazione, formazione, ascolti. So quanto posso dare.

Sono stato felicissimo di vedere il feat di MC Bin Laden nella tracklist, lui è un pazzo e un personaggio fondamentale per la scena sudamericana. Mi racconti com’è nata la cosa?
Sebbene non ne abbia una grande cultura, la musica come la sua mi prende molto bene. Ho visto che suonava in Italia, a Milano e Parma. Non sono andato al live, ero ad una cena bello ubriaco quando mi hanno detto che c’era lui in studio e ci sarebbe stata la possibilità di beccarsi. Così abbiamo fatto, ci siamo salutati e lui probabilmente nemmeno sapeva che io rappassi. Stava mangiando una cifra di panini con i suoi collaboratori quando parte questo beat. Non ti nego che ero in un momento di grande svago, in quel periodo. Sono arrivato alticcio ma cosciente. Da cosa nasce cosa, io rappo una strofa a caso su un beat e lui mi fa una storia su Instagram. Nasce un feeling artistico, questo scrive un ritornello e grazie al traduttore cominciamo a capire chi siamo l’un l’altro. E così è nato il pezzo.

Ricordo che salivo completamente sobrio sul palco e quella situazione mi rincoglioniva. […] Era come avere cinquanta luci puntate negli occhi, che non ti permettono di capire e comprendere nulla. Per questo l’alcool mi sembrava la scelta migliore. Oggi se vieni a un live non mi spacco più, sono io a spaccare te. – Rkomi, Ossigeno

Dato che ne hai parlato tu, volevo dirti che il capitolo in cui parli del tuo rapporto con l’alcool è davvero bello e toccante.
A una certa volevo addirittura toglierlo, ma in un momento di coscienza ulteriore mi sono detto “Ma, no perché?” È un capitolo che ti indebolisce ma ti rafforza, e io non ho mai avuto problemi a farmi vedere debole.

Elia è su Instagram.

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Vai a vedere Rkomi dal vivo qua:

11.07 Rimini, Altromondo Studios
14.07 Milano, Ippodromo di San Siro, Holi Dance festival
20.07 Torre annunziata (NA), Oplonti
30.07 Rapallo (GE), Villa Tigullio
18.08 Termoli (CB), Teatro Verde
23.07 Forte di Vinadio (CN), Balla Coi Cinghiali
25.07 Quartu Sant’Elena (CA), Tattoo Convention
01.09 Treviso, Home Festival
12.09 Porto Cervo (SS ), Spiaggia Li Capriccioli

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