Ordinanze e fucili: i migliori sindaci-sceriffo del Veneto

Giancarlo Gentilini. Via

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In principio era il “Vangelo” del sindaco della Lega Nord Giancarlo Gentilini, e il “Vangelo” ha dominato Treviso e buona parte del profondo Veneto per circa vent’anni. Attraverso le dichiarazioni contro immigrati (“bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile”), “culattoni” (per cui servirebbe la “pulizia etnica”) e qualsiasi altra “minoranza”, per tutta la durata del suo incarico Gentilini ha rappresentato il protitipo del perfetto sindaco-sceriffo.

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La sua era politica è finita poco più di un anno fa, e nonostante fuori dal Veneto ci sia la tendenza a considerare questi personaggi come una semplice espressione del “folklore” locale, emuli ed eredi di Gentilini continuano a spopolare in tutto il Nordest.

Recentemente si è parlato parecchio del nuovo sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e della sua decisione di sbarazzarsi dei libri “gender.” Ma il caso Brugnaro, ovviamente, non è l’unico e non sarà di certo l’ultimo. Qui di seguito, dunque, ho fatto una breve rassegna dei sindaci veneti in carica che in questi ultimi anni si sono distinti per le loro battaglie e dichiarazioni, riuscendo anche a guadagnare l’attenzione delle cronache nazionali.

Massimo Bitonci, Lega Nord, sindaco di Padova

Se si dovesse riassumere la carriera politica di Massimo Bitonci probabilmente basterebbe una sola parola: ordinanza.

Nella sua precedente carica di sindaco di Cittadella (provincia di Padova), Bitonci aveva fatto parlare di sé nel 2007, quando partorì l’ordinanza “anti-sbandati“—un provvedimento che imponeva un reddito minimo di 5mila euro annuo per ottenere la residenza nel comune. Un anno dopo, venne il turno dell’ordinanza “anti-borsoni,” poi quella “anti-riviste porno” nelle edicole. Nell’estate del 2011 arrivò l’ordinanza “anti-kebab,” motivata dal fatto che quegli alimenti “non fanno parte della nostra tradizione e della nostra identità.”

Concluso il mandato a Cittadella nel 2012, Bitonci passa un anno al Senato come capogruppo della Lega Nord. Poi, nel 2014, si candida alle amministrative di Padova e sconfigge l’amministrazione uscente di centrosinistra, portando per la prima volta la Lega al comando della città.

Com’era ampiamente prevedibile, Bitonci si mantiene fedele alla sua linea: le nuove ordinanze impongono la chiusura di alcuni negozi etnici, contrastano l’accattonaggio, bloccano la celebrazione del Ramadan nelle palestre pubbliche e, più in generale, puntano a difendere il “decoro.” Appena insediatosi, inoltre, Bitonci annuncia che “tutti gli edifici e le scuole” devono dotarsi di “un bel crocifisso obbligatorio regalato dal comune.”

L’iperattivismo del nuovo sindaco non passa inosservato. A settembre del 2014, in vista dell’approvazione del nuovo regolamento di polizia urbana, il Corriere della Sera descrive Padova come “la città dei divieti.” Tra questi, giusto per fare qualche esempio, c’è quello di “mostrarsi in pubblico in abiti che offendono il comune senso del pudore,” oppure quello di “cogliere fiori, salire sugli alberi, strappare foglie e rami, danneggiare in qualsiasi modo le piante in aree pubbliche.”

A ottobre del 2014, Bitonci decide di emanare un’ordinanza “anti-ebola” per vietare “la dimora a Padova, anche occasionalmente, di persone provenienti dall’area africana, se non in possesso di certificato attestante lo stato di salute.”

Purtroppo per lui, nel dicembre dello stesso anno il Tar boccia l’ordinanza. Gli va meglio nell’aprile del 2015, quando riprende la sua crociata contro i kebab, disponendo la chiusura alle 20 dei kebabbari che si trovano nei dintorni della stazione dei treni.

Joe Formaggio, lista civica Sviluppo Berico, sindaco di Albettone (Vicenza)

Joe Formaggio con il cartello anti-rom. Foto via Facebook

Fino a poco tempo fa, nessuno aveva la più pallida idea di chi fosse Joe Formaggio. Per i mezzi d’informazione locali era uno dei tanti “sindaci-sceriffo” della provincia veneta, principalmente perché aveva raccontato di dormire ogni sera “col fucile in camera da letto e i proiettili sul comodino.”

Poi è arrivato il caso del benzinaio Graziano Stacchio. Sin da subito il sindaco di Albettone si è gettato a capofitto sulla vicenda: prima stampando le magliette “Io sto con Stacchio;” poi lanciando un fondo di solidarietà e proponendo la “legge Stacchio“; e infine, mostrandosi sempre in prima linea nei vari collegamenti televisivi da Ponte di Nanto, il comune vicentino in cui c’è stata la sparatoria tra Stacchio e i rapinatori.

La vera “celebrità” arriva lo scorso aprile, quando Formaggio fa affiggere un cartello stradale di “divieto ai nomadi” (poi rimosso dai carabinieri) ed emette un’ordinanza “che vieta a rom a sinti la permanenza nel comune vicentino, pena multe da 500 euro e la rimozione forzata della roulotte.” L’iniziativa non è vista di buon occhio dall’Unar (Ufficio nazionale anti-discriminazioni) e da Graziano Stacchio, ma in compenso gli vale il sostegno di Matteo Salvini.

Da lì in poi, fermare Formaggio è semplicemente impossibile. Il sindaco apre una pagina Facebook, è ospite fisso in televisione, rilascia interviste e si candida al consiglio regionale del Veneto in una lista civica che appoggia il governatore Luca Zaia.

Cristiano Zuliani, Lega Nord, sindaco di Concamarise (Verona)

Uno status del sindaco Zuliani su Facebook, scritto sotto pseudonimo. Via.

A novembre del 2014 Cristiano Zuliani, il sindaco della Lega Nord di Concamarise (Verona), aveva scritto sul suo profilo Facebook che “i rom vanno termovalorizzati.” Lo status era una sorta di risposta a un’intervista alla presidente della Camera Laura Boldrini: “I rom vanno valorizzati, dire che rubano è come dire che tutti gli italiani sono mafiosi.”

Alle prevedibili polemiche suscitate dal suo status, Zuliani ha risposto con queste parole: “Non mi sento assolutamente razzista, nella nostra scuola ci sono anche bambini marocchini e quando vado a visitare le classi mi salutano con affetto.” Insomma, conclude il sindaco, “è un po’ come quando allo stadio si urla simia o mona all’avversario, termini utilizzati comunemente verso chi sta dall’altra parte.”

Giuseppe Pan, Lega Nord, sindaco di Cittadella (Padova)

Il commento di Giuseppe Pan dopo gli arresti degli indipendentisti veneti nell’aprile del 2014.

Qualche mese fa, in una discussione nel gruppo Facebook “Sei di Cittadella se…” contro i nomadi che sostano lungo il fiume Brenta, un cittadino aveva incalzato così il sindaco, Giuseppe Pan: “Strano che un comune leghista come Cittadella non faccia nulla. Pan dove sito? Magnito skei e basta? [ Pan dove sei? Mangi soldi e basta?]”

La replica di quest’ultimo, riportata dal Mattino di Padova, non si fa attendere, e viene conclusa dalla frase “Visto che i lager non ci sono e tanto meno i campi rom, se vuoi provare tu!” Per difendersi dalle successive critiche, Pan si è giustificando spiegando di voler “dire proprio il contrario, i lager per fortuna non esistono più e il nazismo è ben lontano. Io, a differenza di chi chiacchiera e basta, sto cercando una soluzione concreta.”

Più recentemente, Pan ha argomentato così il suo netto rifiuto all’eventuale arrivo di profughi in zona: “La nostra posizione è chiara, nessuna disponibilità ad accogliere immigrati, soprattutto nella case private perché queste presenze creano promiscuità che la nostra popolazione non vede bene.”

Loris Mazzorato, lista civica “Un sindaco del popolo veneto,” sindaco di Resana (Treviso)

Loris Mazzorato intervistato da Repubblica.it

Eletto per la prima volta nel 2009, Mazzorato è stato rieletto nel 2013 a capo di una nuova lista civica, dopo aver fatto cadere la giunta per aver partecipato alla messa in onore di Erich Priebke celebrata dal prete lefebvriano Florian Abrahamowicz.

Oltre a essere un fervente indipendentista (indossa la fascia veneta al posto di quella tricolore), il sindaco di Resana ha anche partecipato attivamente alle proteste dei Forconi sia nel 2013 che nel 2014. Ma in zona è conosciuto soprattutto per un altro motivo: Mazzorato, infatti, è un adepto di Scientology. “Ho cominciato a conoscere Scientology quando avevo 13 anni,” ha detto in un’intervista. “Aderivano anche i miei genitori. Oggi ne ho 50, il codice etico è valido e mi ispira nell’attività amministrativa.”

A dire di Mazzorato, comunque, il suo stile di vita non crea alcun fastidio ai suoi cittadini—anzi: “Non mi avrebbero rieletto, tutti sanno chi sono, io sono trasparente. Da 27 anni sono vegetariano, l’ho appreso dagli Hare Krishna. Ancora: dai Testimoni di Geova ho appreso che non bisogna eseguire un ordine se va contro i miei principi, e la nostra battaglia per l’autodeterminazione del Veneto va in questo senso.”

Riccardo Szumski, lista civica “Insieme per Santa Lucia,” sindaco di Santa Lucia di Piave (Treviso)

Riccardo Szumski (al centro) durante un comizio indipendentista a Treviso. Grab via YouTube

Se il sindaco di Resana ha preso parte alle proteste dei Forconi, in un’altra parte del Veneto c’è un sindaco che nel corso di un consiglio comunale del 2013 ha brandito un vero forcone. Si tratta di Riccardo Szumski, medico e primo cittadino di lungo corso (lo è stato anche dal 1994 al 2002) del paese trevigiano di Santa Lucia di Piave.

Da qualche anno a questa parte, inoltre, ogni 2 giugno il sindaco di Santa Lucia lista le bandiere del municipio a lutto e rifiuta di partecipare ai festeggiamenti della Repubblica. Il motivo? Semplice: “Non vi è alcun motivo di celebrare ricorrenze ove si festeggia il boia,” ossia lo Stato italiano.

Naturalmente, anche Szumski è un convinto indipendentista. Nell’ottobre del 2014, ad esempio, ha partecipato a un comizio in piazza dei Signori a Treviso—organizzato da Plebiscito.eu, la stessa associazione che ha promosso il ” referendum” sull’indipendenza del Veneto—esordendo con queste parole: “Dobbiamo andarcene da questo Stato che non funziona e non potrà funzionare e non ha speranza, perché ha un cancro famelico al suo interno che lo governa da sempre: la dittatura burocratica romana.”

Luigi Brugnaro, lista civica “Brugnaro sindaco,” sindaco di Venezia

Luigi Brugnaro mentre si fa un selfie alla manifestazione “Sì Grandi Navi” del maggio 2015. Foto via Facebook

L’ultimo arrivato nella nutrita schiera dei “sindaci-sceriffo” veneti è sicuramente il nuovo sindaco di Venezia. Imprenditore, proprietario di una squadra di basket e candidato alle ultime elezioni amministrative con un lista civica sostenuta dal centrodestra, Luigi Brugnaro è riuscito a battere il candidato del Partito Democratico Felice Casson ( dato per favorito nei sondaggi) ed espugnare una città che il centrosinistra governava ininterrottamente dal 1993.

Brugnaro, che si autodefinisce “renziano” e si considera “né di destra né di sinistra,” ha mostrato sin da subito di avere le idee chiare su quali debbano essere le reali priorità della città.

Dopo le dichiarazioni sul’emergenza migranti, Brugnaro si è occupato del “degrado urbano” e il turismo di massa. Ovviamente l’ha fatto a modo suo— correndo. Verso la fine di giugno, Brugnaro ha fatto un sopralluogo a Mestre con i vigili, imbattendosi in due spacciatori; secondo le cronache si sarebbe messo a rincorrerli, senza però riuscire a raggiungerli.

Il copione si è ripetuto pochi giorni fa a Venezia, dove il sindaco si è avventato su alcuni turisti brasiliani “colpevoli” di aver posteggiato l’automobile di fronte a un albergo per scaricare i bagagli. “In tanti anni non ho mai visto una scena del genere,” ha poi dichiarato il titolare dell’hotel, “e mai avrei pensato che il protagonista potesse essere il primo cittadino.”

L’atto più clamoroso della nuova amministrazione veneziana, tuttavia, è la decisione di ritirare da asili e scuole dell’infanzia i fantomatici “libri gender” e i libri “genitore 1 e genitore 2″—49 testi sovversivi dai titoli di Piccolo uovo, Milly, Molly e tanti papà e Il pentolino di Antonino . La motivazione ufficiale è che questi libri “trattano argomenti che non devono essere affrontati dalla scuola, ma dai genitori.”

Una decisione del genere non poteva non sollevare proteste e polemiche; ma Brugnaro sembra comunque intenzionato ad andare avanti per la sua strada e sconfiggere una volta per tutte i poteri forti del gender.

Menzione speciale: Mirco Lorenzon, Lega Nord, assessore alla Protezione Civile della Provincia di Treviso

Mirco Lorenzon è un assessore provinciale, ma la sua proposta gli ha conquistato un posto in questa lista. La premessa è che in Veneto da molto tempo si parla di risolvere il problema delle nutrie—roditori di grosse dimensioni—che danneggiano argini e sponde dei corsi d’acqua. Ecco: per liberarsi di questa piaga, Lorenzon ha suggerito di mangiarle tutte. “Posso capire che l’idea possa dare fastidio,” ha dichiarato, “ma è sbagliato. È una carne pregiatissima che all’estero consumano senza problemi.”

Qualche settimana dopo, Lorenzon ha fatto una cena a base di nutrie in un ristorante della provincia trevigiana. E in un’intervista al Gazzettino non ha nascosto la sua soddisfazione: “Ci siamo ritrovati con una decina di amici e un cuoco di un noto ristorante che ha cucinato le nutrie in umido.”

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