Quanto resiste una droga nel tuo corpo e cosa combina mentre viene espulsa

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Droga

Quanto resiste una droga nel tuo corpo e cosa combina mentre viene espulsa

L'abbiamo chiesto a un po' di esperti.

Tutte le sostanze, legali e illegali, producono una qualche alterazione in chi le assume. E non mi riferisco soltanto ai cambiamenti nella personalità durante una serata a ballare, giusto per fare un esempio. In questo post mi riferisco infatti agli organi interni di un essere umano: l'intestino, il cervello. Che conseguenze ha su di essi il consumo di droga in base a frequenza e quantità? Vi siete mai chiesti quanto rimane una sostanza nel nostro organismo, e come interviene su ogni sua parte in quel lasso di tempo?

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Prima di provare a rispondere a queste domande è necessario chiarire una cosa. Questo articolo parte dall'assunto teorico che la sostanza X generi l'effetto per cui è destinata. Sappiamo tutti che nella pratica ciò che consumiamo non è mai al cento percento puro, e come è già stato spiegato su queste pagine, per esempio, ciò che ai nostri occhi può presentarsi come semplice cocaina è in realtà un mix di cocaina e decine di adulteranti e diluenti.

Detto ciò, e per sapere cosa succede quando introduciamo la suddetta sostanza nel nostro organismo, ho parlato con tre dottori colombiani: Guillermo Alonso Castaño, esperto di dipendenze e membro del comitato investigativo di Salute Mentale nella Universidad Ces di Medellín; Jairo Telléz, tossicologo e direttore del dipartimento di Tossicologia della Universidad Nacional de Colombia, e Ana María Giraldo, dottoressa e chirurga specializzata in dipendenze.

Tutte le illustrazioni di Natalia Mustafá.

PRIMA DI TUTTO: COSA SUCCEDE AL CERVELLO?

"Il consumo funziona un po' come una scala," dice il dott. Castaño. "Le prime volte non genera problemi. Ma, senza rendersene conto, le persone che sottostanno a una serie di condizioni—un'ipersensibilità cerebrale o neurologica, una storia famigliare di abusi di sostanze o problemi mentali, disordini affettivi, scarse capacità sociali, contesti particolarmente avversi in cui l'uso delle droghe è molto elevato—possono finire per sviluppare dipendenza." Si tratta comunque, in tutti i casi, di un terreno molto scivoloso.

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Non è una questione matematica. Con questo voglio dire che non tutte le persone che provano una determinata droga si trovano a diventarne dipendenti. Ma quando assunte—escluso il caso in cui qualcosa vada storto—le droghe producono piacere, e questo piacere, assieme alle emozioni che ne derivano, è ciò che porta ad assumere più droga.

Quando il consumo comincia a ripetersi e a farsi più frequente, le strutture cerebrali vanno ad alterare il loro funzionamento, e lasciano una specie di ricordo nel circuito cerebrale della ricompensa, che fa sì che le persone tornino a voler consumare.

"È come se il cervello imparasse: la prima volta non so bene quali sono gli effetti delle droghe. Quando ne consumo, imparo cosa aspettarmi la seconda volta, la terza o la quarta," dice Castaño.

QUANTO IMPIEGA LA DROGA PER ESSERE ESPULSA DAL CORPO? 

Il fatto che l'effetto passi, non significa che le droghe non siano ancora nell'organismo. "Una volta che la sostanza ha esercitato il suo massimo effetto, ne dà altri," dice Ana María Giraldo. Per esempio, nel caso dell'alcol, che è una sostanza il cui effetto è conosciuto da tutti, ci sono la nausea e il mal di testa del giorno dopo, e soprattutto la disidratazione e il lavoro extra del fegato.

Una volta che sai ciò che una droga comporta, sviluppi "un effetto che si chiama tolleranza," continua Giraldo, "e consiste nel fatto che il soggetto, oltre a sopportare una quantità maggiore di una sostanza, si abitua a essere sotto il suo effetto. Questo funziona particolarmente bene, ma finché una sostanza è presente nell'organismo, essa esercita un effetto."

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Il lasso di tempo in cui le droghe rimangono nel corpo può variare. "Per i consumatori sporadici, la sostanza dovrebbe essere espulsa più rapidamente. Anche le quantità sono importanti: un consumatore sporadico di marijuana può avere la sostanza in corpo per un periodo di tempo minore, perché ne ha un accumulo minore.

La dottoressa ha fatto qualche stima sulla base della sua esperienza con i tossicodipendenti (e gli effetti che le droghe generano con il passare del tempo) così come sulla base della revisione di tutti i testi che la letteratura accademica ha generato sul tema. In media, in una persona che non è tossicodipendente ma che assume droghe frequentemente, le droghe rimangono nel corpo per questo periodo di tempo:

-Cocaina (dai 4 ai 7 giorni)
-Anfetamine (48 ore)
-Marijuana (dai 21 ai 30 giorni)
-Alcol (dalle 12 alle 24 ore)
-Morfina (dalle 6 alle 48 ore)

E PRIMA DI ESSERE ESPULSA, COME AGISCE?

Il dott. Téllez, tossicologo, ci ha parlato droga per droga dei suo effetti. Ecco, in breve, la diagnosi.

COCAINA ED ECSTASY (STIMOLANTI)  

Entrambi stimolanti, una volta che fanno il loro ingresso nel corpo—inalati o ingeriti—vengono assorbiti dallo stomaco, raggiungono il flusso sanguigno e arrivano al cervello. Aumentano l'attività cerebrale ponendo la persona in stato di allerta, provocando un aumento del flusso di idee e rendendo il soggetto più socievole.

Entrambe arrivano anche al cuore e alle arterie, e aumentano la frequenza cardiaca (con l'ecstasy ancora di più). Detto con le parole di Téllez, "liberano quell'adrenalina che ha a che fare con la stimolazione cardiovascolare e che è data all'organismo come una compensa, perché necessita più sangue e molto più ossigeno."

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Agiscono anche sui polmoni e su tutto l'apparato respiratorio—dilatandone gli organi. Questa grande quantità di aria dà una sensazione di piacere. Allo stesso tempo, aumentano il desiderio sessuale.

Gli effetti della cocaina sul sistema nervoso centrale si spiegano con l'aumento di dopamina e serotonina 5-HT nel sistema limbico, la parte del cervello che regola gli istinti sessuali, la fame, la memoria e le emozioni. Allo stesso modo, il resto degli effetti possono essere spiegati con l'aumento della noradrenalina—dilatazione anormale della pupilla con l'immobilità dell'iride—, ipertensione arteriosa, tachicardia, aritmia, ipertermia, tremore, convulsioni, sudorazioni eccetera.

L'ecstasy, dall'altra parte, attraversa con facilità la barriera emato-encefalica e va ad agire direttamente sul fegato. Una parte di essa, infatti, viene espulsa attraverso l'urina, senza essere metabolizzata. Il meccanismo di azione dell'ecstasy non è del tutto chiaro, ma ciò che sappiamo è che agiste sui neurotrasmettitori.

Inoltre, svolge un'azione stimolante nella liberazione di serotonina, che regola gli stati d'animo, l'ansia, il controllo degli impulsi, l'appetito, la temperatura corporea, e diversi processi cognitivi, per cui l'alterazione di questo sistema si riflette in tutte le aree.

MARIJUANA E LSD (ALLUCINOGENI)

Anche se molti non la pensano così, per il dottor Téllez l'LSD è una delle sostanze che possono risultare più nocive per il cervello. Agisce quasi esclusivamente su di esso, senza stimolarlo né rallentarlo, ma cambiando il modo in cui questo percepisce la realtà. Può anche portare a ciò che si chiama la depersonalizzazione dell'individuo (ovvero, quando la persona non riesce a distinguere la realtà dall'immaginazione).

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Arriva nello stomaco, e attraverso il sangue sale al cervello. Agisce principalmente su un neurotrasmettitore che si chiama dopamina, responsabile di tutte le sensazioni cerebrali: attacca la vista—la percezione visiva—e provoca una sensazione di pericolo.

È una droga molto potente e con un forte potere allucinogeno. Viene assorbita in 60 minuti, e si mantiene al suo livello massimo per una durata di tre ore. Si diffonde in maniera veloce ed efficace, e prima di essere eliminata viene metabolizzata nel fegato. I ricercatori dividono l'azione dell'LSD nelle seguente fasi:

La fase somatica o fisica, che avviene dopo che la droga viene assorbita, consiste nella stimolazione del sistema nervoso centrale e porta a cambiamenti nel sistema nervoso autonomo, soprattutto di natura simpatico-mimetica (ipotermia, tachicardia, ipertensione, vertigini, midriasi, iperglicemia, torpore e nausea).

La fase sensoriale o percettiva, che è caratterizzata da distorsioni sensoriali e pseudo-allucinazioni—che poi è quello che i consumatori cercano.

E la fase psichica, che rappresenta il massimo effetto della droga, e consiste nel cambio d'umore, in pensieri confusi, in una percezione alterata del tempo, nella depersonalizzazione, nelle allucinazioni o episodi psicotici—sintomi indicati anche con l'espressione bad trip.

Della marijuana si parla molto di più. A grandi linee possiamo dire—da quello che ci ha detto il dottor Télllez—che nella marijuana ci sono due grandi gruppi di componenti: quelli che agiscono sulla psiche, e quelli che invece agiscono su altri organi corporei.

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Dato che viene fumata, l'assorbimento è rapido. Oltre agli effetti sul sistema nervoso centrale, essa porta a un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, mentre la temperatura corporea scende. Il THC è a malapena solubile nell'acqua e una volta assorbito viene distribuito negli organi e nei tessuti—soprattutto quelli con un'alta concentrazione di grasso—penetrando rapidamente nel cervello.

Il THC può restare nel corpo per diversi giorni, settimane, e addirittura mesi. E l'accumulo può prolungare e intensificare il suo effetto nei consumatori abituali. Il THC agisce sul funzionamento del sistema nervoso centrale, l'apparato respiratorio, l'apparato cardiovascolare, il sistema immunitario e il sistema riproduttivo, il tutto in queste modalità:

Nel sistema nervoso centrale può acuire tutti i sensi e alterare la percezione del tempo. Provoca una sensazione di benessere, una certa euforia, aiuta a rilassarsi e allevia l'ansia.

Nel sistema cardiovascolare, produce un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna. Può portare a vasodilatazioni dei vasi della cornea e congiuntivali—occhi rossi—e a un aumento dell'appetito, a secchezza della bocca, con occasionali crisi di nausea.

Per l'apparato respiratorio, come qualsiasi cosa che viene fumata, è nociva.

Per quanto riguarda invece il sistema immunitario, i consumatori cronici presentano un certo livello di immunosoppressione, e diventano così più suscettibili alle infezioni e alle malattie.

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ALCOL E EROINA (DEPRESSIVI) 

Per il dottor Téllez, l'alcol è la cosa peggiore che esiste nel mondo dell'assunzione di sostanze. Diluendosi nel grasso e nell'acqua, si lega a tutti gli organi del corpo.

Gli effetti variano a seconda della dose, ovvero a seconda del livello alcolemico presente nel sangue. Nei primi 15-30 minuti c'è un rapido ingresso nel flusso sanguigno, che dopo rallenta. Queste sono le fasi della sbornia: eccitazione (0.5 g/l.), euforia; fase ipnotica (2 g/l.), quando una persona parla biascicando, o barcolla; anestetica (3 g/l.) quando non riesci più a emettere parole e te ne stai incollato al divano con davanti l'unica possibilità di dormire; e morte, ai 5 g/l o, nei casi dei bevitori più frequenti, anche meno di 3 g/l.

Per l'eroina, il dottor Téllez dice che "paragonata alle altre, a livello di tossicità, non direi che è la più tossica, direi che l'alcol la batte. Quello che succede con l'eroina è che causa un maggiore livello di dipendenza."

Essendo una sostanza depressiva, coloro che consumano l'eroina in modo continuativo non provano nessuna emozione e subiscono un'inibizione del sistema immunitario. Qualsiasi batterio o microrganismo, che sono ovunque, per il consumatore di eroina diventa un alto rischio.

I ricercatori dicono che la capacità metabolica dell'organismo fa sì che la vita media della maggior parte degli oppiacei sia dalle 2 alle 4 ore (morfina, eroina, codeina, meperidina). Per questo, i tossicodipendenti devono consumare una media di 4-6 dosi al giorno. La escrezione degli oppiacei è principalmente opera dei reni.

L'elevata liposolubiltài dell'eroina la rende una droga che è ben assorbita durante tutto il suo processo. Viene distribuita rapidamente e diffusamente nel corpo (cervello, reni, fegato, polmoni, milza) senza accumuli, ed eliminata in un periodo di tempo che può oscillare dai due ai cinque giorni.