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Musica

A Maria Antonietta facevano cagare gli Strokes

Se non hanno Gluck, be', che si mangino gli Strokes.

Miei dolci amici indie, se per leggere questo articolo avete interrotto qualche attività fondamentale della vita tipo infilarvi a forza pantaloni troppo stretti o invecchiare il vostro giubbotto di jeans, è meglio che vi confessi subito, senza sottrarvi altro tempo, che vi ho teso un’imboscata approfittando della vostra buona fede e debolezza per gli Strokes. Infatti l’articolo che sto per proporvi potrebbe irritarvi parecchio visto che si concentra prevalentemente sui gusti musicali dell’ultima regina di Francia, la mia cara Maria Antonietta. Argomento forse non esattamente di scottante attualità, ma con cui spero di operare un servizio a favore di quelle fanciulle che per una qualche ragione nel corso della loro vita si sono interessate a Maria Antonietta. Appartenendo io malauguratamente a questa categoria, che raccoglie spesso giovani donne da evitare, sono presto arrivata alla conclusione che non c’è niente di più malsano che mescolarsi a quelle ochette disinformate che raccontano con aria di trionfo aneddoti triti e falsi sull’ultima regina di Francia (se le avete attribuito la battuta “Se non hanno più pane che mangino le brioches!” fate tristemente parte di questa feccia). Durante la mia adolescenza ho dedicato fin troppo tempo ed energie ad indagare su Maria Antonietta e il risultato di questa ossessione durata anni è che adesso posso trasmetterle a voi.

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Se negli ultimi 8 anni non avete vissuto in una cratere sulla Luna, probabilmente avrete sentito parlare del film del 2006 di Sofia Coppola Marie Antoinette, che ha giocato un ruolo centrale nella popolarità di questo personaggio. La regia glassata e accattivante della Coppola ben si presta alla ricezione femminile (numerose le immagini di copertina caramellose sulle pagine Facebook delle fanciulle) e alle cattiverie dei critici (fischiato senza pietà a Cannes). Il film non è storico, anzi diciamo pure che si concentra su tutt’altro, costruendo una narrativa che presenta Maria Antonietta come un’adolescente alla prese con le turbe e i divertimenti della sua età: i balli, le amicizie, gli amori, la vita quotidiana, le chiacchiere e le gelosie. Contribuisce alla percezione di Maria Antonietta come una sbarbina quindicenne la colonna sonora di pezzi pop-rock e indie-rock. Ed eccoci agli Strokes quindi.

Ma cosa ascoltava realmente Maria Antonietta? Poniamoci questa domanda con la tipica intonazione di Piero Angela.

Cominciamo col dire che Maria Antonietta dimostrava grande entusiasmo per la musica e patrocinava le arti in genere: in altre circostanze questo sarebbe stato sufficiente a farne una regina perfettamente rispettabile e adempiente, ma l’imminente rivoluzione probabilmente richiedeva che si ponesse qualche attenzione in più alla politica e qualcuna di meno alla musica da camera. Come si confaceva alle principesse del XVIII secolo, ricevette un’istruzione generale abbastanza imbarazzante (credo che ci siano dislessici che scrivono e leggono con più scioltezza di quanto facesse lei), ma una buona educazione musicale: prese lezioni di canto dal compositore Christoph Willlibald Gluck, a cui rimase legata per tutta la vita. Gluck era austriaco, quindi rappresentava il legame di Maria Antonietta col suo paese d’origine, più prezioso che mai dal momento in cui questa, come ogni principessa che entrava da sposa in un paese straniero, era considerata un ostaggio, ovvero “posseduta”, e i suoi unici contatti con il paese natale si limitavano all’angosciante corrispondenza con la madre Maria Teresa d’Austria. Gluck fu tutto sommato un big, responsabile della cosiddetta riforma gluckiana: semplificò la trama dell’opera seria, collaborò con librettisti illuminati—rivoluzionando la forma del libretto metastasiano che rendeva l’azione drammatica statica e poco realistica—e cercò un nuovo equilibrio tra musica e canto. Malgrado non sia il compositore più ricordato della storia della musica, influenzò notevolmente diversi successori quali Mozart, Salieri, Berlioz e Wagner.

Per Maria Antonietta fu una figura a cavallo fra un precettore e un informatore al servizio della temibile madre, tanto che capitò che a lui toccasse l’ingrato compito di trasmettere a Maria Teresa la notizia dell’arrivo del “generale Krottendorf” della figlia, fantasioso eponimo con cui venivano designate le mestruazioni. Infatti la decisamente invadente mammina desiderava essere messa al corrente di questi dettagli per capire se la coppia reale avesse realmente consumato (cosa che avvenne dopo ben 4 anni di ansie) e—ancora più decisivo—se sua figlia fosse finalmente incinta, e nel caso in cui non lo fosse rimproverarla e farle pressione per figliare una erede. Una situazione distesa in cui godersi la sessualità del proprio matrimonio combinato, insomma.

La corte francese fece qualche resistenza ad accogliere un compositore austriaco, ostentando preferenza per quelli precedenti, guarda caso francesi, come Lully e Rameau, e dovendo proprio applaudire uno straniero preferiva che fosse italiano come Niccolò Piccinni. Oltre alle questioni nazionalistiche, la guerra tra gluckisti e piccinnisti era frutto di una rivalità tra dame: la Du Barry, l’appariscente amante di Luigi XV (nonno del marito di Maria Antonietta, che fu re prima di lui) sposò la causa di Piccinni solo per infastidire l’allora delfina Marie Antoniette. Per un po’ sembrò che la situazione musicale fosse favorevole alla Du Barry, fino alla prima dell’Orfeo e Euridice di Gluck nel 1774 , che scatenò una cascata di applausi isterici, forse sinceri forse dovuti alla necessità tipicamente cortigiana di compiacere i potenti, giudicate voi, ma che comunque assicurò a Gluck la posizione di protetto della regina. Maria Antonietta si accollò come protetto pure il successore di Gluck in campo operistico, il caro Salieri (sì, quel fallito che ce l’aveva a morte con Mozart). Da notare la predilezione della regina per questi compositori, come dirlo senza essere scortesi, un pochino scaccini.

Oltre a patrocinare le arti come ogni brava regnante, Maria Antonietta era un’entusiasta esecutrice dilettante: il suo strumento preferito era l’arpa, ma suonava anche il clavicembalo. Pare che abbia composto ella stessa la musica per C’est mon aminon esattamente un capolavoro, ma provateci voi a comporre musica, cari miei.

Vi regalo un ultimo aneddoto musicale sfizioso su Maria Antonietta che riguarda il suo primo incontro con il giovane Mozart nel 1762, quando lui aveva soltanto 6 anni e lei 7. Mozart veniva portato a suonare in giro per l’Europa dal padre come un fenomeno da baraccone, e gira che ti rigira capitarono pure a Schonbrunn nel palazzo della famiglia regnante austriaca. Pare che il piccoletto si fosse gettato ai piedi di Maria Antonietta e avesse dichiarato che un giorno la avrebbe sposata; doveva essere un bambino veramente affettuoso visto che nella stessa occasione si permise di saltare sulle ginocchia di Maria Teresa, l’arcigna madre di Maria Antonietta, e schioccarle un bel bacio. Un bacio dall’imperatrice d’Austria fa curriculum. Capite che a fronte di una vita così intensa gli Strokes ci stanno come… uhm… Le brioches con i cavoli a colazione.