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Tecnologia

A cosa servivano le braccine tozze dei T-rex?

I paleontologi hanno scoperto un altro dinosauro con le braccine tozze. Questa scomoda caratteristica ha forse una qualche utilità che non riusciamo a cogliere?
Ricostruzione artistica di due dinosauri Gualicho shinyae a caccia. Immagine: Jorge González e Pablo Lara.

Per un dinosauro il cui nome scientifico si traduce letteralmente in Re Tiranno Lucertola,—il Tyrannosaurus Rex—quelle braccine ridicolmente gracili rappresentano un vero smacco. Stando al sicuro davanti ai loro computer e con la fiducia che possono fornire solo 66 milioni di anni di separazione evolutiva, gli artisti digitali hanno documentato, di volta in volta, tutte i gesti che questo temibile predatore probabilmente non poteva eseguire—come battere un cinque, spalmarsi la crema solare, indossare un cardigan, fare le flessioni ecc.

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Eppure, un altro dinosauro dotato di braccine ugualmente comiche appena scoperto conferma in qualche modo che questo tratto era—per qualche ragione—una caratteristica piuttosto desiderabile per quanto possa sembrare assurdo a noi dotati di braccia lunghe.

In pratica: il nuovo dinosauro, scoperto in Argentina e descritto in un paper pubblicato su PLoS ONE, è molto più antico rispetto al T. rex. La nuova scoperta, che prende il nome di Gualicho shinyae, si trova, dal punto di vista evolutivo, alla base di una clade di dinosauri chiamata tetanurans—un gruppo così ampio che include sia i tirannosauri che i velociraptor. Ciò significa che questo nuovo dinosauro, un piccolo carnivoro di medie dimensioni—per dirla con il co-autore dello studio Nathan Smith, curatore del Los Angeles Museum of Natural History Dinosaur Institute, "dall'aspetto strano" braccia piccole—si è evoluto in maniera indipendente dal T. Rex.

L'utilità delle braccine—la cui definizione scientifica è arti anteriori ridotti—è una questione dibattuta in paleontologia da quando sono stati scoperti i T. rex. Già nel 1905, il paleontologo Henry Osborn ha ipotizzato che le braccia "assurdamente piccole" del Tyrannosaurus potrebbero avere avuto la funzione di appendersi al compagno, quando le dovevano darci sotto (anche se lui non utilizzava esattamente la sua terminologia.)

"Dovevano pur servire a qualcosa, altrimenti l'evoluzione se ne sarebbe probabilmente sbarazzata"

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Altri hanno suggerito che le zampe potessero servire ad afferrare la preda in una sorta di abbraccio, simile a quello tra gli orsi, una volta che questa era stata catturata dalle gigantesche fauci della creatura. Ma sono state avanzate molte altre ipotesi, ha raccontato Smith a Motherboard, incluso il fatto che gli arti di dimensione ridotta bilanciassero il peso del enorme cranio o che, semplicemente, non ne avessero tenuto il passo evolutivo, in quanto a dimensioni.

Il problema di queste ipotesi è che sembrano costruite ad hoc per spiegare uno e un solo tipo di animale: i tirannosauri. Nel tempo, è stato rinvenuto un certo numero di teropodi che presentano arti superiori ridotti. Dinosauri molto diversi tra loro, dal grande Allosauro, al piccolo Mononico. "Abbiamo scoperto molti casi esemplari di questo fenomeno, ma non abbiamo ancora una buona risposta sul perché sia avvenuto," ha detto Smith. Il Gualicho è solo l'ultimo dinosauro a presentare caratteristiche simili, l'ultima maglia di una catena misteriosa.

"Più dinosauri rinveniamo, più diventa chiaro che, nel tempo, molti teropodi hanno ridotto le proprie zampe anteriori. È un pattern ricorrente e piuttosto chiaro," ha spiegato Steve Brusatte, paleontologo dell'università di Edimburgo, non coinvolto nella ricerca in questione. Per mail ha chiaro a Motherboard come la motivazione di questo fenomeno sembrerebbe variare da caso a caso.

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"Molti allosauri rinvenuti," ha spiegato Smith, presentavano ancora "zampe robuste e con numerose dita." Il Gaulicho, al contrario, presenta zampe molto più snelle e solo due dita. "Sì, in modo un po' grossolano potremmo rilevare una tendenza generale di queste creature a ridurre tanto il numero di dita, quanto la dimensione complessiva degli arti anteriori, ma è probabile che il loro percorso evolutivo, per quanto simile, rispondesse a esigenze diverse e pressioni diverse."

Ricostruzione dello scheletro di un Gualicho Shinya. Le ossa in bianco son quelle effettivamente rinvenute; quelle in grigio, al contrario, sono quelle ricostruite sulla base delle prime. Illustrazione per gentile concessione di Apesteguía et al (2016)/PLOS ONE.

"Esistono prove del fatto che le zampe siano diventate più piccole, mentre le teste crescevano di dimensione e, conseguentemente, assumevano molti dei ruoli inizialmente preposti proprio alle zampe, come procurare e lavorare il cibo," ha spiegato Brusatte. "Devono aver mantenuto un qualche ruolo, però, altrimenti l'evoluzione non si sarebbe limitata a ridurne le dimensioni, ma probabilmente le avrebbe eliminate del tutto in modo simile a quanto successo ai serpenti."

Entrambi gli scienziati concordano che ogni ipotesi su questo scopo, però, non può che essere mera speculazione, all'attuale stato della ricerca. "Non penso siano ancora circolate idee davvero buone, a riguardo," ha dichiarato Brusatte, "ma più fossili troviamo, più ne sappiamo."

Quindi, internet, cerchiamo di andarci piano con i fumetti ironici sul Gaulicho shinyae finché non ne sapremo davvero qualcosa.