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Cultura

Da tamarro a bullo in tuta col borsello: chi è oggi il 'maranza'

Com'è che un'espressione da discotecari è passata, tramite TikTok e Twitch, a saldare criminalità giovanile, doppio taglio e musica drill?

Questo articolo è un’anteprima del prossimo episodio di “zio”, newsletter curata da Vincenzo Marino sui consumi culturali e i trend digitali della generazione Z. Puoi iscriverti alla newsletter cliccando qui.

È l’estate del 2022, e sui giornali si parla ormai quotidianamente di allarme “baby gang”, tra un tweet in cui Emis Killa paragona Riccione a Marsiglia e un appello di Chiara Ferragni su quanto a Milano—fra rapine e armi—la situazione sia “fuori controllo”.

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In quelle settimane, propagato dal passaparola di TikTok, in rete rimbalza l’invito a un raduno chiamato “L’Africa a Peschiera del Garda”: un evento all’apparenza non autorizzato al quale parteciperanno circa duemila persone, e rivolto principalmente a italiani di origine africana e ad africani residenti in Italia.

Alla fine, secondo quanto riportato dai quotidiani, verranno registrati sia casi di violenze e molestie, che denunce sull’eccessivo uso della forza da parte della polizia: l’evento finirà al centro della disputa politica, e verrà sfruttato da Matteo Salvini per proporre il ritorno alla leva obbligatoria.

Interessati dal fenomeno, e stuzzicati dalla sua portata politica e giornalistica, in quei giorni i media italiani cominceranno quindi a scandagliare TikTok e gli altri social network alla ricerca di contenuti relativi all’evento. Scoprendo probabilmente una parola con la quale cominceranno a familiarizzare, e che citeranno sempre più spesso parlando di emergenza sicurezza, di “spaventose passeggiate” e di “litorali invasi”: “maranza.”

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L’interesse per la chiave di ricerca “maranza” su Google, paragonata a quella “Enrico Letta.”

Ricostruire la storia del termine “maranza,” dalle clip social ai titoli dei giornali, può aiutarci a capire meglio i meccanismi che animano la circolazione dei fenomeni della rete. O detta in altri termini, ci può spiegare cosa succede quando qualcosa di puramente digitale diventa altro, invadendo sia i nostri schermi che il nostro vissuto quotidiano.

Ma partiamo da zero.

Per quanto possa suonare ultra-contemporanea, intanto, non si tratta di un’espressione nuova: come riporta anche Wired veniva già usata negli anni Ottanta nel milanese per identificare i cosiddetti “truzzi,” i “coatti,” i “tamarri”—ovvero chi, per riprendere la definizione data da Treccani, sarebbe noto per i “modi” e “l’aspetto rozzi, volgari.” 

In rete, le sue più remote testimonianze risalgono agli anni Duemila: quando la si trovava facilmente accostata all’immaginario della musica dance commerciale, e utilizzata per designare i più assidui frequentatori dei locali notturni.

Di “prìncipi della techno maranza,” per esempio, parla nel 2009 La Stampa citando i Daft Punk, in un articolo in cui viene recensito il videogame Dj Hero, e in cui della parola si fa un uso abbastanza chiaro e tendenzialmente dispregiativo.  

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Con la formula “Maranza Ignoranza Anni 80-90,” invece, verrà intitolata nel 2013 una festa a Collegno e il suo relativo evento Facebook, nelle cui info viene citata la “tamarria delle giostre, dei calci in culo” e dei “tunza tunza tra Gabry e Gigi,” rifacendosi esplicitamente ai dj Gigi D’Agostino e Gabry Ponte.

E sebbene su YouTube esistano ancora i vari “Maranza Mix,” che contribuiscono a connotare uno stile e un’estetica ben definita, è del 2012 forse il più luminoso esemplare di contenuto a tema: è “La danza dei maranza” di Alex Teddy e Dance Rocker, un inno italodance caricato sulla piattaforma solo nel 2018, che celebra il clubbing, la notte e il suo “popolo che danza.”

Apparentemente nota presso alcune nicchie musicali e nei sottoboschi memetici, la traccia ci conferma che “maranza,” almeno fino alla sua ultima diffusione online risalente a qualche anno fa, qualificava ancora un immaginario trash, “tamarro” nella sua accezione più discotecara. Un’idea di mondo chiara e distinta che cambierà pian piano in tempi più vicini ai nostri.

È infatti su Twitch, tra il 2019 e il 2021, che il termine comincerà a esser utilizzato diversamente e a connotare altro: forse sulla scorta di un creator in particolare, o forse in modo del tutto casuale, “maranza” verrà adottato da alcuni degli streamer più influenti della scena italiana (Homyatol, Il Gabbrone, Fabio Zeta) per contraddistinguere quei ragazzi da cui generalmente vengono importunati durante le loro dirette per strada (le IRL).

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In rete, difatti, si trovano decine di estratti di live in cui l’assalitore di turno si avvicina e vessa il malcapitato streamer: c’è chi viene preso a schiaffi in diretta in pieno centro a Milano come Social Boom, chi deve chiamare la polizia, chi finisce quasi per essere derubato a favore di camera

In tutti i casi all’aggressore viene attribuito l’appellativo di “maranza.” E in tutti i casi si tratta di giovanissimi che si muovono in gruppo, sembrano particolarmente molesti e portano spesso tute e smanicati.

La propagazione di queste clip avrebbe poi contribuito a far circolare il termine fuori da Twitch, saldando un immaginario tutto nuovo per chi—come i più giovani—ignorava completamente l’originale significato anni Ottanta di “maranza,” e costruendo da zero una figura nei fatti diversa da quella che le generazioni precedenti avevano disegnato con questo nome.

Di dance e tamarria, a quel punto, non c’è quasi più traccia.

A diffondere l’espressione in modo decisivo nei primi mesi del 2022 sarà quindi TikTok: ancora mentre scrivo, sul social cinese l’hashtag “#maranza” riporta più di 535 milioni di views, e altri 30—per dire—ne colleziona “#maranza🥷”.

È qui che avviene la definitiva consacrazione del termine, che comincia a connotare parodicamente un tipo ben preciso di giovane: coi capelli ricci cadenti sulla fronte, o comunque col doppio taglio; in tuta (meglio se Nike) o maglia da calcio; con piumino smanicato; Nike TN ai piedi; immancabile borsello di marca a tracolla, la cosiddetta sacoche; affascinato dalla vita e dal lessico di strada; appassionato di drill.

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