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Vegan Chronicles è la serie che racconta com'è essere vegani in Italia

I vegani sono una delle categorie più odiate, discusse e contemporaneamente inclini a discutere. Ne abbiamo parlato con Andrea Morabito e Claudio Colica, autori di Vegan Chronicles, una web series sulla vita da vegani in Italia.

Una scena dalla serie. Foto di Susanna D'Alessandro, per gentile concessione di Vegan Chronicles.

Come succede per ogni festività sul suolo italico, anche a Pasqua il tema veganismo è riemerso fino a riempire per giorni il feed di Facebook di meme con agnelli su prati verdi e foto di grigliate. A metterci il carico quest'anno ci ha pensato però anche Cruciani, attraverso la diatriba con animalisti e vegani in seguito alla foto del coniglio sulla sua scrivania di Radio 24, e della sua ultima iniziativa—adottare un agnello da accudire fino alla macellazione.

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Ma in generale, basta chiedere a un cugino qualunque o farsi un giro su Twitter sotto l'hashtag #veganostammilontano per capire che la categoria dei vegani è una delle più discusse e contemporaneamente più inclini a discutere.

A essere sincero non ho mai preso una vera posizione in questa lotta del credo alimentare e non ho mai tentato di fare proselitismi nonostante i diversi anni di tofu e seitan affumicato—quasi imposto—in casa. Ed è forse questa mia neutralità di fronte all'argomento ad avermi fatto apprezzare il progetto di Vegan Chronicles: una web series prodotta da Milky Way Media che affronta in maniera diretta, e al contempo ironica, il tema dell'etica vegana in Italia attraverso puntate da cinque minuti.

Ogni puntata è slegata dalle altre, e l'unico perno condiviso è Claudio, il protagonista venticinquenne che si trova ad affrontare la realtà quotidiana da vegano. A differenza della piega che prendono le conversazioni con mia madre, l'intento della serie è quello di alleggerire i toni e dialogare con chi è vegano, ma soprattutto a chi non lo è. Ho chiamato i ragazzi di Vegan Chronicles per parlare della loro serie—e senza alcun slancio integralista—dell'essere vegani in Italia, di Cruciani e di hater.

VICE: Mi raccontate com'è nato Vegan Chronicles?
Andrea Morabito: Tre anni fa stavamo lavorando a un'altra web series, Stone Face. Eravamo entrambi in un periodo di transizione tra vegetariano e vegano e quindi si creavano prese in giro tra noi e gli altri ragazzi della troupe—naturalmente onnivori. Molti di questi sfottò erano divertenti e quindi abbiamo iniziato a fare dei Vine. Quando abbiamo visto che ci riuscivano bene, e che avevamo sempre più idee, ci siamo detti "perché non facciamo qualcosa di più articolato?". E così è nato Vegan Chronicles.

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Cosa ha mosso l'esigenza di fare dell'autoironia?
A: Probabilmente il fatto di voler vedere il mondo del veganismo da un altro punto di vista. Tutto quello che gira intorno a questo mondo sono soprattutto informazioni su quello che accade all'interno degli allevamenti, delle violenze sugli animali, etc.
Claudio Colica: Spesso queste informazioni vengono diffuse tramite dei video sui social che non tutti poi sono disposti a guardare.
A: Appunto, e noi crediamo che ci sia molto altro oltre a questo: quando si diventa vegani si affrontano molte cose, non si tratta solo di evitare prodotti animali. Tutte queste cose hanno poi dei risvolti simpatici e a volte assurdi. Ecco, credo che l'autoironia stia nel desiderio di raccontare questi aspetti qua.

Potremmo dire che la questione vegan in Italia sia presa in modo così serio da arrivare in un certo senso a perdere credibilità. Il vostro è un tentativo di sensibilizzazione all'inverso?
C: Una cosa che tengo a evidenziare al pubblico è quella che il vegano non è quello che scrive il caps lock di non mangiare la carne su Facebook, nemmeno quello che che insulta quelli che non sono vegani; certo, esistono anche questi vegani, sono tanti, ma non sono gli unici. Premo però di far vedere al mondo che i vegani sono persone normali che hanno fatto questa scelta di vita. Per esempio io e Andrea siamo vegani ma evitiamo sempre di dirlo. Perché doverlo dire? Cerchiamo di proporre un approccio più simpatico e accessibile anche a chi non è vegano.
A: È il modo per far capire che esiste un modo per inserirsi nella società senza essere del tutto ghettizzati.

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A proposito di ghettizzazione: cosa significa essere vegani al tempo di vicende come quella di "Cruciani inseguito e picchiato dai vegani" e i "blitz di vegani" al ristorante di Cracco?
A: È assurdo il comportamento di personaggi come Cruciani così come la reazione. È comprensibile che chi ha deciso di dedicare la propria vita alla lotta contro lo sfruttamento animale provi un sentimento di astio verso Cruciani—che è alquanto provocatore—però allo stesso tempo è assurdo porsi in questi modi violenti. Se si parla di specismo si parla di non violenza sia verso gli animali che verso gli umani. Qua si propone violenza contro violenza, è abbastanza assurdo. Capisci?

Foto di Susanna D'Alessandro, per gentile concessione di Vegan Chronicles.

Certo.
A: Comunque, ultimamente c'è stato l'odio verso Crozza dopo che ha fatto l'imitazione di uno chef vegano. Il mio punto di vista è che, in generale, se Crozza ti fa l'imitazione è già una vittoria, poi non si può piacere a tutti.
C: È come la gente che ci commenta costantemente. Per noi è una vittoria.

Rimanendo in tema "commenti", le vostre intenzioni sono mai state travisate da vegani stessi? Avete mai ricevuto segnalazioni di qualche genere?
C: Allora diciamo che i vegani sono in maggioranza quelli che apprezzano i nostri video. Però si ci sono anche i vegani che più che criticare sono strapignoli su quello che mettiamo sul set. Abbiamo voluto poi precisare che tutto quello che si vede in Vegan Chronicles è vegano, da una bistecca a un paio di scarpe.
A: E ci sono vegani che stanno li a controllare fotogramma per fotogramma che sia così.

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Avete mai fatto errori da questo punto di vista?
A: No, però per farti un esempio, c'è una puntata in cui Claudio tira fuori un portafogli che è di finta pelle e subito sono nati i commenti tipo: "ah ragazzi ma quel portafoglio è di pelle!" Più che altro siamo stati massacrati dal fronte cattolico per uno degli ultimi episodi: quello di pasqua dove Claudio incontra Gesù. Ci hanno dato dei blasfemi pensando che il nostro fosse un attacco diretto alla religione, quando la nostra intenzione era semplicemente far vedere le conseguenze che ha avuto il pensiero cattolico sugli animali.

Foto di Susanna D'Alessandro, per gentile concessione di Vegan Chronicles.

C: Sicuramente molti avranno stoppato prima, mia madre stessa che è molto cattolica si è subito infastidita. Anche se il messaggio finale era non Gesù che ha sbagliato, ma la gente che ha travisato la cosa.

E il pubblico generale che dice dei vostri video?
A: Noi la prendiamo come una vittoria quando ci scrivono cose del tipo "allora i vegani simpatici esistono" oppure "se i vegani fossero tutti come voi."
C: Anche se uno dei nostri maggiori fan poi è la pagina Vegano stammi lontano, e questa è stata la vittoria più grande dato che condividono i nostri post e spesso ci fanno i complimenti.

E gli hater?
C: Be', prima di pasqua siamo stati vittime di uno shit storm. Sulla nostra pagina ci hanno scritto in continuazione mandandoci foto di bistecche e salsicce o scrivendoci cose come "ma se siete in botta con cosa vi schimicate?" La cosa bella è che senza fare niente la pagina nostra è cresciuta di 500 like [ride].

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Da cosa pensate derivi il fatto che per molti una scelta del genere assume tratti di adesione che solitamente ricorrono nel settore della moda?
A: Secondo me è abbastanza naturale come pensiero. Tutte le cose che hanno un certo successo vengono catalogate come fenomeni "di moda". È normale che di fronte a un fenomeno che si è sviluppato in maniera così totalizzante negli ultimi periodi, una persona che non ne fa parte lo percepisca come tale. Quindi non credo si possa parlare di moda. Certo poi c'è chi è più convinto e chi meno. Ed è probabile che un giorno qualcuno cederà.

Foto di Susanna D'Alessandro, per gentile concessione di Vegan Chronicles.

Perché parli di "cedere", la trovi una cosa difficile?
A: No, ma per quelli meno convinti non è una cosa facile: stai comunque seguendo uno stile di vita che ti cambia sotto moltissimi aspetti.
C: Definirla moda mi pare eccessivo. Non so, credo che comunque alla base di ogni vegano ci sia una spinta. Che sia di stampo salutista o altro, poco cambia. Un motivo per cui lo stai facendo c'è e non basta la semplice "moda".

Parliamo un po' dei video. In Vegan Army il riferimento a Full Metal Jacket è diretto, ma parlando più in generale come nasce un vostro video?
C: Principalmente dalla vita reale.
A: Sono cose che accadono realmente, che prendiamo, riscriviamo e rendiamo più assurde di quelle che sono. Nella puntata di Claudio che mangia un cracker sulla panchina e viene slavato come se gli stessero sparando… quelle sono cose che succedono a tutti i vegani: magari prendi una cosa alla macchinetta senza leggere gli ingredienti e ti ritrovi a mangiare qualcosa che non è vegano.
C: Ecco, sì, sono tutte piccole cose del quotidiano che ci vengono in mente durante le nostre giornate.
A: Magari sono al ristorante e mando un messaggio audio a Claudio e gli dico "oh, bisogna troppo fa' una puntata su 'sta cosa X." Avete altri progetti per il futuro?
A: Fino a luglio usciranno le nostre puntate. Abbiamo finito settimana scorsa di registare e abbiamo lanciato la prima puntata che è andata molto bene.
C: Dopo l'estate ci fermeremo un po' ma abbiamo un sacco di materiale, quindi ci rimetteremo al lavoro.

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