Uomini, relazioni e psicoterapia
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Cultura

Come capire se la persona con cui esci usa la psicoterapia per manipolarti

Finalmente anche gli uomini vanno in terapia, solo che alcuni la usano soltanto per rimorchiare.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT

Emily Wester era rimasta colpita quando un ragazzo al primo appuntamento le aveva confessato di avere molta esperienza di psicoterapia. La compatibilità c’era, così avevano continuato a uscire insieme, finché la 32enne project manager non si affezionò davvero. A quel punto si fidanzarono. Ma, dopo anni di relazione, lei scoprì che lui aveva “una grave dipendenza da coca” e fu evidente che il suo rapporto con la psicoterapia non era stato così profondo come aveva sbandierato. “Il servizio sanitario nazionale gli aveva prescritto sei sedute e lui si era presentato solo a due,” racconta Wester.

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La storia è continuata, ma, sotto lo stress del lockdown, Wester—che, lei sì, era in terapia—l’ha convinto a farsi vedere. “Evidentemente non ha detto nulla, perché è tornato e mi ha detto: ‘Oh, hanno detto che non ho bisogno di terapia,’” ricorda. “Parliamo di un uomo tossicodipendente e con svariati traumi infantili. Nessuno gli avrebbe mai detto che non aveva bisogno di terapia se avesse spiegato davvero la sua situazione.”

Ovviamente, non si può costringere una persona ad andare in terapia se non è pronta, e Wester non sottovaluta affatto quanto sia stato difficile per lui. Però. La sua mancanza di sincerità l’ha fatta finire in una situazione che avrebbe potuto evitare. “Se non fosse stato così bravo a farsi passare per un certo tipo di persona all’inizio, non mi sarei messa con lui,” dice lei.

Di questo tipo di comportamento si parla tra chat e social media da un po’ di tempo, ormai. “Sono reduce dal peggior appuntamento della mia vita con un uomo che sosteneva di aver ‘completato la terapia’,” scrive un’utente Twitter. “Sono gli uomini che insistono che il terapeuta ha detto che sono a posto quelli da cui ti devi guardare,” scrive un’altra. “Quello che intendono è che si aspettano che tu sia la loro terapeuta. Solo che non l’hanno ancora capito,” scrive una terza. E così via.

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Possiamo definirlo ‘therapy-baiting’: il fenomeno delle persone (perlopiù uomini, spiace dirlo) che usano l’esperienza della psicoterapia come metodo di adescamento per sembrare più sensibili, mandandoci comprensibilmente in brodo di giuggiole. La strategia può manifestarsi in vari modi: c’è chi esagera il numero di sedute, chi usa termini tecnici propri dei percorsi terapeutici in modo ingannevole. C’è anche chi, in casi estremi, in terapia non c’è proprio mai stato e fa finta di sì.

Naturalmente specifichiamo che #notallmen, ma l’influente pagina Instagram @beam_me_up_softboi è inondata da esempi di uomini che usano la psicoterapia per rimorchiare. Mentre molti uomini vanno in terapia per fare un lavoro duro su se stessi e cambiare aspetti chiave della propria vita, altri la usano in maniera performativa allo scopo di sedurre le donne. Come scrive un’altra utente Twitter: “Noi donne etero abbiamo divulgato tutti i segreti di quello che riteniamo attraente in un uomo e loro sono stati abbastanza furbi da crearsi delle personalità finte basate su di essi.”

Proprio come nel caso del ‘queer-baiting’—l’approfittarsi di una percepita estetica queer senza fare esplicitamente parte della comunità di riferimento—accusare qualcuno, o anche identificare correttamente questo comportamento, può essere estremamente complicato.

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“La terapia resta qualcosa di molto stigmatizzato in larghe fasce di popolazione,” dice la dottoressa Ramani Durvasula, psicologa clinica e autrice di Should I Stay or Should I Go, quando le chiedo le ragioni per cui avviene il therapy-baiting. “Ma grazie ai social media, è diventato più accettato aprirsi su questioni di salute mentale.” Durvasula enfatizza quanto sia positiva questa apertura per chi la prende con onestà, ma fa notare che i problemi emergono quando le persone usano la terapia come un modo di esibire una percepita superiorità morale, “per dire: ‘Guarda come sono evoluto, guarda come affronto i miei problemi.’ E ancora peggio, quando viene usato come un profumo per coprire la puzza di comportamenti manipolatori; quando il modo in cui si comunica mette a disagio o si pone in maniera antagonista.”

Uomini, relazioni e psicoterapia

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Non c’è tanto da indagare per capire come siamo arrivati fin qui. È diventato sempre più comune che le donne dicano di voler frequentare soltanto uomini che siano stati in terapia. Negli ultimi anni, abbiamo cantato le lodi di “psico-king” come Pete Davidson per la sua sincerità nel parlare delle cure che ha ricevuto per ansia, depressione e disturbo borderline. Nel 2020, il ritratto schietto di un uomo che lottava per la propria salute mentale offerto da Normal People di Paul Mescal ha sottolineato l’importanza della terapia—giustamente, visto che questo studio dell’istituto per la salute mentale Priory ha dimostrato che il 77 percento degli uomini dicono di aver esibito sintomi di problemi di salute mentale, ma il 40 percento non ne ha mai parlato con nessuno.

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Stando ai dati divulgati da Hinge, l’83 percento delle persone single del Regno Unito preferirebbero uscire con una persona che va in terapia e l’81 percento degli utenti UK di Hinge dice che è più probabile che escano una seconda volta con una persona che ne ha parlato la prima. Dal punto di vista delle donne, è un dato che si spiega facilmente, visto lo sforzo emotivo che spesso impiegano in relazioni con uomini che non sono stati in terapia. Ma solo perché una persona ha visto uno psicoterapeuta, non significa che sia diventata un cuore d’oro carico di autoconsapevolezza.

Come fa notare Durvasula, “la terapia non offre una cura, bensì degli strumenti per gestire le proprie emozioni. Non è come quando vai dal dottore con la bronchite e ti dà gli antibiotici.” Ci sono molte persone egoiste che hanno fatto un percorso di terapia e non hanno risolto i problemi. “Spesso pensiamo: ‘Va in terapia, quindi va nella direzione giusta,’” dice Durvasula. “‘Se resisto per un po’, la situazione andrà migliorando.’” Lo paragona a un giardino. “Pianti il seme e pensi che nascerà un fiore, ma gli esseri umani non funzionano così. Se non si impegnano veramente, resterai ad attendere dei cambiamenti che non arriveranno.” In altre parole, mettere la voce ‘terapia’ sul tuo questionario per potenziali partner non sarà mai una scorciatoia per trovare l’uomo dei tuoi sogni.

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Jen Kaarlo, giornalista di viaggio 38enne di Londra, l’ha provato sulla sua pelle. Credeva che l’appuntamento stesse andando bene quando lui le ha detto che andava in terapia e stava lavorando per aprirsi di più—pur provenendo da una famiglia in cui non si parlava di sentimenti. È rimasta colpita, finché non ha visto la sua reazione quando lei ha detto di non essere più in contatto con suo nonno, propenso alla violenza verbale. Lui le ha detto: “Per la mia esperienza in terapia, è meglio non dargli alcun potere, non lasciarlo vincere.” Le ha detto che sembrava “molto ferita dalla situazione” e—nonostante lei negasse—che si vedeva che la tormentasse molto. Poi le ha consigliato di tornare in terapia.

“Voleva dirmi come risolvere una situazione che durava da 40 anni e di cui non sapeva nulla,” dice Kaarlo. Era chiaro che stava usando la terapia come carburante per il suo complesso di superiorità. Con l’avanzare della serata, la situazione si è ripetuta. Le ha detto che si portava dietro troppi strascichi da una relazione precedente e che il modo in cui si approcciava al lavoro era sbagliato.

“Mi voleva far sentire una donna sconfitta, ferita,” ricorda, “ma io non l’accetto.” È arrivato al punto che una donna del tavolo a fianco si è sporta verso Kaarlo e le ha detto: “Se vuoi una via d’uscita, ti accompagno fuori io.” Così si è alzata e se n’è andata mentre il tipo stava ancora parlando. Non era nemmeno la prima volta—Kaarlo dice di ricordare svariate istanze di uomini che hanno usato la propria esperienza in terapia per sminuirla, solo nell’ultimo anno.

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E poi c’è chi la usa per giustificare un comportamento da stronzo. Jess, PR manager 32enne che ci ha chiesto di non divulgare il suo cognome, ci è passata molte volte. Un tipo ha passato gran parte del primo appuntamento a parlare della sua esperienza di terapia e meditazione. Dopo un paio di settimane di frequentazione, ha iniziato a comportarsi in maniera distante e a ignorare le sue chiamate, dicendole che aveva qualche problema di salute mentale e non era sicuro di riuscire a vederla di nuovo. Magari era vero. Oppure è una nuova scusa a prova di bomba quando non ti piace una persona.

Il problema è che, se sei una persona educata, ci sono buone probabilità che non ti venga in mente di interrogare una persona sull’utilizzo che fa della psicoterapia—per questo è uno strumento così efficace per evitare di assumersi le proprie responsabilità. “Resta pur sempre una vulnerabilità che è dura da ammettere,” spiega Durvasula. “Non vogliamo contestare niente di quello che viene detto sull’argomento, perché sarebbe una mancanza di rispetto.”  

Esiste però un certo numero di segnali rivelatori che possono farti capire che la persona con cui stai parlando sta usando elementi della psicologia in maniera manipolatoria. “Può dire cose tipo: ‘Non puoi capire se non hai fatto terapia.’” Può capitare che tu ti senta circuita quando invece di parlare di sé la persona continua a voler sapere cose su di te. “Molte persone non si concentrano adeguatamente durante un appuntamento,” spiega Ramani. “Tornate a casa, pensano: ‘Come era interessato a me!’—ma non hanno imparato nulla su di lui. Attenzione a questo comportamento.” Un altro indizio a cui prestare attenzione è la differenza tra parole e azioni. “Parla sempre del lavoro terapeutico che sta facendo, ma resta comunque arrogante, pretenzioso e irrispettoso.”

Questo comportamento trova raramente, per non dire mai, riscontro online in riferimento alle donne, ma è comunque possibile che una donna adotti la tecnica del therapy-baiting. Il barista di Manchester Matt, 28 anni, è uscito per un paio di settimane con una donna che diceva di essere stata in terapia, ma che sembrava più che altro voler usare quel linguaggio per ottenere ciò che voleva. “Si arrabbiava un sacco se non rispondevo a un messaggio e in generale aveva dei modi molto bruschi. Ogni cosa era colpa mia e se protestavo mi diceva che stavo ‘evitando’ o ‘proiettando’. È stato estenuante,” spiega Matt.

“Chiamami pure nostalgica, ma non ho mai avuto così tante brutte esperienze come quest’anno passato,” constata sospirando Kaarlo alla fine della telefonata. Poi scherza dicendo che forse preferiva com’era prima, quando gli uomini erano ancora più incapaci di parlare delle proprie emozioni. “Ma scherzi a parte, se vai in terapia per migliorarti, prova a usare gli strumenti che ti danno per ascoltare meglio ed essere un po’ più consapevole.”