Musica

La7 ha trasmesso l’ennesimo programma delirante contro la trap

Stavolta Red Ronnie ha paragonato il gangsta rap all'ISIS e Junior Cally a un camorrista, Massimo Giletti se l'è presa con MYSS KETA, e noi non ne possiamo più.
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Screenshot da Non è l'arena

Ieri sera La7 ha trasmesso una nuova puntata di Non è l'arena, talk show condotto da Massimo Giletti. Una buona parte è stata dedicata alle polemiche sorte attorno a Sanremo—le frasi di Amadeus ritenute sessiste e la presenza di Junior Cally, accusato di sessismo e istigazione al femminicidio per il suo brano "Strega", pubblicato nel 2017.

Non entrerò qua nello specifico delle polemiche, che abbiamo già trattato separatamente. Mi voglio invece concentrare sull'ennesimo trattamento delirante riservato alla trap da parte della televisione italiana. Il problema, ancora una volta, è la supposta correlazione totalmente gratuita tra testi e la loro influenza sulla realtà.

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Mi voglio concentrare sull'ennesimo trattamento delirante riservato alla trap da parte della televisione italiana.

Non siamo certo nuovi a programmi che provano a rendere la musica dei giovani uno spauracchio: ricordiamo tutti le accuse infondate a Sfera Ebbasta per la tragedia di Corinaldo, la campagna di odio e disinformazione di Striscia La Notizia contro "Rolls Royce" di Achille Lauro e i tristi siparietti di Mario Giordano. La nuova puntata di Non è l'arena si inserisce di tutto diritto in questo filone.

Il tono della trasmissione poteva essere chiaro già dal gruppo di persone invitate a parlare del tema. Roberta Bruzzone, psicologa forense e opinionista televisiva diventata nota per il suo lavoro sul delitto di Avetrana; Red Ronnie, critico musicale che fino a qualche lustro fa predicava trasgressione e musica d’avanguardia e ora spara sentenze che manco Don Camillo; Nunzia De Girolamo, esponente politica di Forza Italia; Paolo Giordano, critico musicale de Il Giornale di Silvio Berlusconi.

Giletti mostra l'ormai celebre testo di "Strega" e le reazioni sono subito accese. "I testi chi glielo scrive, Jack Lo Squartatore?" dice Bruzzone. Giordano prende le difese di Cally e fa un paragone con la presenza di Eminem a Sanremo ormai vent'anni fa, e la Bruzzone continua: "È vero che Eminem ha testi terrificanti, questo Cally sembra un dilettante in confronto. Io questa roba la vedo sulle scene del crimine."

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"Questa roba la vedi anche sui set cinematografici, la leggi nei fumetti, nelle storie e nelle scene d'arte", controbatte Giordano, "Fermo restando che quello non è il mio modo di esprimermi, non mi piace, ha un video brutto e fatto male. Questo è il rap." Parole che triggerano Red Ronnie, che comincia a lamentarsi.

Per Ronnie, questo non è "il rap", perché "J-Ax non ha mai fatto una canzone del genere." E invece, riferendosi a Cally, "Nel momento in cui questo qui va in TV con una maschera, per i bambini diventa un supereroe. I bambini hanno libero accesso agli smartphone, cercano Junior Cally, la prima cosa che gli appare è 'Strega', guardano il video e vedono uno che lega la donna, la uccide, ed è sul palco di Sanremo. Allora si può andare sul palco di Sanremo così!"

"I bambini sono delle scimmiette! Imitano i grandi! le bambine giocano con le bambole perché vogliono fare le mamme!" - Red Ronnie

E ancora: "I bambini sono delle scimmiette! Imitano i grandi! le bambine giocano con le bambole perché vogliono fare le mamme!" La De Girolamo calma i toni e solleva un punto sensato: "Mi dispiace ma siamo vecchi, i bambini stanno già su internet, l'hanno già visto. I social e la rete sono molto più potenti della RAI o di La7." Ronnie, però, non si ferma e fa una cosa piuttosto grave.

Interrompendo la conversazione, legge un passaggio da "un libro" senza specificare che libro o chi l'ha scritto, come se una frase stampata su carta fosse automaticamente verità: "La libertà di espressione e opinione in mani sbagliate diventano una minaccia per la democrazia e la libertà stessa. Sarà sempre una coincidenza, ma se andate a esaminare nel dettaglio il cosiddetto gangsta rap, tanto propagandato da emittenti musicali internazionali, incita alla stessa violenza che oggi tanti giovani attira all'ISIS. Sono gli stessi inviti a scatenare odio, al sesso promiscuo, all'usare le donne come oggetto, al drogarsi, all'essere omofobi e violenti a qualsiasi costo, a vestirsi da delinquenti del ghetto ma con abiti firmati."

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"Se andate a esaminare nel dettaglio il cosiddetto gangsta rap, tanto propagandato da emittenti musicali internazionali, incita alla stessa violenza che oggi tanti giovani attira all'ISIS." - Red Ronnie

Dopo aver suggerito una somiglianza tra la trap e un'organizzazione jihadista salafita terrorista, Ronnie giustifica il "è scappata con il n****, la troia" di Vasco Rossi, usato da Giordano come esempio del fatto che la musica italiana sia sempre stata piena di frasi offensive: "È una frase che scappa, che si dice tra ragazzi." Anche Giletti gli fa eco: "Allora era un fidanzato un po' seccato che si è sentito tradito, e adesso… gli è scappata la frase."

Giletti mostra poi un tentativo di intervista di una sua inviata a Sanremo, che prova a incalzare Junior Cally senza ottenere risposta. "Non risponde, è come i camorristi e i mafiosi quando qualcuno gli fa le domande", dice Red Ronnie, causando un'alzata di scudi da parte di Giordano e Giletti, che giustamente dicono che Cally si stava solo difendendo.

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Dopo una comparsata di Skioffi, un altro rapper di poca rilevanza accusato di sessismo e omofobia e finito al centro di una polemica dopo la sua partecipazione ad Amici, viene mostrato in modo completamente gratuito un montato di video trap con testo a schermo, con le frasi considerate pericolose in un bel rosso sangue. "Nei testi della musica rap c'è di tutto", dice Giletti.

E così compaiono di fila Tony Effe in "Caramelle" della DPG, Sfera Ebbasta in "XDVR", Massimo Pericolo in "Polo Nord", Young Signorino in "Mmh ha ha ha", Edo Fendy in "Guarda Come Flexo" di Mambolosco, e un emerito sconosciuto dal nome "Omar Santana Z8" probabilmente trovato scrivendo "testo trap puttana" su Google. E poi, per finire, "MILANO SUSHI E COCA" di MYSS KETA, cioè un pezzo che con la trap non c'entra assolutamente nulla e racconta spingendoli all'assurdo luoghi comuni sulle notti di Milano.

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"Non è che MYSS KETA se la deve prendere con me, ma qual è la differenza tra il modo di cantare e un altro? Perché su Cally succede l'inferno e su lei no?" - Massimo Giletti

Giletti pensa quindi bene di dire che ci sono polemiche su Junior Cally e su Skioffi, "ma MYSS KETA sta all'AltroFestival e nessuno dice nulla. Non è che MYSS KETA se la deve prendere con me, ma qual è la differenza tra il modo di cantare e un altro? Perché su Cally succede l'inferno e su lei no?" Forse, Giletti, è perché ogni tanto qualche povero cristo che fa rap e finisce in televisione e/o nella cronaca viene scelto come demonio e accusato di essere la causa del male della società.

Il punto è che tutti i media si stanno scontrando con la sana e sensata evoluzione del modo in cui pensiamo al linguaggio e all'effetto che ha sulle persone. Fa bene a tutti interrogarsi sul peso delle parole e sull'effetto che possono avere, e a ogni testata sta decidere autonomamente di che cosa è ok parlare e con che toni, ma la cosa preoccupante è che si vada a usare un generico termine "trap" come sinonimo di "cosa terribile che incita alla violenza", unendo nello stesso calderone gente che fa dell'inclusione e della lotta all'omofobia la sua bandiera, bori di periferia che dicono di usare solo il loro vero linguaggio, e tutto quello che ci sta in mezzo.

Man mano che verranno trasmessi programmi come questo, salotti dove si lanciano liberamente in aria parole come "camorra" e "ISIS", alle persone che sanno veramente cos'è il rap verrà sempre meno voglia di partecipare. E come biasimarli?

Ed è ancora peggio se a parlare di questa misteriosa "trap" non viene chiamato davvero nessuno che la fa con coscienza o che sa cos'è, ma soltanto politici, giornalisti anziani, opinionisti infiammati e persone che hanno davvero poco da dire a livello artistico. E man mano che verranno trasmessi programmi come questo, salotti dove si lanciano liberamente in aria parole come "camorra" e "ISIS", alle persone che sanno veramente cos'è il rap verrà sempre meno voglia di partecipare. E come biasimarli?

Magari i talk show in cui ci si grida addosso non sono il modo migliore per parlare di temi complessi come questo, ma piacciono al pubblico—lo dimostrano anche quelli che fa VICE, che vanno piuttosto bene—e quindi continueranno a essere prodotti. L'unica cosa che possiamo auspicarci è che venga fuori qualche programma capace di spiegare a chi guarda la TV e non è anagraficamente vicino alla trap che non è una cosa brutta di per sé. È solo una forma musicale che prende dentro di tutto, dal brutto al bello, dal poetico al brutale, dal progressista al troglodita. Ed è complessa, e si merita di essere analizzata e discussa. Non paragonata all'ISIS, ecco.

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