Cultură

I micropeni sono una cosa serissima

Due parole su mascolinità, corpi, stigma e giudizi affrettati, dopo il casino post-annuncio del "micropene" in Skam Italia 5.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
skam italia 5 micropene
Foto via Cross Production. s

Questo contenuto è in collaborazione con FeST, il Festival delle Serie TV che si terrà il 23, 24 e 25 settembre in Triennale a Milano. Ci saremo anche noi! Maggiori informazioni le troverai presto qui.

Il pezzo non contiene spoiler sulla nuova stagione di Skam Italia, a parte il dettaglio che conoscono tutti.

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Dal 1 settembre 2022 su Netflix è disponibile per intero la quinta stagione di Skam Italia: negli ultimi giorni se n'è discusso parecchio a seguito dell’annuncio del tema su cui ruota la storia del personaggio principale, Elia Santini. Ovvero: il suo micropene. 

O per lo meno, questa è la semplificazione che è venuta fuori dalle polemiche, con tanto di #micropene in tendenza su Twitter. Ma per capire da dove arrivano, bisogna riallacciare un attimo il nastro. 

La nuova stagione di Skam Italia, prodotta da Cross Productions, è molto diversa nei presupposti rispetto alle precedenti: non si basa sul riadattamento e la localizzazione dell’originale norvegese di Julie Andem, conclusasi con la quarta stagione. 

È piuttosto il tentativo di continuare i capitoli monografici sui vari protagonisti come successo in altri paesi, per esempio in Francia, dove la quinta stagione è dedicata ad Arthur, l’Elia francese, e alle sue grosse perdite uditive. 

Per la prima volta quindi Skam Italia non si sorregge, per così dire, su un copione originale: è piuttosto la scommessa a firma degli sceneggiatori Alice Urciolo e Ludovico Bessegato—già apprezzati per il lavoro di scrittura, ricerca e veridicità, tant’è che per un breve periodo la precedente stagione è stata tra le serie più viste al mondo

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Le aspettative sono quindi alte, e in un momento in cui la serialità mostra con più frequenza peni reali o prostetici nelle serie tv (basti pensare alla scena con una trentina di peni visibili negli spogliatoi in Euphoria o l’inizio della nuova stagione di The Boys), gli autori italiani di Skam hanno fatto la loro scelta: una riflessione sulle dimensioni come emblema di una certa idea di mascolinità “standard”. Eppure, le reazioni sono state fin da subito di un certo tipo:


Il rimbalzo della notizia si è ridotto presto solo alla parola “micropene,” e le reazioni a caldo di una parte molto attiva della fanbase, paradossalmente spesso attenta alle tematiche proposte da Skam e le sue storie (coming out, religione, abusi), sono state di rigetto.

Da un lato c’è chi ha mostrato delusione perché l’hype creato dal trailer in cui Elia (interpretato da Francesco Centorame) accenna a una grande confessione è stato ritenuto ingiustificato e deludente, dall’altro perché il micropene è stato considerato un argomento molto frivolo, poco a fuoco.

“Abbiamo dovuto davvero aspettare due anni per questo?,” “Sarà proprio una stagione del cazz,” “Io mi aspettavo il coming out, la confessione di un trauma, di un problema di salute e invece se ne uscirà con ‘ho il micropene’ non so cosa dire”: sono solo alcuni esempi dei commenti più ricorrenti.

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Mentre scrivo la serie è in uscita, quindi non è possibile sapere in che modo verrà affrontato di preciso il tema. Dal mio punto di vista, però, evitare il fanservice, e cercare di non inseguire il volere del pubblico, è in realtà il fanservice più grosso che si possa fare (anche se comporta ovviamente dei rischi). In secondo luogo, un giudizio su una serie tv guardandone solo il trailer è forse un po’ affrettato. Punto terzo: il micropene, altrimenti detto ipoplasia peniena, è un tema poco trattato—ma perché dovrebbe essere anche un argomento poco rilevante?

Secondo le stime, circa lo 0,8 percento delle persone con pene ha la ipoplasia peniena, ovvero un pene al di sotto della media umana sia da non eretto che in erezione. La lunghezza si attesta dagli otto centimetri in giù (la media è di 12-15 cm).

“Dobbiamo partire dal presupposto che attaccata a un pene—ma anche a una vagina—c’è sempre una persona: il corpo non è qualcosa staccato dalla mente, c’è una circolarità,” mi spiega Marilena Iasevoli, psicologa, sessuologa e parte della European Federation of Sexology. “Il tutt’uno corpo-mente, poi, risponde anche all’ambiente circostante in cui è immerso: la percezione che ho di me, dismorfica o meno che sia, davanti allo specchio dipende anche o soprattutto dall’esterno.”

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Iasevoli specifica che tutti i corpi sono diversi ed esistono peni di tutte le dimensioni, forme e circonferenze e, “parlarne, ben venga anche in una serie tv, fa parte del processo di normalizzazione”: la sessualità consta di infiniti fattori “ed esistono anche le preferenze, ma la dimensione del pene di per sé non è affatto fondamentale.” Diventa, piuttosto, una questione quando si “pensa di non essere adeguati, ci si vergogna di trovare un partner sessuale, ci si limita nella sessualità o ci si nasconde negli spogliatoi per paura di essere derisi.” 

Ed ecco spiegata tutta quell’enfasi nel trailer sulla confessione di Elia, di cui sappiamo che è etero, schivo in fatto di relazioni, con una bocciatura alle spalle e il bisogno di vedere il consulente scolastico. 

L’obiettivo e le premesse della stagione, per usare le parole di Bessegato, sarebbero il tentativo di “indagare il rapporto tra la mascolinità, la virilità e quello che nella nostra società continua ad esserne il principale simbolo, ovvero il pene. Si può essere considerati dei ‘veri maschi’ pur avendo un pene sottodimensionato o non performante secondo gli standard?”

A tal proposito, oggi nel linguaggio mainstream si parla sempre più spesso di “mascolinità tossica”: riferisce a “norme culturali arbitrarie e codici maschili tradizionali” dannosi per gli stessi uomini, le donne, le persone tutte (compreso chi crede che gli uomini siano espressione dello stesso stereotipo).

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Il concetto di “mascolinità tossica”, checché se ne dica, non intende demonizzare arbitrariamente gli uomini, ma porre l’accento sugli effetti nocivi (psicologici e fisici) per chi la perpetua—e chi la subisce—su un piano individuale e collettivo. 

A proposito di chi la perpetua, è certo: il corpo della donna è sempre stato argomento di discussione pubblica. Ancora oggi “una donna” è prima il suo aspetto e poi il suo nome, le sue competenze e qualità, e bisogna continuare a parlarne e incazzarsi. Ma non per questo, come invece hanno dissentito molti commentatori della nuova stagione di Skam, non si può parlare anche del fatto che gli uomini debbano sottostare a certi standard fisici e modi di porsi. A maggior ragione se sono tra i più restii a esprimere, manifestare e condividere i propri sentimenti e vulnerabilità. Uno studio del 2019, per esempio, ha rivelato che il 58 percento degli uomini tra Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia sente una certa pressione nel dover essere “emotivamente forte e non mostrare debolezze.”

Bessegato, quindi, si chiede: “Cosa pensano e che sensazioni provano le persone che si trovano in quella condizione?.”

“Sono bisessuale. Ho tentato di fare sesso solo due volte, non mi riesce proprio. Alcune donne hanno riso di me, è per questo che ho smesso di provarci,” ci ha raccontato Neil in un nostro precedente articolo che raccoglieva testimonianze di persone con micropene. “Mi deprime e mi fa sentire inadeguato.” 

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O ancora: “La prima ragazza con cui sono stato quando avevo 17 anni aveva sentito dire che avevo il micropene, quindi poi continuava a dirmi che era grossissimo per farmi sentire meglio,” ha condiviso Jesse. “Ma una settimana dopo che abbiamo rotto ha cominciato a parlarne in giro e a mostrare foto a tutti. È stato brutto.”

Secondo Iasevoli, da situazioni del genere “possono scaturire circostanze più complesse: ansia da prestazione, aspetti di fobia sociale, depressione,” e “e si dovrebbe chiedere il supporto di un terapeuta o sessuologo. Avere un micropene, quindi, può influire sulla salute mentale—ma non perché si ha un micropene, quanto per lo stigma e il viverlo come un limite in funzione degli altri. Non comporta in alcun modo difficoltà nella sfera sessuale, a meno che non ci siano condizioni patologiche da approfondire.”

Alle reazioni negative sulla serie tv di diversi fan hanno fatto seguito anche i commenti a caldo di protagonisti della serie. “Ma non vi vergognate? Queste sono le persone cresciute con SKAM? Confortante,” ha scritto l’attore Pietro Turano. “Fate tanto i paladini e le paladine battagliere contro gli stereotipi, i ruoli di genere, la cultura machista e ciseteropatriarcale e poi quando scoprite che la serie tratterà di un ragazzo a disagio con il proprio corpo per via delle dimensioni del proprio pene rispetto alle aspettative sociali, sapete solo fare bullismo?”

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“Parlare di salute sessuale significa parlare anche di uomini che hanno un micropene o che pensano di averlo per via delle pressioni sociali, ma significa parlare anche di identità, relazioni, benessere fisico, emotivo e psicologico. Significa domandarsi cosa debba significare essere uomini oltre la mascolinità tossica e il body shaming.”

Forse screditare subito un micropene come un argomento di serie B conferma che bisognerebbe fare un respiro profondo prima di esprimere sommariamente giudizi e automatismi.

Questi sono i presupposti, poi prima di esprimersi sull’intera stagione sarebbe anche il caso di guardarla. Magari è brutta e basta, o magari no.

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Questo contenuto è in collaborazione con FeST, il Festival delle Serie TV che si terrà il 23, 24 e 25 settembre in Triennale a Milano. Ci saremo anche noi! Maggiori informazioni le troverai presto qui.