mushary, l'arte di tuffarsi nei cespugli
Tutte le foto di Evan Lunven.
soirées

L’arte del tuffarsi nei cespugli, spiegata da chi la pratica

Il Mushary è per chi, passando vicino a una siepe, si è chiesto almeno una volta: "E se mi ci lanciassi di testa?"

Se passi abbastanza tempo su YouTube, prima o poi ti capiteranno davanti video di gente che si tuffa di testa dentro ai cespugli. Un po’ come far rimbalzare i sassi sul pelo dell’acqua e modificare motori e marmitte, sembra un’altra di quelle cose che affascina sempre, e inspiegabilmente, uomini in ogni parte del mondo.

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Nella fredda, umida e ventosa Bretagna, nel nord-ovest della Francia, saltare dentro ai cespugli non è solo una cosa divertente da fare davanti a una telecamera—è una filosofia di vita. Più o meno.

All’inizio del millennio, il canale televisivo franco-tedesco Arte TV ha presentato al suo pubblico un allora sconosciuto passatempo, chiamato “Mushary”. In un episodio della serie documentaristica “Tracks” compariva Boris, un ragazzo bianco con i dreadlock e una tuta da lavoro, che spiegava insieme ad alcuni amici che ciò che appariva come un’attività ludica era in realtà una pratica di protesta ispirata a Jackass, dai valori anti-americani e anti-capitalisti. Sì, davvero.

Boris e i tuffatori di cespugli (che ammettono che il loro passatempo non sia poi così politico, ma più un modo divertente di stare all’aperto) spiegano anche le origini insolite del nome “Mushary”. È un neologismo che include riferimenti a “cavalcare i cespugli” e alle palizzate di salici costruite per difesa nella regione tra Cina e Russia un tempo nota come Manchuria. Si dice che durante la guerra tra Manchuria e Mongolia, i soldati si nascondessero in queste costruzioni.

Pur avendo un nome insolito e un’ideologia complessa, il mushary è decisamente semplice come passatempo. Non è niente più che saltare sopra o scivolare sotto una siepe o un’aiuola. Preferibilmente con addosso una tuta intera da lavoro.

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Mushary, tuffarsi nei cespugli

NICO, UNA VISIONE IN BIANCO.

VICE è andata nella città di Brest per incontrare Etienne, Nico e Thomas, un trio di tuffatori di cespugli che hanno visto il documentario quando erano all’università e sono rimasti affascinati da Boris. “Quel tipo la prendeva molto seriamente. Noi lo facciamo per ridere dopo le serate,” dice Etienne.

L’interesse di Etienne per il mushary è durato a lungo dopo la laurea. Ogni fine settimana, dopo aver fatto serata, suggeriva il passatempo alle persone in sua compagnia, che si lasciavano convincere più spesso del previsto. Ora, è sempre più comune vedere gruppi di giovani che si lanciano nei cespugli per tutta Brest durante il fine settimana.

Considerato che il mushary va d’accordo col bere, sono rimasto stupito da come questi ragazzi ricordino perfettamente in quali cespugli si sono già tuffati e quali devono ancora sperimentare. Trovato il posto perfetto, Nico si infila una tuta bianca che stava tenendo da parte apposta per questa sessione.

Uno dopo l’altro, i membri del gruppo si arrampicano su un palo della luce e si lanciano in un rovo di un quartiere residenziale di Brest. Dopo tre o quattro salti a testa, i ragazzi sono coperti di graffi e voglia di provare qualcosa di nuovo.

Mushary, tuffarsi nei cespugli

Il ponte a Brest che conduce a uno dei migliori punti per tuffarsi sui cespugli.

“Che ne dite se andiamo al ponte blu?,” suggerisce Nico. “No, è troppo lontano. Torniamo da Charlie [amico del gruppo], ci sono cespugli anche dalle sue parti,” risponde Etienne, che è appena arrivato da una serata.

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Alla fine, il ponte blu—una struttura abbastanza anonima nel mezzo della città—vince come meta designata, e neanche il cielo che minaccia pioggia sembra scalfire il buon umore del gruppo.

Mentre camminiamo verso il ponte, Nico si lancia in un cespuglio davanti a un Domino’s Pizza. La vista di un giovane in tuta spalmato in un cespuglio fa rallentare un gruppo di motociclisti. Tornano indietro dalla rotonda e li vediamo guardare nella nostra direzione, tanto incuriositi quanto preoccupati.

“È uno dei miei posti preferiti,” dice Nico, indicando una serie di gradini con aiuole su entrambi i lati del ponte blu. “Sono diventato un po’ come uno skater, cammino per la città sempre a caccia di nuovi posti.”

Mushary, France, hobbies – Photograph of a man's feet (in white trainers) sticking horizontally out of a green bush.

An apparently common sight in the French city of Brest.

Nico fa un paio di tuffi nei cespugli prima di tornare zoppicante da noi. “Ho dimenticato di mettere il tutore alla caviglia,” dice. Si è slogato una caviglia qualche mese fa in un incidente avvenuto mentre faceva mushary. L’infortunio non sembra averlo trattenuto a lungo dalle acrobazie arboree, però, nonostante gli sia stato consigliato riposo.

Anche Etienne ha qualche ferita di guerra. “Mi sono incrinato una costola e lo sterno, ma me la sono cercata,” racconta. “Il mushary è una cosa istintiva. Non ci pensi, ti tuffi e basta. Non sei abbastanza consapevole per pensare al pericolo.”

Il gruppo ci porta all’ultimo posto del giorno, piazza Swansea. Mi dicono che Emilie, una delle poche donne nella scena del mushary, vive lì vicino, ma non può unirsi a noi per via del COVID-19. Nico, Etienne e Thomas concordano che aiuole e siepi qui sono fantastiche. Così fantastiche, a dirla tutta, che restiamo qui fino a sera, a provare qualsiasi tipo di tuffo e capriola.

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A luglio 2018, Gourmiche, compagno di università di Etienne, ha creato un gruppo Facebook privato dove persone appassionate di mushary condividono video dei loro tuffi più recenti. Oggi conta quasi 350 membri, e per quanto il ritmo dei post sia andato calando negli ultimi tempi, i ragazzi di Brest sono ancora certi che il passatempo resterà parte dell’identità della città. C’è di certo in arrivo una nuova generazione di tuffatori di cespugli, decisa a lanciarsi in ogni siepe.

Scorri per vedere altre foto di persone che praticano l’arte del mushary.

Mushary, tuffarsi nei cespugli
Mushary, tuffarsi nei cespugli
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Mushary, tuffarsi nei cespugli
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