Salute

Una 25enne ha scoperto che le sue ‘emicranie’ erano causate da un parassita nel cervello

La condizione, nota come neurocisticercosi, si verifica quando una persona ingerisce cibo contaminato dalle uova della tenia, o verme solitario.
Gavin Butler
Melbourne, AU
brain scan tapeworm
Immagine via: Wikimedia Commons / Materialscientist, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported (R)

I medici di un ospedale in Australia hanno trovato larve di tenia (un verme parassita) nel cervello di una donna di 25 anni, che da tempo lamentava una forte emicrania.

La condizione, nota come neurocisticercosi, si verifica quando una persona ingerisce per sbaglio le uova della Taenia solium (o “verme solitario) mangiando cibo contaminato. Le uova di verme solitario si schiudono all’interno dell’intestino e le larve sono trasportate dal sangue in altri organi, compreso il cervello, dove si sviluppano in cisti.

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Il verme solitario è il parassita più comune nei paesi in via di sviluppo. Quello della 25enne—che non aveva mai viaggiato all’estero—è il primo caso autoctono in Australia, stando a uno studio pubblicato nel settembre del 2020 sulla rivista scientifica The American Journal of Tropical Medicine and Hygiene.

La donna, di Melbourne, aveva sofferto di mal di testa intermittenti e problemi di vista temporanei da quando aveva 18 anni circa, ma i suoi sintomi erano stati diagnosticati come emicranie. Quando si è presentata con un dolore molto persistente e intensi problemi alla vista, compreso un offuscamento della visione centrale, i medici del Royal Melbourne Hospital hanno deciso di farle una risonanza magnetica al cervello.

L’esame ha rivelato una lesione di otto millimetri, e i medici inizialmente hanno pensato a un ascesso o un tumore. Dopo l’operazione con cui hanno rimosso la massa cistica, si sono accorti che “non si trattava di tessuto umano,” ma di larve di verme solitario.

Poiché si trattava di una sola lesione, non c’è stato bisogno di ulteriori terapie. Come il parassita sia finito nel suo corpo, tuttavia, resta ancora un mistero.

La donna all’epoca viveva con i genitori e i fratelli in un quartiere centrale di Melbourne, lavorava come barista in un locale, sosteneva di non aver mai fumato o fatto uso di sostanze illegali e non aveva avuto contatti con animali che non fossero cani e gatti domestici. Era dunque considerata a basso (se non nullo) rischio di infezione da verme solitario, e i ricercatori che hanno seguito il suo caso non sono riusciti a identificare una connessione epidemiologica con la sua condizione.

“La paziente lavora come barista e questo comporta contatti frequenti con persone provenienti da una varietà di regioni geografiche, ma questo non la distingue dalla moltitudine di altri giovani australiani che lavorano nella ristorazione e nell’industria alberghiera,” hanno sottolineato. “Ad ogni modo, con l’alta frequenza e la facilità di spostamento tra zone endemiche e non-endemiche, casi sporadici di infezione possono capitare anche a persone che non sarebbero state altrimenti considerabili ad alto rischio.”

Secondo gli autori dello studio, dunque, “per quanto questo sia il primo caso documentato in Australia di neurocisticercosi contratta localmente, è possibile che ne seguiranno altri.”