Tifany - Una donna gioca ai videogiochi sul letto e circondata da poster
Fotografie di Nancy-Wangue Moussissa / ENCRAGE.
Attualità

"Ti dicono che non dovresti giocare": foto di ragazze gamer nelle loro stanze

Tra stereotipi, molestie e sessismo, essere una gamer è ancora molto faticoso. Alcune di loro ci hanno raccontato il bello e il brutto di fare questo mestiere.

I videogiochi sono da sempre parte della mia vita. Sono cresciuta con persone che giocavano a Call of Duty, Guitar Hero, Final Fantasy e raggiunta l’adolescenza ho coltivato lo stesso hobby.

Ma, quando ho iniziato a giocare ai videogiochi, mi sono resa conto in fretta di come il mondo del gaming sia ancora dominato dagli uomini. Stando a un report del 2020 di Forbes, solo il 16 percento dei dirigenti delle grandi aziende di videogiochi è donna e in un sondaggio di Statista del 2019 è stato evidenziato che solo il 24 percento di chi sviluppa giochi è donna. Questo si riflette chiaramente nel design di molti dei miei giochi preferiti, i cui personaggi protagonisti sono raramente—se non mai—donne, e dove i personaggi femminili sono spesso così stereotipati che è impossibile per me identificarmi in loro.

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Eppure, ad ogni anno che passa ci sono sempre più donne che si dedicano ai videogiochi. Stando a Newzoo, una società di ricerca di mercato, le donne ora costituiscono il 46 percento della community mondiale dei gamer. Niko Partners, un’altra società simile, stima che le giocatrici in Asia siano diventate ormai il segmento in più rapida espansione.

Tuttavia, episodi di misoginia, molestie e razzismo continuano a dilagare nell’ambiente videoludico e le giocatrici spesso finiscono per ritrovarsi in un contesto ostile, dove le controparti maschili le insultano o proiettano fantasie su di loro, tra oggettificazione e sessualizzazione.

Ho fotografato nove giocatrici nei loro appartamenti, per cercare di rivendicarne l’immagine e il ruolo all’interno della comunità, nonché per parlare delle loro esperienze nell’industria del gaming.

Delphine, 30

Delphine – donna con capelli lunghi e ricci, che gioca a videogiochi, con cuffie in testa e microfono di fronte

Delphine è una streamer e fa parte di Afrogameuses. Mitry-Mory, Seine-et-Marne, 13 aprile2021.

Delphine ha cominciato a fare live su Twitch nel 2020, per poi unirsi a Afrogameuses, un’organizzazione che riunisce giocatrici nere e francesi. “C’è un grande senso di sorellanza,” sottolinea Delphine, che tra le altre cose modera il canale Twitch di Jennifer Lufau, la creatrice di Afrogameuses conosciuta anche come Jane Bond e Invinciblejane

Prevedibilmente, questo ruolo da moderatrice l’ha esposta a molto odio. “Non capisco come si muova e cosa stia facendo Twitch,” esplicita Delphine. “Alcuni utenti hanno degli username che non dovrebbero proprio essere ammessi.”

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Secondo Delphine, sono in particolar modo le donne nere a essere prese di mira su questa piattaforma. Eppure, ha anche trovato supporto e forza nella comunità. “C’è violenza, ma anche gentilezza,” ribadisce. “Bisogna avere i giusti contatti e legami.”

Anaelle, 21

Annaelle – donna con capelli alla spalla, che gioca sul suo letto, il laptop appoggiato a uno scatolone.

Anaelle, 21 anni, gioca col suo laptop. Rouen, Normandia, 20 gennaio 2021.

“Posso passare ore intere a giocare, creare personaggi,” specifica Anaelle, che ama lo storytelling e il character development, per i quali ha anche seguito dei corsi nel tentativo di costruirsi una carriera. “Con il tempo, ho imparato a riconoscere i meccanismi dell’industria videoludica, in particolare per quanto riguarda le molte ore di straordinario, i maltrattamenti e le molestie,” precisa.

Per questo, Anaelle ha poi abbandonato, trascorso un periodo depressivo ed è tornata a vivere con la madre. Eppure, i videogiochi la stanno aiutando. “Il gioco è un modo per allontanarsi dai problemi e spesso può diventare l’ultimo spiraglio da cui guardare al mondo esterno,” riflette.

Anaelle ha una critica fondamentale da lanciare contro l’industria: sia i personaggi maschili che quelli femminili che estremizzano la mascolinità e la femminilità e impediscono alle persone di identificarsi in loro. “Da una parte ci sono playboy o tipi super fighi, dall’altra donne ultra sexy con proporzioni anatomiche impossibili. Non hanno niente di reale.”

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Véronique, 27

Véronique –donna con capelli rosa, mascherina, sciarpa arancione e outfit nero, in un negozio di manga

Véronique nel suo negozio di manga preferito a Parigi. 13 gennaio 2021.

Véronique – donna che svapa nella sua stanza, con monitor sul tavolo

Véronique nella sua stanza.

Véronique ha cominciato a giocare a sei anni, guardando la sorella maggiore. “Ci sono cresciuta, è una parte di me,” conferma. “Mi permette di scaricare lo stress e passare del tempo da sola.” Durante le superiori era bersagliata dai bulli ma, grazie ai videogiochi, è riuscita a trovare degli amici a cui affidarsi per avere supporto. “Venivamo etichettati come nerd. Ai tempi non era una bella cosa. Oggi, invece, facciamo parte della cultura popolare,” afferma.

Véronique è anche su Twitch, ma la piattaforma la rende nervosa. “Quando siamo in live, viene naturale chiedersi se vale la pena di mostrare la faccia. Almeno per quanto riguarda noi ragazze,” dice. “Ci aspettiamo di essere linciate.”

Per quanto le donne utilizzino questo spazio esattamente come tutti gli altri, Véronique spiega che spesso si sente profondamente a disagio. “È triste pensare che la maggior parte delle persone sulla piattaforma siano uomini che in gran parte ti giudicano, ti fanno sentire come un oggetto e ti dicono che non dovresti giocare,” conferma. “Ed è folle pensare che ti venga naturale porti questo tipo di domande, ancora prima accendere la webcam.”

Sarah, 19

Sarah – donna che indossa velo, seduta di fronte a due schermi, microfono e tastiera retroilluminata. Luci porpora e diffuse

Sarah e il suo streaming nella stanza a Parigi. 18 aprile 2021.

Sarah ha cominciato con le dirette streaming tre anni fa. “Le prime due volte avevo i capelli scoperti e visibili,” ricorda. “Ma non mi sentivo me stessa e non sembravo io,” dice Sarah, sostenendo che era molto difficile trovare persone con l’hijab sulla piattaforma.

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“Cercavo un esempio da seguire e ho poi pensato che avrei potuto costruirlo da me,” afferma. Il giorno dopo, ha cominciato a presentarsi in video con il velo. “Tremavo, perché avevo paura dei commenti. Ma me ne sono fregata dei troll, alla fin fine ho dimostrato loro che non me frega niente e che sono degli idioti.”

Sarah gioca spesso a GTA e si diverte a inventarsi voci e personalità per ogni personaggio. Quando però gioca con un personaggio che indossa l’hijab di solito le arrivano commenti spiacevoli su terrorismo e jihad. “Molte persone fanno difficoltà a invitarmi sul loro canale a causa del mio velo. Pensano che si finirebbe a parlare solo di quello,” racconta Sarah. “Ho molti progetti, ma per realizzarli devi aver modo di essere vista e sentita. E devi essere accettata per quello che sei.”

Djella, 19

Djella – donna con capelli neri alla spalla, che grida in cuffia

Djella è entrata nella scuola dei suoi sogni ed è appassionata di intelligenza artificiale. Romainville, Seine-Saint-Denis, 13 febbraio 2021.

Quando Djella era alle superiori, una ONG francese—la Becometech, che incoraggia le ragazze a entrare nel settore dell’IT—era andata a parlare nelle classi. “In quel momento il mio sogno era di diventare avvocato,” ricorda Djella, che ama gli sparatutto. “Mia mamma invece voleva mi unissi all’organizzazione. Al che io le risposi, ‘È roba da maschi.’ Questa fu la prima reazione.”

Ma la madre insisteva e Djella dovette provarci. “Il supporto dei genitori aiuta a rompere gli schemi. Ti dimostra che la società non può definire tutto quello che fai,” spiega Djella. Ora ha una borsa di studio per l’EPITECH, una delle migliori scuole private francesi dedicate all’informatica. “Mi hanno presa il giorno stesso del colloquio,” ricorda Djella. “I valutatori mi hanno detto che non avevano mai visto una ragazza così appassionata.”

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Royale, 18

Royale – Donna che gioca seduta a un tavolo, con luci blu che la illuminano

Royale ama giocare ai videogiochi e vedere anime nella sua stanza. Houilles, Yvelines, 20 febbraio 2021.

Royale va alla stessa scuola di Djella. In futuro vorrebbe dedicarsi alla programmazione, per “creare robot e costruire cose utili,” dice. “In quanto persona nera, non ci sono personaggi che mi rappresentano. Mi fa arrabbiare.”

È capitato venisse invitata a giocare su app che non avevano nemmeno un personaggio nero. “Quindi ho scelto un fiore. Volevo essere una persona reale, ma non ce n’erano a disposizione,” dice.

Molika Va, 39

Molika Va – donna con capelli neri, occhiali e cardigan grigio, tra scaffali di memorabilia

Molika Va nel suo salotto. Sevres, Hauts-de-Seine, 17 aprile 2021.

Molika è vice presidente di Next Gaymer, un’organizzazione che offre alle persone LGBTQ+ uno spazio sicuro dove poter parlare senza aver paura dello stigma sociale. Da adolescente, negli anni Ottanta, il mondo del gaming era quasi del tutto in mano agli uomini. Ma Molika è sempre stata appassionata del settore e ha continuato a seguirlo da vicino.

In questo modo, è riuscita a conoscere altre donne nella comunità gamer. “Ci cercavamo e mandavamo messaggi attraverso le inserzioni nei magazine specializzati,” ricorda. Con il passare degli anni, è poi diventata molto intima con diverse “amiche di penna.” “Le donne non avevano modo di parlare di videogiochi nel mondo reale,” sottolinea. “L’ho vista partire come una passione segreta e diventare qualcosa che accomuna. Oggi chiunque può giocare.”

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Quando ho cercato online Next Gaymer, ho visto in homepage una foto di gruppo che mi ha sorpresa: c’erano davvero poche donne nell’inquadratura. “Per molto, molto tempo, ero praticamente l’unica donna regolare del gruppo. E agli eventi con un centinaio di persone, ci sono giusto un paio di donne, massimo tre,” riporta Molika.

Non crede non esistano gamer donne e queer, ma pensa che tendano a rimanere a casa perché la community è composta in grandissima parte da uomini. “Si tratta di un problema reale. Quando mi sono unita al comitato decisionale, ho cercato di cambiare la situazione.”

Nel 2020, Molika ha creato un gruppo di sole donne all’interno dell’organizzazione. “Mi hanno chiesto spesso se si tratta di una community all’interno di una community,” spiega. “Ma non lo è. È soltanto uno spazio che permette alle donne di trovare altre donne senza sforzi. Altrimenti può diventare come cercare un ago in un pagliaio.”

Preeksha, 22

Preeksha – donna vestita di nero, seduta su un letto rosso nella sua stanza.

Preeksha ha decorato la sua stanza con elementi che le stimolano l'immaginazione. Clichy, Hauts-de-Seine, 3 aprile 2021.

La stanza di Preeksha è piena di disegni, immagini e statuine personalizzate. “Non penso di aver mai visto un personaggio indiano o del sud est asiatico in un videogioco,” conferma. “Mi piacerebbe poter immedesimarmi un po’ di più nei personaggi, anche se si tratta di universi inventati.”

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Proprio questo desiderio di poter identificarsi un po’ di più in alcuni mondi fantasy e gotici ispira la sua arte. “Nei miei disegni, provo a creare personaggi che mi somiglino, in un ambiente che mi piace.”

Tifany, 19

Tifany - donna nella sua stanza con pareti grigie e poster, sdraiata a giocare sul letto

Tifany nella sua stanza. Vitry-sur-Seine, Val-de-Marne, 3 febbraio 2021.

Tifany ha cominciato a giocare a quattro anni, ma si è appassionata davvero intorno ai dieci anni giocando online con la PS3. “Modificavo la mia voce in maniera tale che pensassero fossi un uomo,” racconta. “Mi ero fatta un amico, che frequento ancora oggi, e inizialmente pensava fossi un ragazzo. È stato il mio primo amico.”

Dopo aver cambiato l’username per rispecchiare la sua identità reale, la gente ha cominciato a insultarla e a dirle cose quali, “Torna in cucina.” “Mi arrivano molti messaggi simili. E anche gente che ci prova. Mi arriva un po’ di tutto,” ribadisce. “Devi imparare a difenderti. Puoi farlo ridendone o ignorando i commenti, oppure attaccando o ancora svalutandoti da sola. Ma può peggiorare, può diventare molestia.”

Dopo aver finito le scuole superiori, Tifany è stata assunta in un negozio di videogiochi dove andava sin da quando era bambina. Però non si sente presa in degna considerazione. Una volta, mentre stava aiutando alcuni clienti, ha notato che non la guardavano negli occhi. “Parlavano direttamente solo con il mio collega uomo,” ricorda.