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Identità

Chiamiamo il coming out di Kevin Spacey con il suo vero nome

Ovvero: un atto di codardia.
Foto via Wikimedia Commons.

Domenica sera, l'attore Anthony Rapp ha accusato Kevin Spacey di avergli fatto delle avances sessuali quando aveva appena 14 anni. Su Buzzfeed, Rapp ha raccontato di quando, dopo una festa a casa di Spacey, l'attore l'avrebbe spinto sul letto per poi salirgli sopra. All'epoca dei fatti (era il 1986) Spacey aveva 26 anni.

In un messaggio via Twitter, Spacey ha dichiarato di non avere memoria dell'incontro. "Ma se mi sono davvero comportato come dice [ Rapp], allora gli devo le mie più sentite scuse per quello che sarebbe un comportamento assolutamente inappropriato e motivato dall'ubriachezza," ha scritto. Poi, per ragioni che solo Spacey e il suo dipartimento di comunicazione conoscono, nello stesso messaggio l'attore ha deciso di dichiarare pubblicamente di essere gay. "Questo fatto mi ha spinto a parlare di altri aspetti della mia vita," ha aggiunto, per poi spiegare di aver avuto relazioni amorose tanto con uomini quanto con donne e di aver ora scelto di vivere "come gay."

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Prima di domenica, Spacey non aveva mai discusso apertamente della sua sessualità. In un'intervista del 2010 per Daily Beast aveva paragonato le insistenti domande fuori contesto sulla sua omosessualità al dilagante bullismo contro gli adolescenti gay, adottando poi la stessa linea nel corso di altre dichiarazioni pubbliche. Stavolta, invece, Spacey ha deciso di essere chiaro, e l'ha fatto nel momento in cui la notizia avrebbe potuto oscurare una presunta aggressione sessuale.

Per molti, non senza stupore, la sua è stata una mossa particolarmente cinica e codarda per distogliere l'attenzione dalle accuse di Rapp. "Kevin Spacey ha appena inventato una cosa nuova: il momento sbagliato per fare coming out," ha twittato il comico Billy Eichner. Secondo altri, poi, la dichiarazione di Spacey non farebbe altro che rafforzare il mito che vede collegate omosessualità e pedofilia. "Come si permette di tirarci in mezzo in una situazione del genere," ha twittato il critico cinematografico di Vanity Fair Richard Lawson.

Almeno inizialmente, del resto, la dichiarazione di Spacey—così calibrata e relativamente insolita nel panorama hollywoodiano—è riuscita a far passare in secondo piano le parole di Rapp: Reuters, Daily Beast, PEOPLE, ABC News e molti altri siti d'informazione hanno titolato con riferimenti alla sessualità di Spacey prima di parlare nel dettaglio delle accuse a suo carico.

Nella vita di una persona queer, il momento del coming out è uno dei più spaventosi e al contempo determinanti: è una decisione che può ridefinire istantaneamente la percezione di quella persona, spalancando le porte al giudizio e al pregiudizio altrui. In circostanze diverse, la dichiarazione di Spacey avrebbe avuto un peso enorme. Avrebbe potuto usare la sua fama per chiedere più spazio per i personaggi LGBTQ nel cinema o per lanciare un messaggio di solidarietà ai suoi fan queer, per denunciare la situazione della comunità gay in Cecenia o per criticare gli attacchi di Trump contro la popolazione transgender—tutti temi su cui finora è rimasto in silenzio.

Ma non l'ha fatto.

Il coming out è difficile, soprattutto quando si è famosi. Le voci sull'omosessualità di Spacey si rincorrevano da tempo, tanto da essere praticamente di dominio pubblico. Al tempo stesso, Spacey è parte di quel vecchio sistema hollywoodiano che costringe le star a non dichiararsi pubblicamente per vendere film e capitalizzare sul fascino del middle-American. "Penso che i [John Travolta] e i Kevin Spacey di tutto il mondo vivano con la concezione tipicamente anni Ottanta della professione di attore, quella per cui bisogna comportarsi da etero per ottenere ruoli da etero," aveva dichiarato il comico John Early in un'intervista a VICE sull'omosessualità a Hollywood. "Ma per come la vedo io la fase storica dell'intrattenimento in cui viviamo ora è molto più personale"—di quelle in cui le operazioni di facciata sono molto meno convenienti di un tempo. "Anzi, penso sarebbe un'ottima mossa pubblicitaria se decidessero di fare coming out ora, dopo tutto questo tempo. Penso farebbe bene alla loro carriera, la ravviverebbe un po'. Al giorno d'oggi a nessuno serve che John Travolta continui a essere questo farò di mascolinità."

E lo stesso discorso vale per Spacey. Invece di usare il suo coming out per abbattere questi muri, però, Spacey sembra aver scelto un'altra vita: quella dell'autoconservazione. Così, tra la ritrovata ossessione della destra americana per i "predatori sessuali gay di Hollywood" e il dibattito sulle molestie e le violenze esercitate da uomini di punta dell'industria, Spacey ha pensato fosse un buon momento per collegare la sua omosessualità alle accuse di aggressione sessuale a un 14enne. Invece di considerare la sua scelta un atto di coraggio, dovremmo chiamarla con il suo vero nome: uno dei peggiori coming out della storia.

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