architettura criminale
Villette abusive, ormai distrutte, a Monasterace, in provincia di Reggio Calabria. Tutte le foto di Adelaide di Nunzio, per gentile concessione di Crowdbooks.
Cultura

Foto delle 'architetture criminali' nel Sud Italia

Il progetto della fotografa Adelaide Di Nunzio racconta gli "effetti dell’illegalità sul paesaggio e sulle persone."
Vincenzo Ligresti
Milan, IT

Per dieci anni, la fotografa napoletana Adelaide Di Nunzio, classe 1978, ha girato il Sud Italia alla ricerca delle “architetture criminali.” Da questo viaggio è nato l’omonimo libro, edito da Crowdbooks, che descrive per immagini come mafia e criminalità abbiano “influenzato l’architettura, deturpato il paesaggio e allo stesso tempo modificato notevolmente la vita delle persone sotto molteplici aspetti.”

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Campania, Calabria, Puglia e Sicilia sono le regioni su cui Di Nunzio si è soffermata. “Una bella parte dell’Italia accoglie costruzioni architettoniche di stampo mafioso, dall’abusivismo alle strutture mai finite, connotate da un’estetica, da simboli, forme e decori ben definiti. Nella nostra nazione, soprattutto al sud, si è sviluppato un gusto che potremmo chiamare ironicamente ‘Il Sacro-chic’,” spiega Di Nunzio nell’introduzione al libro.

“Da Al Pacino in Scarface,” continua, “la cui villa ispirò il nostro boss Sandokan [Francesco Schiavone], lo stile si è conformato alla modernità, ha mischiato i generi, dal neoclassico per la potenza e la gloria degli imperatori, al barocco che esalta il dorato, la luce e le forme rotondeggianti, ma con materiali poveri come gesso, ceramica e plastica dorata, spray o a smalto; e poi scale a chiocciola vittoriane interne […] e vasche ovali a conchiglia ad accogliere le veneri con l’indiscutibile idromassaggio.”

Tra le tante fotografie, oltre appunto alla villa di “Sandokan” a Casal di Principe (Campania), si possono osservare l’Antica Masseria dell’Alta Murgia; la villa del Boss Gaetano Badalamenti a Cinisi (Sicilia); e le costruzioni industriali e private abusive sulla strada Statale Jonica 106 (Calabria).

La realizzazione del progetto fotografico è stata possibile anche grazie al supporto dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc) che dal 2010, anno della sua istituzione, “ha preso possesso di molte delle proprietà illegali, andando ad aumentare il patrimonio comune a discapito delle cosche mafiose con una destinazione pari a 4.340 beni tra appartamenti terreni e attività nel 2016 [di cui 2.411 sono stati riassegnati nel 2017],” racconta ancora Di Nunzio. “Purtroppo la strada è ancora lunga, ci sono ancora molti dei beni acquistati con soldi sporchi, attività avviate per il riciclaggio di denaro illecito.”

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Per acquistare una copia del libro vai qui, per vedere altre foto scorri in basso:

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Villa confiscata al boss Michele Zaza Posillipo, Napoli.

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“Giardino degli alberi di cemento” nei pressi della statale 106 versante Ionico, in provincia di Reggio Calabria.

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Struttura residenziale pubblica non finita, Reggio Calabria.

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Porto Pavone nei pressi dell'Istituto di detenzione minorile di Nisida, Napoli.

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Scala a chiocciola in marmo, nella villa sequestrata al Boss Gaetano Badalamenti, detto “Don Tano”, mandante dell’assassinio di Peppino Impastato, Cinisi, Palermo.

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Giovanni Impastato presidente dell’associazione anti-mafia in onore del fratello Peppino Impastato, ucciso dalla mafia a Cinisi nel 1978.

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Villa sequestrata al Boss Gaetano Badalamenti, detto “Don Tano” mandante dell’assassinio di Peppino Impastato, Cinisi, Palermo.

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“La Piramide”, albergo incompleto nei pressi della statale 106, versante Ionico, provincia di Reggio Calabria.

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“Stonehenge”, basi in cemento per un edificio nei pressi della statale 106, versante Ionico, in provincia di Reggio Calabria.