monkey island storia doppiaggio italiano
The Curse of Monkey Island, LucasArts, 1997. Screenshot via Steam
Tecnologia

Come il doppiaggio italiano di 'Monkey Island' ha fatto la storia dei videogiochi

Abbiamo chiesto a chi doppiava i giochi di LucasArts negli anni Novanta di raccontarci quei tempi e come è cambiato il mondo dei videogiochi poi.

Son quelle cose che succedono quando meno te l’aspetti. Ero impegnato in un noioso swipe left su Tinder e improvvisamente compare “Guybrush, 30 anni.” Mi sono fermato un attimo strabuzzando gli occhi: possibile? Sarà la sorpresa di notare un riferimento oltre ai soliti Game of Thrones o Harry Potter, ma è stato difficile non rimanere stranito. Perché dall’ultima volta in cui quel nome è stato rilevante, son passati più di 20 anni.

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Guybrush Threepwood è il protagonista della serie Monkey Island, creata da Ron Gilbert, probabilmente la più famosa tra le avventure grafiche “punta e clicca” sviluppate dalla software house di George Lucas, la Lucasarts (ex-LucasFilm). Nel corso dei quattro titoli della serie—più una successiva collezione episodica di Telltale—il giovane apprendista riuscirà a diventare un vero pirata, cercando di fuggire dalla continua minaccia del temibile fantasma Le Chuck e coronare il sogno d’amore con la governatrice Elaine Marley.

In Italia le avventure di Guybrush, oltre agli altri classici sviluppati dallo studio californiano come Indiana Jones and the Fate of Atlantis e Day of the Tentacle, hanno riscontrato un successo tale da andare oltre la mera nicchia, assurgendo al rango di diffusa cultura pop (“guarda dietro di te! una scimmia a tre teste!”). A distanza di circa 20 anni da quando la software house ha ritenuto che il mercato delle avventure si fosse esaurito—cancellando tutti i progetti non relativi a Star Wars—i fan che celebrano quelle serie sono ancora tanti e di età variegata.

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La maledizione di Monkey Island, con i testi tradotti in italiano. Screenshot dell'autore

All’inizio degli anni Novanta, la distribuzione italiana dei prodotti Lucasarts, dalla Leader, passa a C.T.O., azienda bolognese fondata da Marco Madrigali nel 1984. È stato attraverso il fortunato sodalizio con il vicino studio di doppiaggio Florian, diretto da Alessandro Zucchelli, che C.T.O. è riuscita a portare le avventure grafiche a una fetta di appassionati sempre più numerosa.

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Sam & Max – Hit the Road del 1993 è stato tra i primi titoli a ricevere un completo doppiaggio in italiano, uscito nella primavera del 1995. A fronte di un risultato finale apprezzabile, caratterizzato dalla particolare scelta di usare accenti e dialetti (“de novo de vecio, a mi me va tuto ben!), il lavoro su Sam & Max, tra imprevisti tecnici e complessi provini, ha richiesto parecchio tempo.

“L’ufficio localizzazione in C.T.O. nasce a metà anni Novanta,” racconta a VICE in una chiamata via Skype Gabriele Vegetti, ex dipendente dell’azienda. “Ci si occupava di tradurre i videogiochi in tutte le loro parti: dalla scatola ai dialoghi. Come primo lavoro, mi sono occupato della traduzione di La Maledizione di Monkey Island [il terzo titolo della serie]. Trovarmi a lavorare su titoli che giocavo fino al giorno prima è stata davvero una grandissima emozione! Avevamo un rapporto attivo con LucasArts, diverse volte siamo andati a testare i videogiochi a San Francisco insieme agli altri colleghi europei.”

Si trattava di una mole di lavoro mai vista prima, pagine e pagine di dialoghi che—ricorda Vegetti—si iniziava spesso a tradurre pur in totale assenza di riferimenti visivi. L’azienda bolognese mandava, poi, un campione di potenziali voci alla LucasArts, indicando una scala di preferenza, per iniziare a registrare quando già in possesso di alcuni audio originali.

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Su questo Vegetti non ha dubbi: “la LucasArts aveva le idee molto chiare su come doveva funzionare un processo di localizzazione, lavorare con loro era più facile rispetto ad altri clienti di C.T.O. che spesso non avevano ben chiari i bisogni dell’adattamento.” Quando gli domando se succedesse mai  qualche imprevisto, “Eccome!” esclama Vegetti “una volta uno dei clienti ci ha mandato un copione in formato Excel, in ordine alfabetico. Una roba impossibile da tradurre!”

Riguardo l’adattamento de La Maledizione, c’è stato un curioso imprevisto sulla scena dove la ciurma di Guybrush inizia la canzone in rima “A Pirate I was meant to be”, che sembra non finire più, con il coinvolgimento diretto della persona che gioca che seleziona le frasi da far rimare. In Italia la scena non suonerà familiare se non ai fan più sfegatati: è stata infatti rimossa da tutte le edizioni europee del gioco.

Ho avuto modo di parlarne con Larry Ahern, co-designer de la Maledizione che risponde alle mie domande in una chiamata via Skype con stupore. “Francamente non ne avevo idea, posso confermare che non è una decisione che abbiamo preso a livello di team di sviluppo,” spiega. “Personalmente avrei almeno mantenuto la sequenza originale con i sottotitoli.”

Vegetti ricorda che il distributore italiano aveva lavorato alacremente per arrivare a una traduzione completa della canzone; ne avevano anche già registrato una prima versione, ma, alla fine, è arrivato l’ordine da LucasArts di tagliare via la sequenza. Purtroppo, la demo in questione sembra essere andata perduta per sempre.

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Tra l’uscita del terzo e quarto capitolo della saga di Monkey Island, però, c’è stata un’importante sostituzione proprio sulla voce di Guybrush Threepwood, da Giuseppe Calvetti a Massimo Antonio Rossi. Nonostante tali cambi siano rari anche nel panorama videoludico, è lo stesso Rossi a chiarire quanto successo. “Ridevamo anche con Calvetti di queste menate, non c’era proprio niente di misterioso. Erano stati mandati alla LucasArts alcuni demo e, semplicemente, hanno scelto la mia voce. Qualcuno all’epoca ha ritenuto perfino di dire che mi stessi sforzando di imitare il mio collega… non c’eravamo proprio!”

“Era un lavoro del tutto nuovo quello del doppiaggio dei videogiochi,” continua Massimo Antonio Rossi. “Si lavorava senza nessun riferimento visivo, al nero (mi raccomando non ‘in nero’), un’esperienza nuova e stimolante. Avevamo la possibilità di sfruttare la nostra creatività in maniera abbastanza libera. Fu un periodo intenso e divertente durante cui, con una ‘compagnia’ di amici e colleghi quasi tutti con una solida formazione teatrale, abbiamo doppiato una serie infinita di videogiochi per C.T.O.”

Il doppiaggio “al nero”, in effetti, ha poi caratterizzato i lavori realizzati dallo Studio Florian per l’azienda bolognese fino agli anni Duemila, quando ormai il mercato— rappresentato da aziende come Synthesis, Binari Sonori e Jingle Bell—era passato alla forma d’onda. Con quest’ultima metodologia, l’attore visualizza su schermo la battuta da doppiare così da capirne tempi, toni ed eventuali pause. Invece “al nero”, con il solo ausilio di minimi riferimenti visivi come sketch e immagini, l’attore deve far pieno affidamento ai riferimenti del copione.

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'Grim Fandango'. Screenshot dell'autore

Grim Fandango, scritto da Tim Schafer e uscito nel 1998, è stata invece la prima avventura in 3D prodotta dalla LucasArts, con controllo diretto del protagonista da parte della persona che gioca. Ambientata nella terra dei morti, la storia vede l’agente di viaggio Manuel Calavera invischiato in una misteriosa storia di truffa e omicidi, impegnato a salvare la povera anima perduta Meche Colomar. Il titolo è stato lanciato dalla C.T.O. con una presentazione in un night club a Milano, tenutasi ovviamente il 2 novembre.

Renato Cecchetto, direttore del doppiaggio e voce del protagonista Manny Calavera, a proposito dell’esperienza con Florian, racconta a VICE in una chiamata su Skype che “si trattava di un modo di lavorare del tutto nuovo, praticamente una lettura interpretata: l’attore aveva il compito di leggere, non star dietro a un labiale. Richiedeva ben meno tempo.”

Riguardo l’interpretazione di Calavera, Cecchetto spiega che “appena ho sentito il tipo di storia così particolare, ho iniziato a pensare a una sfumatura di voce che potesse caratterizzare il povero Manny.” L’attore veneto ricorda anche che, all’epoca, succedeva di cambiare battute in corso d’opera, un modo di lavorare artigianale poi scomparso, con i doppiaggi diventati poi quasi un’attività “industriale.”

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'Grim Fandango'. Screenshot dell'autore.

Cecchetto non è solo: sono tante le voci prestate al mondo videoludico passate per lo Studio Florian. Come Michele Gammino, doppiatore storico di Harrison Ford e Bruce Campbell, fortemente voluto da LucasArts per prestare la voce al noto archeologo in Indiana Jones e la Macchina Infernale.

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Anche un veterano assoluto dell’universo doppiaggi videoludici come Riccardo Rovatti (Max in Sam & Max), nonché Grazia Verasani, voce di tanti personaggi femminili dell’universo Lucas (Elaine Marley in Maledizione e Fuga da Monkey Island, Maureen Corley in Full Throttle), nota al pubblico oggi soprattutto per i suoi romanzi, come Quo Vadis Baby.

Non sono mancate negli anni critiche al lavoro fatto da C.T.O., in particolare su scelte di traduzione considerate poco fedeli all’universo Star Wars. In generale, però, è pacifico affermare che il sodalizio con lo Studio Florian abbia prodotto lavori di pregio, specialmente per la qualità media dei doppiaggi dell’epoca. Perfino la stessa LucasArts riteneva quello italiano come il migliore lavoro di doppiaggio in Europa, premiandolo per due anni di seguito con “Best Regards and Congratulations,” firmati dall’intero staff della software house californiana.

Disney sta iniziando, proprio recentemente, ad accorgersi del potenziale delle proprietà LucasArts (oltre a Star Wars ovviamente), tanto che la probabilità di un nuovo titolo della serie Monkey Island si fa ogni giorno più concreta. Chiedo a Massimo Antonio Rossi se riprenderebbe il personaggio di Guybrush Threepwood. “Non lo rifarei mai,” mi risponde. “Mi farebbe, però, sicuramente piacere l’opportunità di dirigere il doppiaggio in un titolo della serie, così da trovare voci fresche e di talento.”

Al di là di curiosi avvistamenti sulle app di dating, se ancora dopo decine di anni le emozioni regalate dalle avventure LucasArts scorrono forti nelle vene di tanti giocatori e giocatrici, si deve anche al lavoro di talentuosi attori di scuola teatrale e adattamenti attenti a rispettare i personaggi e le serie. Cecchetto conferma l’affetto del pubblico per Manny Calavera con un aneddoto: di recente, dopo la conclusione di uno spettacolo teatrale, ha ricevuto dei complimenti proprio per il lavoro su Grim Fandango. “Mi sorprende che a distanza di 23 anni sia un doppiaggio ancora così apprezzato, sono esperienze che fanno infinitamente piacere.”