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Queste femministe brasiliane vogliono combattere il sessimo del Carnevale

Al Carnevale di quest'anno hanno sfilato diversi gruppi femministi, con l'intento di sfidare quello che loro vedono come il predominio maschile sul festival, nonché di combattere l'idea che le donne siano prede da conquistare.
Foto di James Armour Young

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Una donna brasiliana, vestita come Frida Kahlo, stappa una lattina di birra. Un'altra, indossando il costume di "Rosie la Rivettatrice", balla al ritmo della musica. Gli striscioni lanciano un messaggio: "lasciateci ballare la samba in pace."

Questo è il bloco, la festa di strada che sta sfidando il carnevale di Rio, e in particolare il sessismo insito nelle celebrazioni.

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Il progetto nasce dal gruppo delle Mulheres Rodadas – le "donne di mondo" – che è nato poco più di un anno fa proprio con questo obiettivo: contrastare molestie e pregiudizi.

Una delle organizzatrici, Debora Thomé, ha raccontato a VICE News che l'ispirazione è venuta da una pagina Facebook chiamata "Mi merito di meglio di una mulher rodada."

"La gente dice che in Brasile la donne si vestono come vogliono, quindi perché dovrebbero reclamare più libertà? Noi invece diciamo che sono gli uomini a volere questo comportamento," afferma. "Una donna può vestirsi come vuole, ma a causa di questo diventa poi vittima di violenza."

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Mulheres Rodadas è uno dei vari bloco femministi nati nelle città del carnevale, come Rio e Recife. Criticano il maschilismo e l'enfasi data all'immagine sessualizzata delle "regine del carnevale," nonché l'idea generalizzata che la donna sia una preda da conquistare.

"Ci siamo accorte che molte donne la pensavano in questa maniera, ma che non erano unite," ha detto Thomé, sottolineando come circa 2.500 persone si siano iscritte al bloco del 2015. La polizia ha confermato che anche quest'anno il numero si aggirava su quella cifra.

Questi nuovi blocos fanno parte di un crescente movimento femminista emerso per la prima volta alle manifestazioni dello scorso novembre a Rio.

Le proteste sono stata causate dal tentativo di Eduardo Cunha – il presidente della Camera brasiliana e leader del potente gruppo parlamentare degli evangelici cristiani – di restringere ulteriormente le leggi sull'aborto.

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Attualmente, in Brasile l'aborto è illegale ad eccezione dei casi di stupro, di pericolo per la salute della madre, e di gravi malformazioni del feto. L'emendamento proposto da Cunha prevede che le donne vittime di stupro denuncino il fatto alla polizia e si sottopongano a un esame medico-legale.

Mentre le Mulheres Rodadas sfilavano per le strade di Rio, i partecipanti al bloco cantavano: "Eduardo Cunha vuole controllare la tua vagina."

"In Brasile gli uomini si sentono in diritto di controllare i corpi delle donne. Basta guardare alla proposta sulla legge che regola l'aborto," spiega Thomé. "Solo il 10 per cento dei deputati è donna, quindi in pratica sono gli uomini a decidere se una donna può abortire o meno."

L'epidemia di Zika in Brasile – che è stata collegata a una malformazione neonatale chiamata microcefalia – ha riacceso il dibattito sull'aborto, anche nell'altro senso. Un gruppo pro-aborto di Brasilia, ad esempio, ha annunciato di voler ricorrere in tribunale per permettere l'aborto in questi casi specifici.

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La manifestazione femminista dell'anno scorso, comunque, ha preso di mira anche Pedro Paulo Carvalho, un politico di Rio indicato come il probabile futuro sindaco della città, che ha minimizzato le rilevazioni sui maltrattamenti alla proprio moglie definendoli "screzi di coppia."

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Secondo la "mappa della violenza" compilata dalla Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali (FLACSO) e pubblicata l'anno scorso, nel 2013 in Brasile sono state uccise 4.762 donne – la metà delle quali da un membro della famiglia, mentre un terzo dagli attuali compagni o dagli ex fidanzati.

Il rinnovato attivismo femminista si è esplicitato anche in una campagna su Twitter, lanciata dall'Ong "Think Olga" con l'hashtag #MeuPrimeiroAssedio (#LaMiaPrimaMolestia). "Ero su un autobus affollato, seduta sulle gambe di mia madre, quando un uomo ha abbassato la lampo dei pantaloni e mi ha mostrato i suoi genitali," si legge in una delle migliaia di storie di molestie sessuali pubblicate sul social network.

"Il tema non era mai stato discusso seriamente al di fuori del circuito femminista, o era sempre stato infilato sotto il tappeto. Siamo riusciti a farlo arrivare ai media mainstream," ha detto Juliana Faria, direttrice di "Think Olga."

La stessa Faria, pur essendo convinta che le cose non cambieranno così velocemente, ritiene comunque che qualcosa di nuovo stia nascendo — e che sarà difficile fermarlo.

"In questo momento ci sono un sacco di campagne portate avanti dalle femministe, e il paese è molto più incline al dibattito su questi temi rispetto al passato," spiega Faria. "Qualche anno fa, non appena cercavo di porre l'attenzione sulle violenze contro le donne, ricevevo minacce di morte; oggi, invece, se ne può parlare più liberamente."

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Tornando al carnevale, Debora Thomé di Mulheres Rodadas afferma che il vero cambiamento si potrà avere solo quando le istanze delle donne avranno il loro spazio nel sistema politico.

Nonostante il presidente del Brasile sia una donna, Dilma Rousseff, il paese – secondo una classifica stilata dall'Unione Interparlamentare – è solamente al 115esimo posto per quanto riguarda la rappresentanza politica delle donne nel mondo. Tra i venti deputati federali eletti con il Partito della Donna Brasiliana (Partido da Mulher Brasileira), solo due sono effettivamente donne.

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Thomé dice di essere al lavoro su un nuovo partito che si occupi realmente delle donne brasiliane. Nel frattempo, ballare e cantare nel bloco può essere un'ottima maniera di far conoscere le proprie istanze a un pubblico più vasto.

"Divertendoci e non prendendoci troppo sul serio siamo stati in grado di coinvolgere persone che, prima di allora, non avevano mai avuto nulla a che fare con il femminismo," spiega. "Ora, per esempio, persone come mia madre e mia nonna – nonché le madri e le nonne di altre donne – che sono state oppresse per tutta la loro vita, hanno iniziato a riflettere seriamente sulle questioni che stiamo sollevando."


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