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Salute

Su Instagram sembravo felice, in realtà stavo pianificando il mio suicidio

"Non avrei mai chiesto aiuto. Ma le persone a me vicine hanno notato che c’era qualcosa che non andava e hanno agito al posto mio."
Ali Wunderman, foto per gentile concessione dell'autrice.

L’anno scorso ho tentato il suicidio. La prima volta che ho pensato di togliermi la vita ero tra le dune rosse nel deserto del Kalahari in Namibia, e stavo vivendo un sogno—ammirare animali nel loro habitat naturale. Avevo noleggiato un camper super accessoriato e sembravo una vera dura. Ma invece di emozionarmi davanti a leoni e ghepardi, un pensiero straziante mi attanagliava. Pensavo costantemente che avrei voluto liberarmi del fardello dell’esistenza, da tutte le difficoltà che vedevo davanti a me, perché sentivo che la mia vita non aveva senso.

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La settimana scorsa Anthony Bourdain si è tolto la vita a 61 anni e la notizia ha sconvolto il mondo intero. “Come può un uomo con una vita così decidere di farla finita?” si chiedono in molti, scioccati dalla notizia. Era un uomo del popolo, in cui tutti ritrovavano qualcosa di sé—ma con una vita che tutti invidiavano. Bourdain è stato la mia guida in tante avventure, è stato l’ispirazione che mi ha permesso di trasformare la mia instancabile curiosità in un lavoro, il modello da seguire per rappresentare “l’altro” con profonda umanità e dignità, e una voce importante in un momento di stravolgimento politico come quello attuale.

Bourdain ci ha raccontato tantissime storie, tutte tranne una. La depressione si può curare, e noi dovremmo parlare di più di ideazione suicidaria, e dovremmo farlo adesso, come parliamo di mal di pancia. Fin quando questo non accadrà, però, chi come me ha questi pensieri, avrà bisogno che amici e familiari siano lì nel momento del bisogno, quando non sarà in grado di chiedere aiuto.

Non sono certo Anthony Bourdain, ma scrivo di viaggi e cibo e quando racconto una storia cerco di ispirarmi a lui. Viaggio in tutto il mondo alla ricerca di storie uniche e sapori autentici, e le persone spesso dicono di invidiarmi per questo. So bene cosa vuol dire sentire la pressione addosso e dover salvare le apparenze.

Come quello di Bourdain, il mio profilo Instagram è tutta una messa in scena. Ci sono eclissi straordinarie, il Gay Pride di Taiwan, il barbecue coreano a Seoul e le isole private del Belize. La vita vera, però, è molto diversa.

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Quello che il mio profilo social—come quello di tanti altri—non rivela è la mia lotta interiore. Culturalmente, facciamo davvero fatica a parlare di salute mentale, valorizziamo la positività superficiale mentre la negatività è stigmatizzata in tutte le sue forme: anche un momento di infelicità temporaneo è vissuto come una sconfitta. Per questo vedete quegli splendidi tramonti, e non la mia tristezza.

In un certo senso, per quanto assurdo possa sembrare ora, io volevo essere Anthony Bourdain. Ma nella mia testa, riconoscere pubblicamente la mia sofferenza avrebbe voluto dire rinunciare a quel sogno per sempre. Chi mai avrebbe voluto lavorare con me sapendo che ero depressa? Quale rete televisiva avrebbe voluto ingaggiare una persona senza avere la certezza che fosse spumeggiante ed entusiasta ogni singolo giorno?

È comprensibile che la morte di Bourdain abbia scioccato scrittori, viaggiatori, appassionati di cibo e sognatori. Nei giorni successivi alla notizia, i social media sono stati invasi di messaggi di solidarietà, offerte di aiuto e numeri utili per il supporto psicologico. L’intento è sicuramente nobile, ma per chi soffre di depressione, ammettere di aver bisogno di supporto e rispondere a queste offerte di aiuto è la cosa più difficile di tutte.

"Chi soffre di depressione si sente spesso inguaribile e impotente, questi sono tra i sentimenti più comuni,” mi spiega la psicologa Stephanie Smith. “Questo dato ci fa capire quanto la ricerca d'aiuto—o il rispetto della terapia—possa risultare del tutto inutile agli occhi di chi soffre. Una volta curata la depressione, queste sensazioni si affievoliscono o svaniscono del tutto.” Per quanto una frase tipo, “Se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiama,” possa sembrare d’aiuto, in realtà questo tipo di approccio lascia la responsabilità sulle spalle di una persona che non si sente degna di ricevere supporto e non ha facoltà di agire e chiedere aiuto, con risultati pressoché nulli.

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Io non avrei mai chiesto aiuto. Ho ricevuto assistenza perché le persone a me vicine hanno notato che c’era qualcosa che non andava e hanno agito al posto mio. Mia madre, mio marito e la mia migliore amica mi hanno trovato uno psichiatra che mi ha diagnosticato un disturbo depressivo grave e forte ansia.

La volontà di aiutare le persone in difficoltà può essere trasformata in supporto proattivo, imparando prima di tutto a individuare i comportamenti critici. L’ideazione suicidaria, cioè l’insieme dei pensieri connessi al suicidio, spesso non si manifesta in azioni concrete, per questo sarebbe meglio intervenire nelle fasi precedenti.

Smith mi racconta che le persone che soffrono di depressione spesso usano espressioni tipo, “Non migliorerà mai,” o “Mi sentirò sempre così triste/solo/depresso/matto/stupido/sbagliato,” frasi che suggeriscono il loro stato mentale, pur non esplicitandolo. Generalmente accampano scuse per evitare occasioni di socializzazione, dormono troppo o, come me, trascurano il lavoro. Riconoscere questi segnali può essere fondamentale per offrirgli aiuto prima che sia troppo tardi.

Quando si tratta di passare all’azione, sii onesto con te stesso e con la persona in difficoltà sul tipo di supporto che sei pronto a offrire. "Entrare in contatto con qualcuno che soffre di disturbi mentali o fisici può fare paura," dice Smith. Ma nonostante questo, ne vale sempre la pena. "Il problema di fondo non è dire la cosa giusta al momento giusto e sperare di risolvere così tutti i problemi. Si tratta piuttosto di essere presente e offrire un supporto nella vita quotidiana.”

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A volte basta poco. Smith suggerisce, “Basta un messaggio o una chiamata per dire ‘Ti pensavo,’ o ‘Ti va di prendere un caffè domattina?’ Essere presenti, sedersi a un tavolo, ascoltare la persona in difficoltà—o anche rispettare il suo silenzio se non se la sente di parlare—è la cosa migliore che possiamo fare.” Non sarai tu a salvare il tuo amico, né sei responsabile della sua salute, ma passando del tempo insieme potrai dimostrargli quanto è importante per te.

Un’altra cosa utile è familiarizzare con il linguaggio da usare con una persona che soffre di disturbi mentali, poiché probabilmente molto di quello che succederà durante il confronto sarà incomprensibile a una persona sana. Dobbiamo essere consapevoli, ad esempio, che suggerire di mangiare del cioccolato, fare un sorriso o qualsiasi altra banalità può essere controproducente. La soluzione migliore è consigliare un approccio terapeutico alla depressione. A volte potrebbe essere necessario un intervento d'urgenza. "Se un amico ti informa della sua intenzione di farsi del male o uccidersi, specificando tempi e modalità, è bene avvertire i suoi familiari o chiamare l’ambulanza se necessario," consiglia Smith.

Con il senno di poi, vorrei avere esplicitato più chiaramente il mio senso di impotenza e disperazione. Evitavo i contatti interpersonali e non rispettavo mai i programmi, così che nessuno potesse avere abbastanza tempo per rendersi conto del mio profondo malessere. Volevo far credere a tutti che la mia vita fosse come le mie storie di Instagram e non affrontare mai i demoni che mi perseguitavano.

Anthony Bourdain era un vero maestro nel raccontare ogni storia: si faceva portavoce di migranti, donne e minoranze in tutto il mondo. Quando però si trattava di se stesso, si descriveva con umorismo secco e profonda autocritica, che tutti interpretavamo come 'televisione'. Facciamo tesoro della sua ricca eredità, lasciamo che continui ad abbattere le barriere. Oggi più che mai, ricordiamoci che le apparenze ingannano. Lasciamo che l’intensità della sua vita e la natura della sua morte possano motivare tutti noi a tendere una mano a chi sembra perfettamente sano ma in realtà si sente morire dentro. Chiama i tuoi amici e chiedi loro come va.

Questo articolo è apparso originariamente su Tonic.