Al contrario, possiede tratti distintivi per lo più americani, e i riferimenti a flip phones, lean, molly e oppiacei ci danno la conferma iniziale, benché il tutto sia affrontato in una chiave palesemente ironica. Ricordiamoci, infatti, che stiamo comunque parlando di un ragazzino svedese bianco, spuntato dal nulla e con totale assenza di street credibility.Uno la cui narrativa era basata in gran parte su meme, carte Pokémon, glitch e vaporwave. In “Deathstars” dice “Mi faccio leccare il ca**o mentre gioco a Yu-Gi-Oh! / Da tipe che non sanno / che sono strafatto”, o, in “Hurt”: “A Tokyo, giocando a SuperMario / I Sadboys ti sfasciano lo stereo”.È ad ogni modo interessante notare quanto, seppur ancora novellino nella scena, Lean fosse riuscito ad attirare su di sé parecchie attenzioni di gran rilievo praticamente da subito. Vengono in mente i featuring con un ancora acerbo Travis Scott e le foto con Justin Bieber nel backstage dei suoi concerti.Troviamo sempre qualcosa che ci fa dire, “Ma l’ha già fatto Yung Lean quando aveva solo diciotto anni!”
Qui, la svolta tragica e imprevista. Il suo manager e amico, Barron Machat, fondatore della label di culto Hippos in Tanks—etichetta discografica fondamentale, in grado di scoprire, lanciare o ri-lanciare talenti quali Grimes, Laurel Halo, Oneohtrix Point Never, Arca e James Ferraro—, muore in un incidente stradale cercando di portare a Lean la strumentazione necessaria per completare Warlord in ospedale, disco pubblicato poi nel 2016.Questi eventi accelerano la crescita di Leandoer. Non solo comprensibilmente sul piano umano, ma anche nella controparte squisitamente artistica, permettendogli di creare una musica originale e delineata al meglio delle sue possibilità—beat psichedelici e sognanti che accompagnano le percussioni industriali, e vengono affiancati al suo rap tutt’altro che canonico.Yung Lean divenne famoso in fretta ma il dispendio di energie e l'abuso di sostanze lo portarono in ospedale.
A ulteriore riprova, se prima risultava impossibile nominare The Smiths e Waka Flocka Flame nella stessa frase senza essere presi per matti, con l’uscita di Unknown Death 2002 viene a mancare nella scena ogni sorta di divisione miope e unilaterale del gusto e dei generi musicali. In sincronia con l’evoluzione artistica e stilistica di Lean, avviene anche, di pari passo, l’evoluzione del suo fan.Se oggi Lean si ispira a Daniel Johnston, il suo fan cresciuto insieme a lui percepisce la reference, l’apprezza e riconosce come sua. Questo avviene ad esempio con grande precisione in “Roses”, quando canta “Mi sparo gli Smiths nella mia villa / Non puoi essere me, ma puoi provarci” e sottolinea una connessione diretta, la creazione di una lingua franca in comune.Yung Lean proviene dalla generazione MTV, fatta di cartoni giapponesi e rap, ma anche emo e musica rock.
Gli elementi connettivi sono i medesimi, solo che si palesano in forme differenti e vengono canalizzati diversamente. Ad esempio, in jonatan leandoer96 si sentono tantissimo le influenze di Daniel Johnston o dei Microphones, alfieri di un folk storto e spesso gioiosamente disperato, messo in pratica dalle chitarre scordate e dalla voce nuda e senza filtro, nonché registrato in produzioni volutamente scarne e idealmente lo-fi.Ogni progetto di Yung Lean è una creatura a sé stante, ma legata alle altre tramite un filo conduttore sfaccettato e multiforme.
Dall’altro lato, con l’alias principale Yung Lean, questo leitmotiv è più marcato e reso più aggressivo in favore del rap di strada. In “Hoover” lo ascoltiamo pronunciare queste rime, “Sto cavalcando con un uomo morto / Xanax nella mia mano sinistra”, e in “Hocus Pocus”, “Tutto quello che rollo è potente, stiamo sull’oro / Facciamo i vaghi, pensano di conoscerci / Volo sul loto, in una Range Rover / La mia vita è finita?”“La bellezza dentro al male, sei la mia ragazza di legno / Non voglio condividerti con il resto del mondo / Quella clavicola rotta, mi fai arricciare le ossa”
Lo stesso vale per diversi animali insoliti che ritornano nella sua opera, un aspetto culturale ricco di significati che Lean non lascia assolutamente al caso. Ad esempio, i cani levrieri di “Dogboy”, probabilmente già evocati in “Moth” con “I cani con la pelle di serpente”, non sono una mera scelta estetica, bensì storicamente un simbolo di nobiltà e di fedeltà che compare spessissimo nella storia dell’arte affiancato a personaggi illustri.Le tematiche non convenzionali favoriscono uno degli aspetti più complessi e straordinari della sua personalità: la normalizzazione dell’inaspettato.
I singoli che l’hanno anticipato, “Boylife in EU”, “Violence” e “Pikachu”—ma anche “Blue Plastic” con produzione di Yung Gud, benché non inclusa nel disco—,rappresentano una summa dell’intero progetto e carriera musicale del Nostro. Lean si muove tra ballad psichedeliche, fantasmi industriali e pezzi più rap-oriented, incastrando tutto su tappeti sonori dalle melodie sognanti, lievi e delicate.In Starz si fonde tutto in una sintesi perfetta del suo percorso artistico.