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Dell'incubo di insegnare yoga a Milano

Maestri improvvisati, influencer che piangono e niente mutande sotto i pantaloncini.
Illustrazione via Flickr.

Quando a 20 anni ho iniziato a praticare yoga, la mia testa era piena di immagini suggestive e afflati mistici: pensavo avrei avuto a che fare con persone dalla spiritualità elevatissima, sublimi momenti di scoperta interiore, rispetto fedele della tradizione degli antichi maestri.

Ecco, tutto ciò è stato letteralmente raso al suolo nel momento in cui ho visto quel mondo dall'interno. Dopo esser stato per sette anni un semplice praticante, ho iniziato a insegnare e l'ho fatto seguendo il percorso tradizionale, dopo un sacco di intenso lavoro quotidiano e solo quando gli insegnanti con cui avevo iniziato hanno ritenuto che fossi pronto.

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Ho insegnato in palestre, centri e associazioni in giro per Milano. Mi sono mantenuto così per cinque anni—cinque anni in cui mi è successo di tutto e ho finito per odiare quella che all'inizio era la mia passione.

Del resto, non dico certo niente di nuovo affermando che lo yoga in Occidente sta diventando sempre di più una specie di caricatura new age della disciplina indiana: molte delle maestre di yoga che ho conosciuto sono ex impiegate o ex istruttrici di fitness che, munite di canotte colorate, leggings fluo, collanine ostentate tipo marchio di garanzia, incensi e basi musicali etniche, hanno deciso di punto in bianco di cambiare vita. In quest'ottica, alcuni dei punti cardine dello yoga—quali il principio del non attaccamento, la pratica quotidiana e le scelte alimentari che lo caratterizzano—vengono del tutto ignorati o fraintesi, e lo yoga diventa un'attività per tonificarsi e fare del movimento con una spolverata di retorica e frasi fatte (con la particolarità che può arrivare a costare fino a 150 euro all'ora per una lezione privata.)

Ognuno è certo libero di fare quello che vuole e mi rendo conto che ha poco senso schierarmi acriticamente contro il modo in cui lo yoga viene interpretato oggi: così va il mondo. Allo stesso tempo non posso però nascondere che questa sua interpretazione moderna mi ha portato ad accumulare esperienze quantomeno assurde. Ne ho raccolte alcune.

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KARMA PER FINTA

Magari l'unico rapporto che avete con lo yoga è quello offerto dall'algoritmo di Instagram e dalle foto della sezione Esplora: sappiate però che, sfortunatamente, questi scollamenti tra aspettative e realtà riguardano anche chi lo pratica.

In vari casi mi è capitato infatti di essere contattato dal responsabile dei corsi perché le persone a cui avevo fatto lezione si erano presentate da lui particolarmente innervosite: la mia classe non era stata abbastanza veloce ovvero abbastanza faticosa, e il divieto di usare il cellulare durante la fase di meditazione aveva "infastidito i clienti".

Abituati al "power yoga", i miei allievi volevano quello e quello soltanto. Oltre a, nell'ordine: musica a palla ("altrimenti la gente si stufa"), l'aria condizionata (vietata dalla tradizione) e l'impiego di frasi ad effetto (con parole tipo "universo", "amore", "felicità" e tutte quelle cose da cartolina bel buongiorno che i cinquantenni si mandano su Facebook).

LADY IGIENE

Non serve certo che vi dica quanto sia importante l'igiene quando ci si ritrova chiusi in una stanza in mezzo a decine di altre persone scalze e spesso sudate. Alle volte però arrivano dei clienti per i quali questa storia dell'igiene diventa un'autentica ossessione, e che quasi ti fanno essere più tollerante verso chi risparmia sul deodorante.

Come Lady Igiene. Anche volendo ignorare quella specie di sciarpina fatta di carta igienica che questa signora si avvolgeva attorno al collo—pare servisse a proteggerla dagli spifferi—la cosa che non riuscivo a fare a meno di fissare a ogni suo ingresso in sala erano le due cuffie di plastica per la doccia che si infilava ai piedi per evitare il contatto con la temutissima carica batterica del pavimento.

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LE GUERRIERE SPIRITUALI E LA CIABATTA

Ci sono diversi modi di approcciarsi allo yoga. C'è chi lo prende come un momento di break dalla quotidianità, chi lo pratica perché ha visto i primi dieci minuti de Il respiro degli Dei, chi lo fa semplicemente per passare il tempo. Poi ci sono le persone che si vivono la classe con un palese senso di competizione verso gli altri: si guardano intorno per capire chi sta eseguendo meglio la posizione e lo riempiono di occhiatacce e commenti sottovoce. E può capitare che dalle occhiatacce si passi anche all'azione.

Sempre nella stessa palestra di Lady Igiene, ho assistito a uno scontro fisico tra due signore sulla cinquantina. Erano due clienti abituali, entrambe aspiranti insegnanti, e subito dopo la classe hanno cominciato ad accapigliarsi. Il motivo? Una delle due aveva osato appoggiare, entrando in sala, le sue infradito sulle ciabatte dell'altra. Da un commento acido sono arrivate a insulti disumani. L'escalation ha poi portato alle mani, ed è dovuto intervenire a separarle il personale della palestra.

SOTTO IL PANTALONCINO NIENTE

Ho scoperto che yoga e sesso—sarà l'abbigliamento succinto, sarà il sudore, saranno le posizioni—vanno molto d'accordo, e nella mia carriera di aneddoti a sfondo sessuale ne ho raccolti moltissimi: maestri sposati che hanno avuto come amante per anni l'assistente o addirittura le allieve, istruttori rinomati beccati a insegnare, diciamo "dall'interno", l'attivazione del cosiddetto "mula banda" (una contrazione del perineo usata nell'Ashtanga Yoga), e addirittura racconti di sveltine consumate nella teoricamente santissima "yoga shala"—ovvero la sala per la pratica. Per quel che mi riguarda direttamente, mi è capitato di essere contattato da ragazzi e uomini che mi chiedevano lezioni private, seguite a poca distanza da foto hot.

Uno dei miei colleghi poi era solito non indossare le mutande sotto i pantaloncini, lasciando così che facessero capolino ogni tanto le parti intime durante la dimostrazione delle posizioni. Più volte ho captato gli apprezzamenti degli studenti che dicevano di venire apposta a lezione sperando in qualche visione a sorpresa o magari, ancora meglio, di farsi toccare da lui durante gli aggiustamenti, in un grande trionfo dell'ormone molto poco in linea con lo yoga ma assai funzionale alla vendita degli abbonamenti.

MONEY GURU

A tal proposito: quello dei teacher training, ovvero dei corsi per diventare insegnante, in Occidente è ormai un vero e proprio business. Chi li organizza a volte non chiede pressoché nessuna esperienza precedente, preferendo magari assicurarsi le cospicue entrate (dai 1.5000 ai 3.000 euro a iscritto).

Questo significa che spesso alla professione approdano anche persone non particolarmente ispirate, o che vedono lo yoga come una via facile per cambiare lavoro. Ricordo un'insegnante in particolare, perennemente vestita di nero, tipo Maleficent, che aveva mantenuto il classico piglio inflessibile da ex maestra di danza e aggiustava le posizioni prendendo le ragazze per la coda, tirando calci, pizzicotti e insulti. Una volta costrinse una nota influencer di moda a ripetere più e più volte la posizione del ponte, finché la poverina, stremata dalla pressione psicologica, non scoppiò in un pianto protrattosi fino alla fine della lezione. Il commento dell'insegnante fu inesorabile: "Vergogna."