Internet

Ho messo un annuncio per fare la babysitter, e questo è il vaso di Pandora che ho scoperchiato

“Ma quanto è alta?,” “Di solito cosa indossa a lavoro?,” “Quanto pesa?”
Juta
illustrazioni di Juta
Vincenzo Ligresti
come raccontato a Vincenzo Ligresti
Milan, IT
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Illustrazione di Juta.

Quando ho messo un annuncio su Internet per offrirmi come baby sitter, davanti a me vedevo solo una cosa: il bisogno di un lavoretto da incastrare nella mia vita da studentessa fuorisede. Come molti altri ragazzi italiani, dopo il diploma mi ero infatti trasferita piena di baldanza e aspettative in una delle più grandi città italiane, scontrandomi poco dopo con una realtà che avevo volutamente ignorato: arrivare a fine mese.

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Così mi ero detta: ho un pezzo di carta che attesta le mie nozioni in psico-pedagogia, mi piacciono un sacco i bambini, e il tempo che trascorrerei al parco con loro mi passerebbe in un battibaleno. Essendo nuova del posto, e non sapendo che esistono agenzie a cui appoggiarsi, ho tentato con un comune sito di annunci.

Oltre alla foto (scelta tra quelle di me in cui sembravo più innocente e affidabile possibile), l’annuncio consisteva in una semplice presentazione—studentessa, 19 anni, diploma di liceo socio psico pedagogico, in cerca di lavoretto come baby sitter. Semplice, concisa, efficace. O almeno, era quello che credevo.

Ora: se nella vostra vita vi è capitato di caricare un annuncio, per esempio per un affitto, saprete bene che il sito lo indicizzerà come “novità,” quindi è in quel momento che riceverete il maggior numero di risposte. E così è stato, solamente che l’entusiasmo iniziale nel vederle si è mutato lentamente in sgomento, amarezza e infine disfatta. Perché mi hanno risposto praticamente solo uomini, per propormi determinate prestazioni sessuali in cambio di soldi.

Il segnale che qualcosa non andasse è arrivato con il primissimo contatto, tramite il numero di telefono che avevo inserito tra i recapiti. Un uomo, che si era presentato specificando di avere quarant’anni, ha iniziato a farmi domande un po’ strane: “Ma quanto è alta?,” “Di solito cosa indossa a lavoro?,” “Quanto pesa?”. Ho risposto che non mi sembravano domande molto a fuoco da fare a una che dovrebbe prendersi cura dei tuoi figli, e piccata ho chiuso. Poco dopo, ho pensato che forse si era trattato di uno scherzo, certo di cattivo gusto, ma sempre di uno scherzo.

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Ma tutte le mail o i messaggi Whatsapp arrivati successivamente—quasi tutti scritti dandomi del lei—mi hanno smentita. La maggior parte suonava più o meno così: “Buongiorno, mi scusi per il disturbo, mi chiamo Mario*, ho 41 anni italiano, di ******, le scrivo per proporle un lavoro di compagnia intima continuativo da euro 100 per un’ora, oppure euro 150 per due ore tutte le settimane, se è interessata o per maggiori informazioni mi contatti pure, grazie e spero a presto. Cordiali saluti e Buona giornata.”

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Alcune delle risposte ricevute dopo la pubblicazione dell'annuncio.

Con un piccolo senso di rivalsa e incoscienza, ho deciso di provare a rispondere ad alcuni messaggi, fingendo di non aver capito molto bene cosa intendessero.

Per esempio, Mario* mi ha ribadito che la sua proposta era “VERA”, di “sex tutte le settimane stabilendo un giorno oppure due giorni alla settimana.” Al mio no, mi ha chiesto se avessi un’amica che avrebbe potuto starci. Non gli ho più risposto, e l’ho bloccato. Altri messaggi, invece, andavo un po’ più sullo specifico, come questo: “Ciao, scusa se ti disturbo, ho visto il tuo annuncio su *****. Ti può interessare vendermi la tua pipì invece che buttarla nel gabinetto? Ti pagherei bene e spero che mi risponderai.” A un cenno di finto interessamento, “Piscio” mi ha risposto che mi avrebbe pagata anche di più se gliel’avessi fatta addosso.

Ci sono stati anche casi in cui le richieste rientravano sì nell’ambito della sfera sessuale, ma non prevedevano direttamente del sesso. “Ciao, scusa il disturbo ma per caso saresti interessata nel fare dei semplici video di finti pugni? No nudo, compenso 60 l’ora. Ovviamente dovresti avere una carta poste Pay o PayPal. Puoi farli direttamente tu, oppure troviamo il modo di farli insieme.”

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Anche in questo caso mi sono finta interessata, e a quel punto il tizio di mi ha detto che era solito vendere video del genere online, che nei suddetti video sarebbe stata oscurata la mia faccia, e di mandargli una foto della mia pancia e un video-prova in cui fingevo di provare dolore mentre mi infliggevo dei finti pugni sullo stomaco.

Ora, io sono una persona molto aperta: per quanto mi riguarda nel tuo privato puoi praticare il pissing, i giochi di ruolo, o guardare video di pugni in pancia, se ti fa stare bene. Non ho problemi nemmeno nei confronti del sex work, se fatto per propria volontà. Ma il punto di tutta questa storia—o parte di esso—è che queste pratiche mi sono state proposte semplicemente perché ero giovane e/o soprattutto sembravo una persona che aveva bisogno di soldi.

Tra gli annunci di lavoro sugli stessi siti a cui mi ero rivolta, c'erano tante altre ragazze o donne che si proponevano come baby sitter. Nessuno di quelli che ho letto sembrava fare riferimenti a prestazioni sessuali, mentre so per certo che in altre categorie ce ne potevano essere di ambigui.

Durante il breve periodo in cui il mio annuncio è stato online, ho prontamente segnalato ai siti di riferimento i profili che mi avevano mandato messaggi non pertinenti. Non mi hanno mai risposto, ma li hanno sempre e in maniera estemporanea bloccati uno ad uno. Questo sicuramente è da un lato confortante, ma dall’altro mi rendo conto che basta una mail nuova, un nuovo account e si può ripartire da capo.

Ci sono ragazze che potrebbero incappare in quello che mi è successo, ed essere al corrente di ciò che può succedere è tutto fuorché inutile.