Politică

Se sei la Rai, mettere like a Valentina Nappi è gravissimo—spargere bufale, no

Valentina Nappi ha twittato "Se Matteo Salvini è cristiano io sono vergine", e da lì si è scatenato un putiferio.
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Quante saranno le persone, più o meno note, che sui social scrivono messaggi contro Matteo Salvini? E quante quelle che mettono i like a queste critiche? In entrambi i casi, non poche. Eppure, uno di questi ha indispettito particolarmente il già suscettibile Ministro dell’Interno, che ieri ha condiviso sul proprio profilo Twitter una battuta di Valentina Nappi che aveva ricevuto l’apprezzamento dell’account di Radio2.

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Apriti cielo: Salvini ha subito fatto notare che Radio2 è “pagata da tutti gli italiani,” augurando i consueti minacciosi “bacioni” sia all’emittente statale che alla pornostar italiana. Il sottotesto, ovviamente, è: chi prende soldi pubblici deve essere super partes, deve rappresentare tutti. Superfluo, forse, sottolineare che anche il Ministro dell’Interno è “pagato da tutti gli italiani” e questo finora non ha reso la sua condotta più rispettosa di quella gran parte dell’elettorato (circa 40 milioni di persone) che non lo ha votato.

Queste “crociate” di Salvini somigliano un po' a una versione farsesca dell’ukase bulgaro con cui Berlusconi, nel 2002, fece fuori dalla Rai Santoro, Biagi e Luttazzi, accusandoli di aver fatto un “uso criminoso” della tv pubblica, “pagata coi soldi di tutti.” La convergenza terminologica delle due dichiarazioni, a distanza di diciassette anni, diventa ancora più curiosa quando si va a leggere la replica di Radio2, che parla di “uso fraudolento” del proprio account e di segnalazioni effettuate “alle autorità competenti.”

Nel 2002 furono critiche aperte in tv, nel 2019 basta che a un social media manager distratto scivoli un polpastrello sul cuore sbagliato. E che qualcuno si prenda la briga di andare a spulciare tra i quasi 10mila like ricevuti dal commento della Nappi per trovare quello del traditore.

Ovviamente a Salvini non interessa minimamente ergersi a difensore dell’equità del servizio pubblico: gli interessa una Rai che faccia propaganda per lui e non contro di lui. Lo scorso maggio, alle porte del voto delle Europee, il TG2 mostrava un servizio sulle periferie svedesi fuori controllo e in preda alla “legge islamica,” sollevando le proteste dell’ambasciata scandinava: niente di ciò che il telegiornale aveva riportato era minimamente vero.

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Il tutto era estremamente funzionale, però, alla propaganda della Lega, che il 31 ottobre 2018 aveva scelto un suo uomo—Gennaro Sangiuliano, ex-vicedirettore di Libero e simpatizzante putiniano—a direttore del tg, e che nello stesso periodo aveva già ricevuto una diffida dall’Agcom per aver violato la par condicio. Cos’è stato, questo, se non un "uso criminoso" del servizio pubblico "pagato da tutti noi"?

Nel caso del servizio-bufala del TG2, Salvini non solo non ha avuto reazioni critiche né ha chiesto alcun tipo di provvedimento; anzi, ha rilanciato fieramente la notizia sui propri canali. Il telegiornale Rai, a sua volta, non ha smentito il servizio né avviato azioni disciplinari verso chi lo ha realizzato e approvato, ma è arrivato addirittura a difenderlo: “Non abbiamo niente da rimproverarci, siamo stati corretti,” ha dichiarato proprio il direttore Sangiuliano.

A questo punto, tocca probabilmente prendere atto che, oltre a non poter più esporre striscioni o a girare con cartelli con sopra scritti specifici passi dei Vangeli, bisogna stare attenti anche a chi mette like a cosa su Twitter.

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